Sino a qualche giorno fa nessuno avrebbe immaginato che le persone con disabilità – di solito poste al centro dell’attenzione della retorica nazionale – potessero diventare oggetto di una discriminazione politica ufficiale. Sino a quando cioè il ministro dell’Economia ha lanciato il messaggio che «l’Italia non era economicamente competitiva col resto del mondo a causa dei troppi invalidi». Con ciò egli ha dato delle persone con disabilità un’immagine totalmente negativa, a dispetto degli spot pubblicitari sulla creatività di esse, intese come risorsa, spot diffusi dal suo collega Ministro per le Pari Opportunità.
Sino a qualche giorno fa nessuno avrebbe potuto supporre che le assicurazioni date alle persone con disabilità potessero essere cinicamente irrise dai politici. Sino a quando cioè il senatore Azzollini, relatore della Commissione Bilancio del Senato, l’onorevole Gasparri, capogruppo del PDL al Senato e l’onorevole Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dopo avere pubblicamente dichiarato che sarebbe stato eliminato dal Decreto Legge sulla Manovra Finanziaria [78/10, N.d.R.] il comma 1 dell’articolo 10, che innalzava dal 74 all’85% la percentuale di invalidità per poter ottenere l’assegno di invalidità di appena 256 euro mensili, all’atto della presentazione degli emendamenti, non solo mantenevano la norma persecutoria, ma l’aggravavano. Infatti, la norma resta per chi non raggiunge il 74% con una sola minorazione e in più si aggiunge che verrà negata l’indennità di accompagnamento alle persone con disabilità grave al 100% che però non abbiano necessità di un assiduo accompagnatore o possano compiere da sole un singolo atto quotidiano della vita. Così rientreranno in questo ampio numero di esclusi i ciechi assoluti che si muovono con il bastone bianco, i sordi profondi, le persone paraplegiche che possono azionare delle carrozzelle elettroniche, le persone con disabilità intellettiva gravi che possono mangiare da sole e così via.
E dire che il Governo lo scorso anno aveva fatto ratificare dal Parlamento – con la Legge 18/09 – la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Se questa è la prima attuazione governativa della Convenzione…! E se questa è la tutela governativa dalle discriminazionicontro le persone con disabilità…!
Eppure le forze politiche di Governo dicono di ispirarsi ai valori della dignità della persona umana, ai valori dei diritti sociali nazionali irrinunciabili, ai valori cristiani dell’attenzione particolare agli “ultimi”. Infatti si deve dedurre che per loro le persone con disabilità non abbiano dignità, poiché “mandano in rovina finanziaria lo Stato”, che non siano titolari di diritti sociali nazionali, poiché ad esse provvederanno gli Enti Locali (cui però vengono contemporaneamente tagliate le risorse) e che non siano gli “ultimi” ma i primi nel contribuire alla Manovra Finanziaria, tanto a loro provvederà la carità cristiana…!
Se questo è il capovolgimento dei valori ai quali gli attuali governanti dicono di ispirarsi, allora ha ragione un dirigente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH), che ha proposto ironicamente di segnalarli al concorso promosso dalla stessa FISH, denominato Sapete come ci trattano?, come esempio di buone prassi di inclusione sociale!
E a questo punto hanno fatto bene la FISH e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) che – ingannate dalle false promesse dei politici al governo – avevano revocato una manifestazione di protesta per il 1° luglio, a riconvocarla per il 7 luglio, pur consapevoli delle difficoltà che incontreranno persone con gravi disabilità ad affrontare il viaggio e a partecipare a un’iniziativa di piazza in una Roma colpita da un caldo opprimente.
Però questa manifestazione è ben diversa da quelle “marce del dolore” promosse nel secolo scorso per ottenere i diritti che adesso il Governo vuole negare ai prossimi invalidi. Infatti, quelle manifestazioni puntavano a far leva sulla pietà dell’opinione pubblica per il dolore degli invalidi; questa punta sul protagonismo delle stesse persone con disabilità nel rivendicare diritti umani riconosciuti da norme nazionali e internazionali e non fa appello al filantropismo compassionevole, ma al riconoscimento della dignità e al pesante lavoro di cura quotidiana svolto dalle famiglie.
Come si è ormai ben chiarito, qui la lotta ai “falsi invalidi” è stata nient’altro che una scusa mediatica per nascondere la lotta ai “veri invalidi”. E anche ai mezzi di comunicazione chiediamo che, smascherato l’imbroglio, ci diano una mano a convincere il Parlamento a ristabilire la giustizia e alcuni inalienabili diritti umani.
*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).