- Superando.it - https://www.superando.it -

Sacconi e il Leviatano ovvero Fortunate le famiglie con disabilità!

Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio SacconiIl 29 agosto scorso sono comparsi sulla stampa commenti e considerazioni tratti dal documento del Ministero dell’Economia Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese 2009 [tale documento è consultabile cliccando qui, N.d.R.].
Con imbarazzo e un po’ di vergogna verifichiamo che l’Italia destina alla spesa per la famiglia l’1,2% del PIL (Prodotto Interno Lordo), meno cioè della metà di Francia, Germania, Austria e Irlanda… Solo Malta e Polonia spendono meno del nostro Paese, che è preceduto anche da Bulgaria, Romania, Slovenia ecc.
La cosa ci indigna, ci addolora… un poco forse ci sorprende, ma ci scuote anche, stimolandoci, nell’ambito delle nostre piccole responsabilità e competenze, a intensificare l’impegno – o se si vuole la lotta – per migliorare una situazione che non ci fa onore. Una situazione che concorre pesantemente ad aggravare lo stato delle famiglie italiane, unico vero ammortizzatore sociale, che ormai mostra pericolosi segni di cedimento, come evidenziano i bassissimi livelli di natalità.

E per le famiglie che si prendono cura di persone con grave disabilità? No, per loro non ci sono problemi! Lo dice il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Sacconi che, in considerazione delle sue dirette responsabilità di governo, più di noi si dovrebbe imbarazzare, indignare, addolorare e anche vergognare.
Il suo commento ai dati sconfortanti della Relazione – rilasciato in occasione della manifestazione Cortina Incontra – è stato il seguente, come riportato nel virgolettato del quotidiano «Il Messaggero»: «La lettura dei dati della spesa per le famiglie varia a seconda di come si inquadra questa voce statistica: se la si considera in senso ampio, come possiamo constatare nel contesto della crisi che abbiamo vissuto, la famiglia viene indirettamente sostenuta anche dalla spesa per invalidità, per ammortizzatori sociali e pensioni».
Ora, a parte la considerazione che anche per lo stato sociale inteso in senso ampio – comprendente quindi anche invalidità, ammortizzatori sociali e pensioni – l’Italia spende meno di Germania, Inghilterra e Francia (che impegnano intorno al 3% del PIL contro il 2,5 dell’Italia) e trascurando pure il rilievo tecnico in merito alla statistica (che ha propriamente la funzione di “inquadrare le voci” perché siano intellegibili e confrontabili), ciò che in questo commento ci lascia prima sbigottiti, poi indignati e offesi, è il concetto che la famiglia che si prende cura di una persona con disabilità sarebbe indirettamente «sostenuta dalla spesa per l’invalidità». Quindi: non penalizzata da un onere assistenziale di cui lo Stato non si fa carico, che spesso comporta per uno dei genitori la rinuncia al lavoro e spesso, per l’altro, la penalizzazione in termini di carriera; non provata economicamente e psicologicamente dalla solitudine e dall’abbandono da parte delle Istituzioni; non resa fragile da una situazione che ne mette a rischio la tenuta, ma… che fortuna! «sostenuta dalla spesa per l’invalidità».

Pensavamo che il Ministro fosse convinto, come noi, che: lo Stato dovesse garantire a tutti i cittadini i diritti costituzionali; che l’articolo 3 e l’articolo 38 della Costituzione riguardassero anche le persone con disabilità; che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità fosse, anche per Sacconi, legge di questa Repubblica [è in effetti la Legge 18/09, N.d.R.]; che questi princìpi  fossero per istituzioni, associazioni e cittadini i capisaldi, la stella polare di quella democrazia che, per sua stessa definizione, è di tutti e per tutti.
Però abbiamo pensato anche che un commento così “strambo” e “colto al volo” potesse non rispecchiare esattamente il pensiero di chi lo ha espresso. E tuttavia è bastato aspettare il «Corriere della Sera» del 30 agosto per fugare ogni dubbio.
Riporto testualmente parte dell’intervista che lo stesso ministro Sacconi ha rilasciato ad Aldo Cazzullo: «Il governo pratica fin dall’inizio una rigorosa disciplina di bilancio, ma lo fa nell’ambito di una visione che si compone di due elementi fra loro incrociati: il federalismo fiscale e il nuovo modello sociale sussidiario descritto nel mio libro bianco; vale a dire, l’incrocio della sussidiarietà verticale con quella orizzontale. Meno Stato più società. Non “più mercato”; più società. Ne deriva un grande spostamento di potere dal centro alla periferia e dal pubblico verso le persone, le famiglie e le tante forme associative che le persone e le famiglie sanno produrre in un paese in cui c’è una straordinaria tradizione di esperienze comunitarie. È una rivoluzione nella tradizione. Una rivoluzione che affonda le radici nella tradizione della fraternità francescana, delle opere pie, delle società di mutuo soccorso, delle cooperative laiche e socialiste. È nella stessa tradizione delle parti sociali, che in nessun paese sono importanti come in Italia. Altro che algide tecnocrazie centrali».

A noi non sembra un’evoluzione, ma piuttosto una pericolosa involuzione. Amiamo San Francesco e tutti coloro che con spirito religioso o laico ne hanno colto e ne colgono il messaggio, che spesso ritroviamo nelle associazioni o nelle imprese del terzo settore. Ma i nostri figli – cittadini fra i cittadini – non vogliamo affidarli alle opere pie o al “cruciverba della sussidiarietà”.
Ben vengano le “algide tecnocrazie centrali” se con questa definizione si intende uno Stato che garantisce ai cittadini i propri diritti, che attiva mezzi e risorse per recuperare vergognose disuguaglianze che penalizzano i più deboli.
Nell’intervista, la ripetuta citazione del Leviatano – con la quale il ministro intendeva chiarire il suo pensiero – più che l’opera filosofica, datata e inattuale di Thomas Hobbes, ha evocato in noi il mostro biblico terrificante, indefinito e indefinibile, da cui quell’opera prende il nome.

*Presidente di U.F.Ha. ONLUS (Unione Famiglie Handicappati).

Please follow and like us:
Pin Share