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Il Servizio Civile non sia più il tappabuchi delle carenze statali

Uomo in carrozzina spinto da giovane in Servizio Civile«Il Servizio Civile Nazionale è uno strumento di crescita e di educazione dei giovani e della società civile ai princìpi fondanti la nostra Costituzione, quali la pace, la solidarietà e la cittadinanza attiva. E questo deve restare!». Lo si legge in una nota diffusa dalla CNESC (Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile), della quale fanno parte numerose importanti organizzazioni del nostro Paese che da tempo chiedono con forza «un deciso sostegno a questa esperienza, garantendo ad almeno 40.000 giovani all’anno di poter svolgere il Servizio Civile Nazionale. Oggi, infatti, non solo non viene garantito questo numero minimo, ma si rischia una pericolosa deriva per un Servizio Civile utilizzato allo scopo di tappare quei buchi che il nostro sistema di welfare non riesce a chiudere».

In tal senso il comunicato intende riferirsi anche «a quelle richieste, fatte da alcune organizzazioni operanti in talune forme di grave disabilità, di stabilire “quote di riserva” per i progetti operanti in tali ambiti». «Noi invece – continua la nota – vorremmo affrontare i temi della disabilità, anche in materia di Servizio Civile, a partire dalla condivisione di un comune approccio in una logica inclusiva nei diversi settori di intervento».
Oggi «il 60% dei progetti degli Enti della CNESC è realizzato nel settore dell’assistenza, tra cui anche quello della disabilità, e quindi viviamo quotidianamente le esigenze dei cittadini e delle famiglie. Eppure pensiamo che solo con la garanzia di  un contingente minimo di 40.000 volontari all’anno e finanziamenti conseguenti, sarà possibile collocare la richiesta senza far esplodere il sistema». «Non siamo dunque disposti – conclude il comunicato della CNESC – a partecipare a guerre tra poveri né a fomentarle!». (Paola Scarsi)

Per ulteriori informazioni: CNESC, c/o Caritas Italiana, tel. 06 66177001, serviziocivile@caritasitaliana.it.
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