«La povertà, ce lo dicono le nostre mense, i nostri dormitori, i nostri centri ascolto, sta crescendo. In questi anni difficili il Terzo Settore non è stato con le mani in mano, non ha mai abbandonato la prima linea dell’impegno: ha anche dato vita a nuove forme per svolgere al meglio la propria azione sociale nei confronti purtroppo di una platea sempre maggiore. Ma non è riuscito a dare visibilità ai poveri, a rendere “questione sociale” la crescita della povertà “strutturale” del nostro Paese, a dare politicità al proprio agire sociale, avanzando proposte che potessero spingere anche le Istituzioni a un impegno più costante e coerente. In questo devo ammettere che il ministro Sacconi non aveva tutti i torti quando oltre un anno fa ebbe a dire che i poveri non hanno parte sociale che li rappresenti».
Così il portavoce del Forum del Terzo Settore Andrea Olivero a Milano all’Opera Cardinal Ferrari, per l’apertura dell’Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale, che coincide appunto con questo 2010.
«Oggi – ha proseguito Olivero – senza stravolgere i ruoli, siamo pronti ad assumerci impegni nuovi. Al Terzo Settore – inteso come volontariato, associazionismo, cooperazione sociale – spetta infatti il compito di portare il valore del dono nella sfera pubblica, facendolo uscire dai soli legami interpersonali. Alle Istituzioni, ed è questo l’impegno che chiediamo, il compito di investire di più e meglio nel contrasto all’estrema povertà, operando con maggiore determinazione per ridurre la forbice tra ricchi e poveri, contrastandone le cause: disoccupazione, lavoro nero e malpagato, sfruttamento dell’immigrazione, solitudine delle famiglie. Siamo pronti a discutere gli strumenti, a partire dalla Social Card; mettiamo a disposizione risorse formidabili: forza della gratuità, sussidiarietà e partecipazione. Ma è un preciso compito delle autorità politiche dare spazio al Terzo Settore, allearsi con esso per costruire comunità più giuste. Come è stato indicato nel Libro Bianco [il Libro Bianco intitolato La vita buona nella società attiva, N.d.R.], non possiamo più attendere; dobbiamo procedere verso una nuova stagione “costituente”, con tutte le responsabilità che questo termine presuppone».
«Noi – ha concluso il portavoce del Forum – accoglieremo sempre il povero, non anteporremo mai ideologie all’uomo, ma non vogliamo essere le “crocerossine di una società ingiusta” che perpetua ingiustizie». (P.S.)