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C’è un Piano sulla Disabilità nel Kosovo, lo Stato più giovane del mondo

Habit Hajredini, responsabile del settore dei Diritti Umani per il Governo del KosovoSi tratta di uno dei risultati d’eccellenza che vanta la Cooperazione Italiana nell’ambito dei suoi interventi all’estero a favore delle persone con disabilità: è infatti anche grazie al contributo italiano che la Repubblica del Kosovo si è recentemente dotata di un Piano Nazionale sulla Disabilità (PAD) di durata biennale (2009-2011), ispirato ai princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (se ne legga nel nostro sito anche cliccando qui). Un team di esperti, messi appunto a disposizione da parte della Cooperazione Italiana del nostro Ministero degli Affari Esteri, ha coordinato il processo di stesura del Piano, un percorso partecipativo che ha coinvolto gli enti locali e le associazioni di persone con disabilità.
Per conoscere più approfonditamente l’attuale situazione del Kosovo, abbiamo dunque intervistato Habit Hajredini, direttore dell’Ufficio di Good Governance and Human Rights del Gabinetto del Primo Ministro della Repubblica del Kosovo.
Classe 1971, laurea in Filosofia e Sociologia all’Università di Prishtina e Master in Legge con specializzazione sui Diritti Umani e la Costituzione di Paesi in fase di transizione, Hajredini sta contribuendo allo sviluppo delle politiche, dei programmi, della legislazione e della ricerca sui diritti umani nell’ambito del Governo kosovaro.

Habit Hajredini, lei è una persona con disabilità?
«No».

Appartiene a uno schieramento politico?
«No. Sono indipendente e fornisco al Governo e alle istituzioni un contributo tecnico nell’ambito dei diritti umani e nel settore della disabilità».

Che tipo di conoscenza personale aveva del mondo della disabilità prima di rivestire un incarico pubblico legato a questo argomento?
«All’inizio ne avevo una conoscenza elementare».

E come è cambiato nel tempo il suo approccio nei confronti delle persone con disabilità?
«Avendo ben presente la nostra società, che è tradizionale, e lo stigma associato alle persone con disabilità, quando ho cominciato questo lavoro sui diritti umani, ho portato subito la questione della disabilità in testa alla mia agenda.
All’inizio mi sono impegnato a imparare molto su questo argomento e sugli strumenti internazionali che proteggono i diritti delle persone con disabilità. Poi – appoggiandomi al supporto internazionale – ho stimolato nel nostro Paese un’iniziativa per creare gli strumenti legislativi e sociali di tutela delle persone con disabilità. Durante questo percorso sono cambiato a livello personale e ora sono molto aperto nei confronti di questa categoria di persone. Ho amici e colleghi con disabilità con cui collaboro. Sebbene avessi qualche piccolo preconcetto, ora sono totalmente convinto che le persone con disabilità possono e devono essere parte della nostra società secondo il principio di uguaglianza».

Quali sono le statistiche sulla disabilità in Kosovo?
Giugno 2009: viene ufficialmente presentato il Piano Nazionale sulla Disabilità (PAD) del Kosovo. Da sinistra: Khaldoun Sinno dell'Unione Europea; Skender Syla delle Nazioni Unite; Rama Manaj, viceprimo ministro del Kosovo; Habit Harejdini; Michael Louis Giffoni, ambasciatore italiano; Enver Kurtalani, presidente della Coalizione delle Associazioni Nazionali Kosovare«Nonostante l’assenza di statistiche affidabili sulla disabilità nella Repubblica del Kosovo, nonostante gli effetti dei recenti conflitti e la difficile situazione socio-economica in varie zone del Paese, secondo il Piano Nazionale sulla Disabilità (PAD) è ragionevole considerare che circa il 7% della popolazione sia toccato da problemi di disabilità di vario tipo. Sebbene abbiamo una legge sul diritto al lavoro e sulla riabilitazione sociale delle persone con disabilità, secondo cui ogni cinquanta persone assunte una dev’essere disabile, questa norma non viene sufficientemente applicata. Quindi, possiamo dire che solo un piccolo numero di queste persone lavorano effettivamente e si stima che solo il 2% venga assunto».

Che cos’è il Piano Nazionale sulla Disabilità e di cosa si occupa?
«È un documento strategico che sostiene il Governo del Kosovo nel tentativo di sviluppare le politiche sociali per le persone con disabilità sul territorio, relative a salute, educazione, politiche sociali, accessibilità, lavoro e raccolta dati».

