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I denti del coccodrillo e l’integrazione scolastica

Fotografia di un coccodrilloL’umana diversità nel giudizio è ben rappresentata dall’indovinello detto “del sorriso del coccodrillo”. A cosa servono tanti bei denti al coccodrillo? A sorridere, sostengono i puri di cuore: purtroppo, storicamente, il coccodrillo è sempre stato noto più per il suo pianto che per il sorriso. A stritolare la preda, dicono i realisti, e con buone ragioni. A stritolare la preda sorridendo, insinuano coloro che vogliono mettere in luce una certa “perversità” dell’animale; ma allora sarebbe forse meglio definirlo un “ghigno con tendenze sataniche” o almeno un “sogghigno bestiale” che con il sorriso avrebbe scarsissima affinità. E tuttavia una qualche traccia di verità nascosta deve pur esservi nel pensiero degli appartenenti a quest’ultimo gruppo, specie se trasliamo il discorso alla specie umana.

Infatti, così come nel dominio dei rettili il coccodrillo si ingozza sorridendo, tra gli umani l’uomo politico fa spesso “strage di suoi simili”, mostrando una perfetta chiostra di bianchissime zanne. Persone versate nelle segrete cose sussurrano che nei corridoi “dei passi perduti” a Montecitorio, tra la barberia e la bouvette, esista, appena dissimulato, uno studio dentistico ove agli eletti (in senso elettorale, cioè i votati dal popolo, o meglio… i prescelti dalle Segreterie) vengano periodicamente “rinnovate le acute zanne”, rese ormai inservibili dal gran stritolare le Antiche Virtù Repubblicane (di quale Repubblica? Ma di quella romana di qualche annetto avanti Cristo, naturalmente!): la Verità e quindi la Giustizia e, dimenticavo, la Libertà!
Ebbene, su Verità e Giustizia l’accordo potrebbe essere pacifico, ma «la Libertà – sostengono “coloro che sanno” – difficilmente potrebbe essere stritolata». E poi chi lo potrebbe fare? Beh, ad esempio l’eccesso di informazione o meglio il deliberato fornire contemporaneamente almeno dieci versioni diverse, tutte apparentemente autorevoli, di uno stesso fatto, rendendo così impossibile, al poveretto che non possiede la Verità Innata, scorgere ove è il vero e quindi esercitare la Libertà nella scelta.

Al contrario vi è un esempio, apparentemente dei meno truci, dove la Libertà sopravvive tutta. Parliamo dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. «Non verrà toccata», «Non diminuiranno gli insegnanti di sostegno» eccetera eccetera, questi i proclami. I fatti, poi, li conoscono tutti: classi con quattro, cinque e anche sette studenti con disabilità, nessuno sdoppiamento di classi troppo numerose eccetera eccetera eccetera.
In questo caso, dunque, è facile scorgere il vero: la verità sta nei fatti, si è sempre detto. E quindi siamo liberi, perché la Verità ci ha reso tali. E liberi di decidere. Ricordiamocene, la prossima volta, quando, “da bravi analfabeti”, ci chiederanno di mettere una croce su una scheda. Elettorale.

P.S.: dimenticavo di porgere i miei tardivi auguri al ministro dell’Istruzione per le recenti nozze e per il prossimo lieto evento…

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