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L’emozione di rivederlo con un libro in mano

Bimbo con problemi di dislessiaRiceviamo e ben volentieri pubblichiamo la preziosa testimonianza di Laura, madre di un bimbo con dislessia e nostra lettrice, rispettandone la volontà – per motivi di tutela della provacy del figlio – di ometterne il cognome. Chi volesse però contattarla può direttamente scriverle all’indirizzo laura@quidonline.it.

Da quando in Italia finalmente anche gli organi di informazione hanno iniziato a parlare di dislessia e DSA (disturbi specifici di apprendimento) e soprattutto da quando è partito l’iter di una legge nazionale a tutela dei bambini e ragazzi dislessici [sulla questione si legga, in questo sito, un recente testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], ci si può imbattere nella pubblicazione di documenti e lettere – firmate spesso da insegnanti – che intervengono sul delicato tema della dislessia con estrema approssimazione e superficialità, dimostrando non solo di non conoscere il problema, ma soprattutto di non volerlo capire.
Come mamma di un bambino dislessico, potrei consigliare a questi signori – soprattutto se insegnanti – di avere un atteggiamento un po’ più umile e rispettoso nei confronti di bimbi che soffrono e che conducono ogni giorno una battaglia per portare avanti il loro difficile percorso di apprendimento. Magari se questi signori si avvicinassero al problema dopo essersi adeguatamente documentati (e la bibliografia scientifica è molto ampia in Italia, per non parlare dell’estero), potrebbero sviluppare un’opinione che, per quanto personale, li porrebbe almeno al riparo da banalissimi luoghi comuni. Ma nutro ben poche speranze. Come mamma di un bambino dislessico, vorrei infatti soprattutto lasciare alla mia personale e diretta esperienza il compito di spiegare perché è così importante per il futuro di molti giovani riconoscere quanto prima e saper affrontare senza pregiudizi il problema della dislessia.

Mio figlio, che ora ha 10 anni e ha concluso la quarta elementare, è sempre stato fin da piccolo un bambino intelligente, attento, interessato e spigliato. Sempre pronto ad imparare, a capire, a conoscere, tanto che fino ai 6 anni i suoi giochi preferiti erano i libri, divorati con gli occhi, letti con la mente o con l’aiuto di un adulto. Eppure, nonostante le grandi aspettative, la sua prima esperienza scolastica è stata un disastro: non riusciva a scrivere correttamente, a fare le cornicette, a tenere la riga, la lettura era lentissima e stentata, invertiva le lettere e i numeri, colorava male e via dicendo. Per molte delle attività scolastiche non dimostrava alcun interesse e si era fatto via via sempre più scontroso, irritabile e cupo. Soprattutto aveva perso il sorriso, acquisendo invece tutta una serie di malesseri ricorrenti, tra cui mal di pancia, intolleranze alimentari, pianti depressivi. Un vero disastro, tanto da renderlo ai nostri occhi di genitori addirittura un bambino irriconoscibile.
A rincarare la dose le note sui quaderni e i continui richiami delle insegnanti per la pigrizia, il disinteresse, la deconcentrazione, la superficialità, la svogliatezza. Che cosa era successo? Che cosa aveva trasformato nostro figlio allegro, positivo e attento in un bambino triste e scolasticamente “asino”?

Solo e unicamente grazie alla nostra caparbietà di genitori spinti dalla volontà di capire e comprendere – dopo un percorso certo non facile e senza la minima collaborazione da parte della scuola – abbiamo finalmente scoperto che nostro figlio poteva essere dislessico. Dico “poteva” perché prima dell’inizio della terza elementare i neuropsichiatri formulano semplicemente un “sospetto di dislessia”, riservandosi di confermarne la diagnosi più avanti.
Questa prudenza è motivata dal fatto che in alcuni bambini possono verificarsi dei ritardi e delle lentezze di apprendimento che poi si risolvono gradatamente nel corso della seconda elementare. Mio figlio, invece, dopo approfonditi test che si sono sviluppati in numerosi incontri, è stato poi, in terza elementare, definitivamente diagnosticato con disturbi specifici di apprendimento, in particolare dislessia e disgrafia di grave entità, abbinate a disortografia e discalculia più lievi. Da precisare che, invece, il quoziente intellettivo è superiore alla media. Si tratta quindi di un bambino molto intelligente, ma che non riesce a leggere, se non lentamente e con uno sforzo enorme, che non riesce a produrre un segno grafico soddisfacente, né a scrivere correttamente. Non riesce quindi a fare quello che per tutti gli altri bambini è facile, naturale e soprattutto automatico. Eppure può imparare, comprendere e capire, anche meglio di altri bambini, sempre che l’apprendimento non passi attraverso le attività del leggere e scrivere. È un bambino dalle enormi potenzialità che però, all’interno di una scuola fondata sulla letto-scrittura, se gestita da insegnanti con metodologie didattiche rigide e poco inclini ad un approccio individualizzato, sarebbe destinato all’insuccesso scolastico.

