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Il rischio di un ritorno al passato*

Ombra nera di persona in carrozzina su sfondo arancioneSta scomparendo quella fiducia che negli anni Ottanta aveva portato tante persone con disabilità a sperare in una nuova stagione dei diritti. È preoccupata la responsabile delle Politiche per la Disabilità della CGIL nazionale, Nina Daita, che ha voluto denunciare quello che definisce senza mezzi termini un «ritorno al passato».
«La mancanza di certezza di diritto nelle scuole, le conseguenze della crisi economica sui lavoratori disabili, c’è un’aria pesante in giro. Le famiglie si trovano in difficoltà: stanno pagando sulla loro pelle il taglio dell’ICI. Le prestazioni assistenziali sono diminuite. Non è vero che con il taglio dell’ICI non si finanziano più le feste del paese, in realtà non si finanziano più i trasporti dei bambini disabili a scuola e nei centri diurni o le cooperative che assicuravano l’assistenza domiciliare. Il sindacato deve impegnarsi sui diritti di cittadinanza».

Per la responsabile delle Politiche per la Disabilità della CGIL, la prima criticità è costituita sicuramente dalla questione scuola. «La cosa più pesante sono i tagli alla scuola, che è di tutti, comprese le persone disabili. I bambini e le bambine con disabilità non hanno meno dignità o meno cittadinanza. Si sentono tornare strani discorsi». «Non abbiamo paura delle classi differenziali – precisa poi – non credo che questo sia l’obiettivo del Governo. Ma sicuramente i tagli impongono delle soluzioni. È questo il trucco: a fronte di un maggior numero di iscrizioni di bambini disabili nelle scuole e non essendoci altrettante assunzioni di insegnanti di sostegno, bisogna dividere quello che si ha». Risultato: le ore di sostegno diminuiscono e i ricorsi al TAR aumentano. «Ormai si vincono le cause e poi i dirigenti scolastici sono costretti a garantire le ore stabilite dal giudice», prosegue Daita. «Credo che un Governo giusto debba garantire innanzitutto i diritti di cittadinanza per i cittadini più deboli e per le loro famiglie. Perché disabilità non significa meno dignità e meno cittadinanza. Questo concetto era passato in Italia, ma oggi, a fronte delle esigenze economiche, diminuiscono i diritti».

Né va meglio sul piano del lavoro. «Sono state bloccate tutte le assunzioni nel pubblico impiego – sottolinea ancora Daita – comprese quelle dei disabili. Il Governo aveva recepito l’ordine del giorno dell’opposizione su una migliore strategia per l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro e si era impegnato a rivedere il blocco delle assunzioni, ma ad oggi non è stato fatto niente». Non solo: nel febbraio scorso il Ministero del Lavoro ha emesso una circolare dai contenuti controversi. «Su alcune cose possiamo anche convenire – prosegue la responsabile delle Politiche per la Disabilità della CGIL – ma su altre siamo decisamente contrari. È ovvio che dove c’è la cassa integrazione non è possibile chiedere l’assunzione dei lavoratori disabili, però vi è un punto che respingiamo, vale a dire l’estensione locale della possibilità di sospendere gli obblighi imposti dalla Legge 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.] a livello nazionale anche nei casi di procedura di mobilità». Insomma, «se un’azienda è in crisi in una sola località, non si capisce perché la sospensione possa valere su tutto il territorio nazionale. E a questo proposito stiamo disponendo un intervento unitario per chiedere spiegazioni al Ministro».

Un ulteriore punto critico è rappresentato infine dal fatto che «con la Finanziaria si sia deciso di dare soldi alle agenzie di collocamento privato. Il fondo per l’occupazione dei disabili è stato decurtato di 20 milioni di euro in questi anni e quindi, anziché dare soldi alle agenzie di collocamento privato, perché non darli al Fondo Nazionale per l’Occupazione delle Persone con Disabilità?». La situazione, infatti, è tutt’altro che rosea: «Abbiamo centri per l’impiego con barriere architettoniche, personale che ha bisogno di essere qualificato e formato per l’inserimento mirato delle persone con disabilità, uffici obsoleti anche in termini di tecnologia. In questa situazione come facciamo a dare soldi alle agenzie di collocamento privato? È evidente che questa cosa non partorirà niente di buono».

*Testo pubblicato da «Redattore Sociale», con il titolo di Daita (Cgil): “Le politiche per la disabilità del governo, un ritorno al passato”, qui ripreso, con adattamenti minimi, per gentile concessione.

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