Ho atteso qualche giorno. Un’idea mi frullava nella testa. Cercavo un indizio, un nesso. Non ho faticato a trovarlo. Quando entro in un edificio imponente, di nuova costruzione, quasi sempre un edificio pubblico, mi accorgo subito che non c’è stata alcuna attenzione, se non puramente formale, alla questione dell’accessibilità. Entro con la mia sedia a rotelle, mi guardo attorno, e scopro quasi sempre percorsi dedicati, nascosti, periferici, che richiedono un piccolo aiuto, quanto meno un assistente che ti guida verso la rampa, verso l’ascensore, verso il posto “dedicato” alle persone con disabilità, nella platea di un teatro, nell’accesso a un museo, nell’ingresso di un ufficio pubblico, di una banca, di un grande albergo, perfino di qualche negozio importante.
Ho letto in questi giorni, come tutti abbiamo fatto (almeno spero), le notizie delle indagini sugli affari promossi e favoriti dalla Protezione Civile. Prescindo completamente dalla persona di Guido Bertolaso, non mi interessa la situazione della singola persona, rispetto alla quale non ho alcun elemento per giudicare o per emettere sentenze. Ma quanto emerge dalle cronache è più che sufficiente per farsi un’idea di come funzioni il rapporto fra opere pubbliche, appalti, committenza politica, istituzioni e funzionari.
Contano solo i soldi, il denaro, il potere. Noi, i cittadini, no. Nulla, meno di zero. Esiste l'”aristocrazia del cemento” e degli appalti, un mondo chiuso e protetto di imprenditori e di politici, di tecnici, progettisti, affaristi, faccendieri, portaborse, fornitori di servizi alla persona (centri massaggi, ad esempio), che vive in funzione del denaro che si può estorcere per garantire nei tempi necessari al risultato richiesto, ovvero a far fare bella figura al Potere: la Grande Apparenza.
Il denaro che circola è tanto, in euro fa meno effetto, se traducessimo tutto in vecchie lire, saremmo terribilmente impressionati dalle cifre della corruzione. Questo ceto ricco, epulone, privo di morale, vive in un mondo separato dalla morale quotidiana di tutti noi. Le persone con disabilità, ad esempio, non sono attrezzate per affrontare questo Moloch. Pensano di essere portatrici di diritti essenziali, e fra questi spicca certamente l’accessibilità, la mobilità personale. Ma appare evidente che a questo ceto di ladri e di parassiti non interessa affatto risolvere per davvero i problemi di mobilità e di accessibilità delle persone.
Ecco perché non ho mai sentito in nessun convegno ad alto livello sulla programmazione delle grandi opere pubbliche (penso ad esempio ad Expo 2015 a Milano) un briciolo vero di attenzione alla voce delle persone con disabilità. Tutto diventa secondario, un accessorio reso obbligatorio dalle leggi vigenti, che tanto si possono aggirare, eludere, ignorare, beffare, perfino citando a scusante la mancanza di risorse economiche a disposizione.
La mia considerazione odierna è che la corruzione diffusa in questo Paese sia una delle cause delle barriere architettoniche ancora così diffuse e della mancanza di una vera progettazione inclusiva per tutti. Infatti, i progettisti, i committenti, le imprese, i funzionari, i tecnici, i consiglieri comunali (vedi Milano), i politici, sono concentrati sull’obiettivo di guadagnare potere e denaro per perpetuare se stessi. Le persone con disabilità non sono in grado di contrastare questo fenomeno, o di pagare tangenti per una buona causa, quella dell’accessibilità per tutti. Forse in futuro dovremmo cominciare a corrompere gli architetti, gli ingegneri, i consiglieri comunali, i parlamentari, i funzionari ministeriali. Pagandoli profumatamente probabilmente riusciremmo a vivere in un mondo migliore!
*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo: La questione morale.