Pericolo emergenza sangue. Infatti, l’aumento delle temperature del periodo estivo porta, parallelamente, a un calo del numero di donatori abituali. Le cause? Cali di pressione dovuti al caldo, che diminuiscono la possibilità di donare, e naturalmente il fatto che molti donatori periodici partano per le vacanze.
Per donare, secondo quanto raccomandano gli esperti, bisogna avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni (massimo 65 per i donatori periodici), pesare più di 50 chili, non essere affetti da malattie veneree o infettive (HIV, papilloma virus HPV, sifilide, epatite C ecc.) e che non ne sia portatore nemmeno il proprio partner.
Ma l’estate è statisticamente anche il periodo in cui aumenta il pericolo rappresentato dalle malattie sessualmente trasmissibili. Che fare dunque? Ricorrere a un informazione chiara e corretta – che sfati false credenze e fughi dubbi e paure – e fare prevenzione.
Ecco perché da Pozzuoli, presso Napoli, parte il Progetto Azione Volontaria Impatto Sociale, promosso dall’AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue) della cittadina campana, presieduta da Giancarlo Tegazzini e realizzato in collaborazione con il Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) di Napoli, in partnership con l’AIDO Provinciale (Associazione Italiana Donatori Organi), l’organizzazione per la donazione di cellule, organi e tessuti, presieduta da Raffaele Di Martino e con Angeli Flegrei ONLUS, presieduta da Luigi Lucci.
Fulcro del progetto è da una parte una chiara informazione sui vari tipi di malattie sessualmente trasmissibili e sui metodi anticoncezionali, per poter vivere una sessualità consapevole e serena, dall’altra la promozione di un’equilibrata cultura della donazione di sangue e organi e la prevenzione delle vecchie e nuove dipendenze, che vanno dalle droghe all’alcool, passando per le relazioni virtuali, la schiavitù da videogiochi e telefonini e il cosiddetto “cybersesso”.
A proposito della donazione di sangue, tessuti e organi, su tutt’altro versante vale la pena ricordare anche qualcosa di molto positivo, ovvero la possibilità – per le neomamme – di donare le cellule del cordone ombelicale gratuitamente (donazione “eterologa”, cioè rivolta a terzi), presso uno dei tanti ospedali che effettuano la raccolta, presenti sul territorio nazionale.
«Il prelievo delle cellule staminali dal cordone ombelicale – viene spiegato dagli specialisti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli – è meno invasivo e crea meno problemi di rigetto rispetto a quello effettuato dal midollo osseo».
Lo scenario futuro – che oggi appare sempre più prossimo – prospetta che queste cellule “superpotenti” potranno essere utilizzate per riparare i danni di cervello, pancreas, fegato, per sconfiggere forme tumorali e tanto altro ancora. Esse rappresentano quindi una speranza per molte persone affette da pluridisabilità. Secondo quanto ribadiscono poi gli addetti ai lavori, a poter donare il cordone ombelicale sono tutte le mamme che non siano affette da malattie infettive (in primo luogo quelle già citate sopra, parlando di donazioni di sangue) e il cui bambino non sia colpito da malattie genetiche ereditarie.
Serve naturalmente un consenso informato presso il centro di nascita di riferimento e la persona dev’essere sottoposta a controlli prima del parto e anche sei mesi dopo di esso.