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Le persone con disabilità dell’Abruzzo vogliono una vita vera

In primo piano ruota di carrozzina, sullo sfondo altre persone con disabilità che manifestanoDeluse le aspettative dell’AIAS di Lanciano (Associazione Italiana Assistenza agli Spastici) e di alcune persone con disabilità della città in provincia di Chieti, che nella seduta comunale di concertazione per l’elaborazione dei contenuti da promuovere in favore della non autosufficienza, hanno vista bocciata la loro proposta di avviare in modo sperimentale alcuni progetti di Vita Indipendente.
Due le riunioni promosse dall’Assessorato Comunale alle Politiche Sociali, per condividere con alcuni rappresentanti di categoria, con l’ASL Lanciano-Vasto-Chieti, con i sindacati e con i funzionari del settore, i contenuti tematici ed economici da elaborare all’interno del PLAN (Piano Locale per la Non Autosufficienza) per gli anni  2010-2011. E qui, nonostante la gran parte dei presenti fosse favorevole alla proposta dell’AIAS e quindi all’avvio di alcuni progetti sperimentali di Vita Indipendente (la novità del PLAN 2010/2011, infatti, consiste proprio nell’inserimento, da parte della Regione Abruzzo, di progetti di Vita Indipendente [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]), il piatto della bilancia è pesato maggiormente sull’impossibilità di scorporare o di aggiungere dal/al budget finanziario generale un capitolo di spesa per la Vita Indipendente, ma, soprattutto, sono pesate maggiormente le opinioni dubbiose di una minoranza di partecipanti, soprattutto rappresentanti degli anziani e dei pensionati, che hanno espresso pareri su tematiche relative alla disabilità grave (Legge 104/92, articolo 3, comma 3), a loro completamente sconosciute.

La promessa dell’assessore comunale alle Politiche Sociali di Lanciano, Angelo Palmieri, relativa all’impegno di inserire nel prossimo Piano di Zona un capitolo di spesa in favore di progetti sperimentali di Vita Indipendente, non risulta dunque essere soddisfacente per l’AIAS locale, che ha apertamente mostrato la propria delusione di fronte a un “gruppo di lavoro” che non ha saputo cogliere l’originalità, l’innovazione e soprattutto la possibilità di razionalizzare la scelta delle risorse del Terzo Settore, come auspicato dalla Regione Abruzzo e dal Piano per la Non Autosufficienza.
È in realtà dal 2006 che l’AIAS di Lanciano sta promuovendo, sul territorio regionale, una svolta culturale relativamente all’approccio e alla presa in carico della persona con disabilità e alla sua famiglia. La Vita Indipendente (Legge 162/98) è infatti una filosofia di vita che promuove il protagonismo della persona con disabilità ed è quest’ultima che sceglie e decide la qualità della propria vita.

«Non è più possibile – dichiara Cinzia Di Sebastiano, presidente dell’AIAS di Lanciano – promuovere o avere solo e semplicemente una proposta di aiuto standardizzata in favore della persona con disabilità. Le persone di una comunità sono completamente diverse l’una dall’altra e lo stesso, anzi sicuramente ancora di più, accade per le persone con disabilità, anche se queste vengono “classificate” secondo una medesima patologia. Non è più possibile, quindi, avere solo e semplicemente una proposta di aiuto che esuli dagli effettivi e concreti bisogni della persona con disabilità. E per questo appare necessaria un’azione forte, concreta, vera, coraggiosa da parte delle Istituzioni e ancor di più della Regione Abruzzo, con una legge regionale che finalmente promuova anche da noi una proposta di aiuto destinata a prendere veramente in carico la persona con disabilità e la sua famiglia».
«La proposta di Vita Indipendente – continua Di Sebastiano – oltre a garantire una razionalizzazione delle risorse, garantisce anche e soprattutto una migliore qualità della vita e una maggiore soddisfazione dell’utente. Si assicura il diritto di scelta, il diritto di vivere, annullando al tempo stesso, per coloro che lo vorranno, il dover “subire” le scelte altrui. Non è più possibile chiedere alla persona con disabilità e alla sua famiglia di adeguarsi e di adattarsi alle esigenze e alle necessità di coloro che erogano i servizi; non è più possibile chiedere di adeguarsi agli orari degli operatori (non viceversa); non è più possibile accogliere all’interno delle proprie mura domestiche “dame di compagnia” che nonostante la loro “altisonante” formazione non sono parte attiva e integrante della sfida che la persona con disabilità sta vivendo  con la propria esistenza. Non è più possibile eludere la dignità e il rispetto della persona con disabilità, l’opportunità di una scelta di vita consapevole, il perseguire i propri interessi, le proprie necessità. Non è più possibile, infine, finanziare solo e semplicemente strutture che promuovono esclusivamente la “ghettizzazione” delle persone con disabilità».
«Le disabilità sono varie – conclude la presidente dell’AIAS di Lanciano – come sono varie le intelligenze e di conseguenza le Istituzioni non possono più solo e semplicemente garantire “servizi protetti” all’interno dei quali le patologie si mescolano e si influenzano negativamente. Al pari di tutti, poi, le persone con disabilità hanno diritto a poter vivere in una società che sia esempio concreto di integrazione, accoglienza e accompagnamento e non di esclusione o privazione. Bisogna garantire, il più a lungo possibile, la permanenza della persona con disabilità nel proprio nucleo familiare, promuovendone una vita proiettata verso l’esterno, un esterno che solo e semplicemente attraverso accorgimenti e adattamenti ad hoc permetta di superare i propri limiti, al fine di aprirsi  finalmente e definitivamente a una vita vera, reale, vissuta fino in fondo e non solamente “trascinata”». (N.D.D.)

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