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Trascrizione per non vedenti a titolo di volontariato e senza contributi

Mano di persona non vedente che legge in braille«La Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita di Monza – ci scrive Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) – non è l’unica struttura in Italia che si occupa di trascrivere (in braille o a caratteri ingranditi o in formato digitale), testi scolastici e libri per la lettura amena». E lo stesso Nardone aggiunge che proprio l’ADV da molti anni svolge queste attività «a titolo di volontariato e senza contributi milionari dello Stato».
Il riferimento è a un articolo da noi pubblicato qualche tempo fa, in cui registravamo i problemi vissuti dalla struttura di Monza – a causa di una serie di tagli prospettati dalla Manovra Finanziaria Correttiva – problemi che per altro sono stati praticamente risolti, con la conferma di un cospicuo contributo statale, unitamente a un ulteriore contributo regionale.
L’occasione appare comunque propizia per approfondire con il presidente dell’ADV – importante organismo aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), da molti anni impegnato sui problemi delle persone non vedenti in Italia – le varie attività e i servizi forniti dall’Associazione stessa.

In che cosa consiste esattamente l’attività di trascrizione svolta dall’ADV?
«La nostra Associazione svolge questa attività da oltre vent’anni tramite il proprio Centro del Libro Parlato e la sua stamperia braille che è collocata presso la sede provinciale di Napoli. A differenza poi della Biblioteca Regina Margherita di Monza, che riceve contributi milionari dallo Stato, l’attività di trascrizione in braille, in formato large print, in formato elettronico e in audio MP3, è svolta a titolo di volontariato e quindi al  puro prezzo di costo del materiale, dell’energia e dell’ammortamento dei macchinari, con la conseguenza che il rimborso a carico del committente non vedente risulta essere inferiore più o meno alla  decima parte del prezzo praticato dalla struttura di Monza».

Quando nasce l’ADV? 

«La nostra è un’organizzazione  di promozione culturale e sociale, basata sul principio del volontariato, fondata nel 1970. Si tratta di un’associazione nazionale senza scopo di lucro e con finalità esterne, dato che presta la propria opera di consulenza e di diffusione della cultura a tutti i disabili visivi italiani, anche a quelli non direttamente inseriti nel tessuto associativo».

Quali sono i settori in cui siete maggiormente impegnati? 
«Negli ultimi trent’anni il ventaglio delle attività da noi svolte si è enormemente allargato e spazia in numerosi settori: editoria specializzata per non vedenti; istruzione scolastica; accesso alla cultura e all’informazione; addestramento all’utilizzo di software e di ausili informatici; sicurezza della deambulazione; sport e impiego istruttivo del tempo libero».

E tornando allo specifico campo dell’informazione?
«In questo ambito pubblichiamo quattordici riviste in tutti i formati accessibili ai non vedenti o a persone con minorazioni aggiuntive: braille, audio o su supporto informatico. L’ADV è stata inoltre la prima Associazione di disabili visivi in Italia a intuire la straordinaria importanza dell’informatica per l’autonomia dei disabili visivi nell’accesso alla cultura e all’informazione e a iniziare già dal 1998a occuparsi del loro addestramento all’uso dei computer parlanti, seguendoli anche mediante un servizio di teleassistenza».

Anche nell’ambito degli ausili ci risulta abbiate lavorato molto…
«Certamente. Infatti, nel settore degli ausili alla mobiilità autonoma, l’ADV ha compreso per tempo la necessità di favorire la vita indipendente dei disabili visivi, soprattutto dei giovani, e ha promosso fin dal 1996 i segnali tattili sulle pavimentazioni e le mappe a rilievo per l’orientamento e la sicurezza, come previsto dalla legge». (S.B.)

*Presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi).

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ADV, tel. 06 8550260, segreteria@disabilivisivi.it.
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