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Qual è la strada giusta per difendere quei posti di lavoro?

Donna con disabilità al lavoro al tavolo di una scrivaniaTra le richieste di chi ha manifestato il 18 gennaio scorso a Roma davanti al Ministero per i Rapporti con il Parlamento – tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – per far sì che non vengano messi a rischio i posti di lavoro riservati alle persone con disabilità – come stabilito dalla Legge 68/99 – vi era innanzitutto quella di arrivare a una rapida approvazione della Proposta di Legge denominata Interpretazione autentica del comma 2 dell’articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili.
Ebbene, la Commissione Lavoro della Camera ha effettivamente approvato il 19 gennaio quella Proposta (unificando la n. 3720 di Amalia Schirru e la n. 3908 di Massimiliano Fedriga), ma non nelle forme volute da chi aveva deciso di manifestare. Il Governo, infatti, ha rifiutato di attribuire la funzione legislativa alla stessa Commissione Lavoro, per cui il testo dovrà ora transitare per l’Aula e poi al Senato, allungando quindi i tempi.
Dal canto suo, l’Associazione Luca Coscioni ritiene che non da quella Proposta di Legge, ma «solo dall’abrogazione dell’articolo 5, comma 7 della Legge 126/10» possa arrivare «una seria soluzione allo svuotamento della Legge 68/99».

Ma a questo punto, per la chiarezza, un passo indietro è necessario, riprendendo in sintesi quanto avevamo già ampiamente scritto nei giorni scorsi (se ne legga ad esempio cliccando qui).
Già dall’autunno scorso era diventato concreto il rischio che il Decreto Legge 102/10 (articolo 5, comma 7), convertito nella Legge 126/10, provocasse effetti devastanti, in materia di assunzioni obbligatorie delle persone con disabilità, riservando, nelle aziende con più di cinquanta dipendenti, l’1% del totale agli orfani e ai superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, che dovrebbero appunto occupare i posti riservati ai disabili dalla Legge 68/99.
Nei giorni scorsi, ad esempio, parlando degli imminenti bandi di assunzione nella Pubblica Amministrazione (circa 10.000 posti), la FISH aveva sottolineato in una nota che «alle quote di riserva le persone con disabilità saranno ammesse solo dopo gli orfani e i superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, il cui numero è ben superiore alle persone con disabilità candidate a lavorare».
In occasione poi della manifestazione di protesta del 18 gennaio, il presidente della Federazione Pietro Barbieri aveva dichiarato tra l’altro che «l’azione di pressione sul Ministro del Lavoro, sul Governo, sui Parlamentari, dovrà proseguire al di là dell’iniziativa di oggi, prima che sia troppo tardi per migliaia di persone con disabilità ancora escluse dal mondo del lavoro. C’è bisogno di una simultanea azione di tutto l’associazionismo e delle voci più attente».
La deputata Schirru, infine, aveva spiegato la Proposta di Legge di cui si è detto, affermando che «il testo in esame è volto a sgombrare il campo da eventuali dubbi interpretativi in materia di assunzioni obbligatorie di soggetti svantaggiati, chiarendo che il legittimo diritto all’assunzione delle vittime del terrorismo e della criminalità non viene ad incidere sulla quota di riserva stabilita a favore dei soggetti disabili, che si mantiene entro la percentuale prevista dalla legislazione vigente».

Ora, come anticipato all’inizio, la Commissione Lavoro della Camera ha approvato la Proposta di Legge – seppure con procedura assai più lunga di quella voluta – e la stessa Schirru dichiara di «avere sollecitato la richiesta di iscrizione in via straordinaria nella seduta della prossima settimana, data l’urgenza della Pubblica Amministrazione di indire nuovi concorsi, come delle aziende di assumere». E conclude affermando che «il lavoro di pressione verso il Governo per l’approvazione non si ferma, ma anzi sarà più determinato».
Sempre oggi, tuttavia, registriamo anche la presa di posizione di segno diverso dell’Associazione Luca Coscioni, per la quale si esprimono in una nota la co-presidente Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata, e il consigliere Gustavo Fraticelli. «Una seria soluzione alla svuotamento della Legge 68 del 99 sul lavoro – scrivono infatti – e a tutela della categoria che è chiamata a tutelare, quella dei disabili, non può che essere l’abrogazione dell’articolo 5, comma 7 della Legge n. 126 del 2010. Tutto il resto sono raffazzonate misure manifesto, solo occasione per rafforzare rendite di posizione dei soliti noti».
Va qui ricordato che anche Maria Antonietta Farina Coscioni – in parallelo a un’azione analoga di Schirru – aveva presentato sulla questione un’interpellanza urgente al Governo, cui il 1° dicembre aveva risposto Laura Ravetto, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per i Rapporti con il Parlamento, «ammettendo – ricordano Farina Coscioni e Fraticelli – lo svuotamento della Legge 68/99» e arrivando «addirittura a prospettare l’approvazione di una Proposta di Legge, la n. 3720, presentata dall’opposizione [la Proposta Schirru, N.d.R.], come soluzione dei perversi effetti derivati da quell’articolo della Legge 216/10».
«Crediamo, però – conclude la nota dell’Associazione Coscioni – che detta Proposta di Legge sia altrettanto demagogica e di difficile approvazione, perché toglie anche quella sottopercentuale (1%) riservata al collocamento obbligatorio di certe categorie altamente meritorie di persone non disabili. Quindi l’unica soluzione non può che essere una legge volta ad abrogare quell’articolo della Legge 126/10».

Una situazione, quindi, che si presenta quanto mai fluida e che continua a meritare certamente tutta la visibilità possibile. (Stefano Borgato)

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