«A noi non interessa se la Legge 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.] è da cambiare oppure no, a noi interessa una sola cosa, che per adesso la legge c’è e va rispettata. L’ANIDA si cimenta giorno dopo giorno con le difficoltà create ai suoi soci da tutti quelli che non hanno nessuna volontà di far rispettare le leggi vigenti nel nostro Paese. E parliamo di persone che non aspettano passivamente un sussidio, con il vecchio sistema dell’assistenza – ancora duro a morire – o che vivono e prosperano nell’intreccio tra politica e clientelismo – non ancora definitivamente spezzato – bensì di persone che vogliono e possono diventare protagoniste della loro vita, trasformandosi da “zavorra” in ricchezza per il Paese».
Lo scrive Giuseppe Sannino, presidente dell’ANIDA di Napoli (Associazione Nazionale Italiana Diversamente Abili), in una lettera indirizzata al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, dopo la manifestazione indetta il 9 luglio scorso dall’associazione partenopea, che ha portato a Roma circa centocinquanta persone, in particolare per ottenere azioni concrete che portino a una corretta applicazione della citata Legge 68/99 sul lavoro delle persone con disabilità (se ne legga, in questo sito, cliccando qui).
In tale occasione, pur dopo alcuni spiacevoli momenti di tensione, causati – secondo l’ANIDA – da «uno spropositato uso delle maniere forti da parte delle forze dell’ordine», i manifestanti hanno potuto parlare con Fiorello Sebastianelli, delegato della Presidenza del Consiglio, recatosi in piazza per ascoltare i motivi della protesta.
Il funzionario – oltre a condividere i contenuti dell’iniziativa – ha successivamente informato il presidente dell’ANIDA Sannino della volontà del ministro Sacconi di aprire un Tavolo sulla questione nell’immediato futuro. «Vogliamo ancora una volta dare fiducia al Governo – ha commentato lo stesso Sannino – e per ora smobilitiamo il presidio, augurandoci che il Ministro, mantenendo gli impegni, convochi a breve il Tavolo per poter entrare seriamente nel merito della questione. Qualora però non dovesse arrivare entro dieci giorni una convocazione ufficiale, ci vedremmo costretti, nostro malgrado, a una nuova protesta». (S.B.)
