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Sicilia e Riforma dell’Assistenza: una storia di mancate realizzazioni

Persona in carrozzina davanti a una finestra aperta, ma con le sbarreL’articolo 14 della Legge 328/00 (meglio nota come “Riforma dell’Assistenza”), ovvero il progetto individuale che i Comuni, d’intesa con le ASL, dovrebbero predisporre, su richiesta degli interessati, per rendere effettivi i servizi rivolti alle persone con disabilità: è stato questo – insieme all’efficienza e ai proventi da destinare ai Centri Territoriali di Risorse sull’Handicap, al principio di uguaglianza da garantire in ambito di accreditamento dei Distretti Socio-Sanitari e all’erogazione del bonus socio-sanitario – il tema centrale del convegno denominato La 328/00 e le persone con disabilità: inefficienza, aspettative e diritti, svoltosi il 19 gennaio a Palazzolo Acreide (Siracusa), a cura della locale Sezione dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), insieme alla federazione regionale della stessa associazione e in collaborazione con il Comune di Palazzolo Acreide e con l’Unione dei Comuni della Valle degli Iblei [se ne legga la nostra presentazione al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.].

Aperti da Gabriella d’Acquisto, presidente dell’ANFFAS Sicilia, i lavori sono continuati con l’intervento di Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni (Siracusa) e componente della Cabina di Regia Regionale per la Legge 328/00.
Egli ha più volte sottolineato l’importanza della «consapevolezza del momento». Nel caso specifico, poi, dei servizi sociali, tale consapevolezza «consiste nel capire le difficoltà economiche attuali, che colpiscono in modo particolare le strutture, creando degli ostacoli difficili da superare».
Amenta ha citato anche l’esempio di cooperative che versano in grave situazione per il mancato recepimento dei fondi necessari. «Si rende necessario – ha proseguito il sindaco – avere la “consapevolezza del territorio”, fare cioè un’analisi certa e chiara di quelli che sono i bisogni all’interno di esso. E oltre alla conoscenza dei problemi, servono persone competenti all’interno del Distretto, che sappiano fare un’analisi accurata e  precisa, proponendo validi progetti».

Il tavolo dei relatori del Convegno di Palazzolo Acreide (foto di ANFFAS Sicilia)Successivamente Saverino Richiusa, funzionario dell’Assessorato Regionale Siciliano alla Famiglia, alle Politiche Sociali e alle Autonomie Locali, ha evidenziato lo stato di attuazione della Legge 328/00 e della nuova programmazione.
«La suddetta legge – ha ricordato – dovrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita dei cittadini, attuando una serie di servizi alla persona. E tuttavia questi benefìci sono a volte irrealizzabili a causa della mancanza di fondi».
«In realtà – ha continuato Richiusa – esistono risorse messe a disposizione del territorio per realizzare i programmi già definiti, che non vengono comunque spese. Pertanto succede che gli amministratori cerchino di attingere ai fondi della Legge 328, pensando che sia inutile investire ulteriormente con il bilancio comunale. In tal modo, però, commettono un errore perché la legge prevede che questi fondi siano aggiuntivi. Tutto ciò determina una sostanziale carenza dei servizi che dovrebbero essere garantiti con tale legge e crea disagi all’interno del territorio».
Fortunatamente, ha sottolineato poi il funzionario regionale, esistono anche realtà dove una guida politica attenta «ha saputo creare una rete di servizi, da cui  hanno tratto beneficio le persone e il territorio».
«Attualmente – ha concluso Richiusa – è prevista la nuova programmazione per il triennio 2010-2012, che dovrà essere presentata entro il 31 maggio 2009: i Distretti dovranno  cioè sottoscrivere e consegnare alla Regione l’accordo di programma che approva il Piano di Zona. Si propone innanzitutto la programmazione integrata, non solo a livello socio-sanitario, ma anche rispetto ad altre politiche, come quelle riguardanti la scuola, il lavoro e altro. Per questo dovrà essere rafforzato lo stesso sistema di governo, condividendo strumenti di concertazione e confronto sia a livello provinciale che regionale, senza dimenticare la necessità di una buona gestione dei Piani di Zona da parte del SIRIS (Sistema Informativo Regionale Integrato) e un monitoraggio annuale che permetterà di individuare chi avrà lavorato meglio sul territorio».

Dopo l’intervento di Alessandro Licitra, dirigente di Servizio Sociale del Distretto n° 44 – che ha illustrato la positiva esperienza di Ragusa – ha chiuso i lavori Francesco Marcellino, avvocato del Comitato Tecnico Scientifico dell’ANFFAS Sicilia, il quale si è soffermato in particolare proprio sulla mancata applicazione dell’articolo 14 della Legge 328/00.
«Affinché si realizzi la piena integrazione della persona con disabilità nell’ambito familiare e sociale – ha ricordato Marcellino – nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro, il citato articolo 14 prevede che i Comuni, d’intesa con le AUSL, predispongano, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale, strumento attraverso il quale creare percorsi personalizzati, ove i vari interventi siano coordinati in maniera mirata, massimizzando i benefici e rispondendo così ai bisogni e alle aspirazioni del soggetto beneficiario. Tutto questo, però, risulta allo stato attuale irrealizzato, come ben dimostra un recente monitoraggio della situazione in Sicilia, tramite il quale si è visto che le richieste degli interessati non hanno trovato alcun riscontro positivo».

*Tirocinante della Scuola Universitaria dei Servizi Sociali del Comune di Modica (Ragusa).

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