- Superando.it - https://www.superando.it -

Quelle «scuole polo» di Genova attuano un’integrazione «a gambero»

Bimba con disabilità a scuola insieme a compagna di classeAntefatto: Il quotidiano «Il Secolo XIX» di Genova ha recentemente pubblicato un lungo articolo che illustra, sotto un’angolazione nettamente positiva, l’attività delle cosiddette “scuole polo” nel capoluogo ligure. L’ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi), che in tale esperienza vede invece – come del resto la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – un serio pericolo per l’integrazione scolastica, ha replicato con il seguente scritto, a tutt’oggi non pubblicato dal quotidiano genovese.

Leggo sul «Secolo XIX» del 3 novembre scorso (pagina 34) un esauriente articolo di Donata Bonometti intitolato Handicap, l’esperienza di Genova osservata da tutto il mondo [il testo integrale è disponibile cliccando qui, N.d.R.] e mi permetto di dissentire da alcune considerazioni scaturite dall’articolo stesso.
La legislazione italiana in materia di integrazione scolastica è unanimamente riconosciuta tra le più avanzate al mondo ed è stata indubbiamente il motore principale della piena accettazione e comprensione della persona con disabilità nella società. Questa piena accettazione e comprensione (=”inclusione”) – da ritenersi solo idealmente compiuta – ha fatto grandi progressi concreti. Ma la forma di integrazione scolastica per la quale combattiamo (che è poi quella garantita dalla legge) è sintetizzabile in due brevi pensieri: “alunni speciali in classi normali”“la gravità della disabilità non può mai essere motivo di esclusione (scolastica)”.
In una pubblicazione dell’ormai lontano 1988 della Fondazione Zancan (ringrazio l’avvocato Salvatore Nocera per l’informazione), intitolata Handicappati gravi e gravissimi: è possibile l’integrazione nelle scuole per tutti? [se ne legga cliccando qui, N.d.R.], veniva criticata proprio l’esperienza genovese delle “scuole polo”. Lo stesso Salvatore Nocera, attuale vicepresidente nazionale della FISH, definiva «a gambero» l’integrazione realizzata mettendo alunni non disabili in strutture con alcuni alunni con disabilità, attuata con l’intento di salvaguardare alcune scuole speciali. La prassi si è poi estesa a scuole comuni, ove gli alunni con disabilità  provenienti anche da ampi bacini di utenza venivano “costretti” a riunirsi in singole scuole, ove erano concentrate risorse umane specializzate.

La critica attuale non è rivolta ai risultati pratici di alcune “scuole polo”, ma all’insidioso concetto che possa essere vantaggioso anche per l’utenza concentrare gli studenti con disabilità  in poche scuole magari ipertecnologiche (dal punto di vista degli ausili): noi riteniamo che non lo sia. Crediamo invece che sia sempre vantaggioso inserire lo studente con disabilità anche gravissima – debitamente supportato dall’assistente alla comunicazione e da ausili adeguati, dall’insegnante di sostegno per il necessario e da una presa in carico collettiva da parte di tutti gli insegnanti – in classi normali, attuando così una reale integrazione sociale che possibilmente continui poi per tutta la vita.

P.S.: un esempio su come sia difficile concentrare anche in una “scuola polo” adeguate professionalità in tutti i settori ove servirebbero, è dato dalla foto relativa al citato articolo, nella quale si vedono alcuni passeggini “ad ombrello” che ospitano alunni con grave disabilità. Tali passeggini, a causa della mancanza di un’adeguata conformazione contenitiva, sono considerati tra le maggiori cause di deformità vertebrali, soprattutto se usati a lungo e frequentemente…

*ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi) – FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Please follow and like us:
Pin Share