Quali sono gli aspetti più delicati che avete affrontato nella definizione del PAD?
«I nostri gruppi di lavoro hanno incontrato le maggiori difficoltà nelle questioni legate all’educazione e alla salute».

Quali sono i problemi principali che dovrete affrontare in futuro?
«Naturalmente ci saranno dei problemi, ma grazie al PAD ora abbiamo un’ottima base per affrontarli, perché il documento indica con molta chiarezza gli obiettivi, le attività, le scadenze, gli indicatori di successo, gli attori e il budget necessari per affrontare queste sfide.
Riteniamo che le questioni più “sensibili”, come quelle legate all’educazione, alla salute e all’inclusione sociale, richiederanno del tempo per venire superate, ma è normale, visto che sono questioni ancora delicate anche nei Paesi sviluppati».

Come riesce una Repubblica così giovane come la vostra a dare tanto spazio alle politiche sociali nei confronti delle persone con disabilità?
«La Repubblica del Kosovo è lo Stato più giovane del mondo e certamente deve affrontare molti problemi e molte sfide, per la maggior parte ereditati dal nostro amaro passato.
Il nostro Governo enfatizza continuamente che uno dei suoi punti chiave è stato e sarà la creazione e il rafforzamento di politiche antidiscriminatorie, che assicurino diritti e uguali opportunità per i suoi cittadini, indipendentemente da età, genere, etnia, fede, razza, disabilità eccetera. Il Piano Nazionale sulla Disabilità è stato uno dei passi più importanti finora compiuti in questa direzione».

Immagine di una mostra fotografica dedicata alle persone con disabilità del KosovoQual è il ruolo del Parlamento Europeo?
«Con il PAD, il Kosovo ha rispettato gli impegni internazionali riguardo ai diritti umani e ai diritti delle persone con disabilità e il Parlamento Europeo ha promesso di supportare il nostro documento».

Che rapporto c’è tra il PAD e le politiche per lo sradicamento della povertà e a favore dello sviluppo economico in Kosovo?
«La disabilità è considerata un fattore su cui intervenire per lo sviluppo economico e sociale, perché aggrava lo stato di povertà delle persone in modo allargato, coinvolgendo sia le persone con disabilità che le loro famiglie e, di riflesso, la società in generale. Se si impedisce alle persone con disabilità di essere parte attiva dell’ambiente socio-economico, non si raggiungeranno gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals), fissati dalle Nazioni Unite. Le persone con disabilità sono spesso le più povere ed emarginate e ogni intervento nei loro confronti ha delle conseguenze dirette nella lotta contro la povertà».

Quale influenza ha avuto la Convenzione ONU sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità sulla formulazione dei contenuti del PAD?
«La struttura e i principi normativi del PAD fanno riferimento in particolare proprio alla Convenzione e al Piano di Lavoro del Parlamento Europeo. Inoltre, anche la fase di preparazione del PAD è avvenuta nel rispetto della Convenzione ONU, della Costituzione del Kosovo e di altri documenti nazionali e internazionali.
Un'altra immagine della mostra fotografica dedicata alle persone con disabilità del KosovoLa nostra Repubblica ha promesso di sostenere gli strumenti internazionali sui diritti umani e soprattutto la Convenzione ONU, anche se al momento non ci sono le condizioni perché questo documento possa venire ratificato al nostro interno».

Chi è stato coinvolto in particolare nella stesura del PAD, tra le organizzazioni civili? E c’è stato un buon dialogo tra le parti prima di arrivare alla stesura del Piano?
«Il PAD è il risultato di una stretta cooperazione tra l’Ufficio del Primo Ministro, l’ufficio di Good Governance, i rappresentanti di vari ministri, della società e in particolare delle persone con disabilità e gli esperti mandati dalla Cooperazione del Ministero degli Affari Esteri italiano. Non voglio enfatizzare nessuna particolare organizzazione perché tutte in un modo o in un altro hanno contribuito. La maggior parte delle associazioni sono organizzate a livello nazionale e hano rappresentanze in ogni municipalità. Certamente c’è stato un buon dialogo con loro prima della stesura del PAD. Posso menzionare qui il ruolo del Consiglio Nazionale delle Persone con Disabilità, diretto dal deputato Primo Ministro, composto da cinque deputati ministri e da nove rappresentanti delle associazioni di persone con disabilità: questa organizzazione coopera e facilita la comunicazione tra il Governo e la comunità di persone con disabilità, le organizzazioni non governative e la società civile in generale».(Barbara Pianca)

*Direttore dell’Ufficio di Good Governance and Human Rights del Gabinetto del Primo Ministro della Repubblica del Kosovo.

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