Conoscere il problema reale di nostro figlio ha consentito a lui di liberarsi da un peso e da un senso di colpa e di inadeguatezza che lo stavano paralizzando e a noi genitori, invece, di intervenire precocemente con appropriati interventi di riabilitazione logopedica e con esercitazioni specifiche a casa, nonché di fare tutte le scelte necessarie per poterlo supportare adeguatamente, anche sotto il profilo dell’autostima, messa pericolosamente in crisi.
E così, gradatamente, con tanto impegno, con l’aiuto di nuove insegnanti sensibili e preparate e con il prezioso supporto dell’AID (l’Associazione Italiana Dislessia, che non riuscirò mai a ringraziare abbastanza), abbiamo recuperato il bambino felice di un tempo, nonostante debba comunque fare tutti i giorni i conti con la sua disabilità. Egli ha imparato però ad accettare e a conoscere i propri limiti e anche ad utilizzare strumenti che lo facilitano nelle attività per lui problematiche. Come gli occhiali per un miope o la carrozzina per un disabile motorio, ha imparato ad usare bene, quando necessario, il computer per leggere più velocemente e scrivere più correttamente, riducendo così il suo gap nei confronti dei compagni. Riacquistando fiducia in se stesso, ha anche iniziato a superare la paura della parola scritta, tanto che adesso – nonostante la sua lettura sia molto stentata – ha riscoperto il piacere di leggere qualche pagina del suo libro preferito prima di addormentarsi.
Vederlo a 10 anni, dopo tanta fatica e sofferenza, con in mano un libro, il suo “caro amico d’infanzia”, è stata per noi un’emozione indescrivibile e per lui un grande traguardo. Ha anche imparato ad accettare la sua diversità e a combattere, se necessario, per essere rispettato nell’ambiente scolastico. Legge faticosamente, scrive male, fa errori. Ma ha una buona pagella ed è uno dei più bravi della classe in geografia, storia e scienze.

C’è dunque qualcuno che ha il coraggio di sostenere che sarebbe invece meglio fare finta di niente, non “etichettare”, ignorare il problema e magari incolpare la scuola di non saper insegnare o la famiglia di non saper educare? Auguro a mio figlio e a tutti i bambini e ragazzi dislessici del mondo di non trovare mai lungo la propria strada, già tanto faticosa, persone così incapaci di comprendere. Per loro non c’è una diagnosi. Si chiama forse, semplicemente, ignoranza. Ed è ben peggio della dislessia.

La dislessia
Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali. I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema. Si parla ad esempio ancora di pigrizia, demotivazione o disagio psicologico, problemi che senz’altro a volte possono essere associati al disturbo, ma che rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa. Per ridurre l’interferenza di tali disturbi, è possibile ricorrere all’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi, appositamente previsti dalla normativa italiana, ma attualmente poco usati.
Ad occuparsi di questo, nel nostro Paese, vi sono organizzazioni come l’AID (Associazione Italiana Dislessia) o forum come Dislessia On Line. Si legga anche, nel nostro sito, la specifica scheda raggiungibile cliccando qui.

Tra i testi pubblicati dal nostro sito sul problema della dislessia, segnaliamo in particolare i seguenti:

– Quando le lettere diventano dispettose, disponibile cliccando qui.
– Dislessia, autonomia e informatica, disponibile cliccando qui.
– Disgrafia: quei disagi di confine, disponibile cliccando qui.
– E la scuola che voleva don Milani?, disponibile cliccando qui.
– La dislessia infantile, disponibile cliccando qui.
– Gli audiolibri e la dislessia, disponibile cliccando qui.
– La dislessia, disponibile cliccando qui.
– Dislessia: il libro parlato funziona, disponibile cliccando qui.
– Una petizione a tutela dei ragazzi dislessici, disponibile cliccando qui.
– Dislessia in Friuli Venezia Giulia: a che punto siamo?, disponibile cliccando qui.
– Lo Sportello Dislessia Ferrara, disponibile cliccando qui.
– Vorremmo solo poter studiare come gli altri…, disponibile cliccando qui.
– La bocciatura di quel ragazzo con problemi di dislessia, disponibile cliccando qui.
– Si va finalmente verso l’approvazione della legge sulla dislessia?, disponibile cliccando qui.

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