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Umbria: vogliamo subito risposte concrete

Primo piano di ruota di carrozzina. Sullo sfondo altre persone con disabilità che manifestanoIn un quadro generale di minori risorse disponibili, in cui – a livello nazionale e di conseguenza territoriale – viene messo in crisi il sistema di welfare, la FISH Umbria ONLUS (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) non ritiene accettabile che il futuro delle persone con disabilità e delle loro famiglie venga lasciato in balìa di coloro i quali puntano a smantellare il sistema: è evidente, infatti, che chi intende demolire senza avanzare chiare e credibili alternative sia mosso solo da nuove e diverse ansie/prospettive di conquista di potere.
Non riteniamo nemmeno accettabile che il futuro possa essere lasciato in mano a chi, ispirato da chissà quali interessi (!), intende affrontare i cambiamenti semplicemente arroccandosi in difesa di un sistema di erogazione di prestazioni prevalentemente risarcitorie e sempre più standardizzate.

La FISH – a livello nazionale come a livello regionale – è chiamata a rappresentare e, oggi più che mai, a tutelare i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie (è presente almeno una persona con disabilità in oltre il 13% delle famiglieFonte: Elaborazione dell’Istituto per gli Affari Sociali – IAS, su dati EU-SILC del Parlamento Europeo).
Da anni la FISH Umbria si è assunta la responsabilità di avere prioritariamente una capacità propositiva e con questo spirito sollecitiamo la politica, i servizi e la comunità ad affrontare l’attuale “emergenza”, non solo come un problema di gestione delle urgenze, bensì come segnale inequivocabile dell’urgenza con cui si deve procedere con innovazioni condivise e profonde, per riuscire a garantire un livello di giustizia sociale “accettabile”.
In tal senso consideriamo l’esperienza ternana [quella del Centro per l’Autonomia Umbro, N.d.R.] un laboratorio di sperimentazione che sta dando risultati significativi, rilevanti anche in prospettiva regionale, in tema di presa in carico, diritto al lavoro, inclusione scolastica e accessibilità.
E tuttavia, sebbene si possa parlare di buone prassi che si stanno, faticosamente, consolidando, è evidente che purtroppo si tratta ancora di poche e isolate eccezioni.

Per tale ragione siamo spinti alla conclusione che, nostro malgrado, per riuscire a garantire risposte concrete alle persone in tempi ragionevoli, oltre alle argomentazioni ragionevoli, serva il ricorso alle mobilitazioni e alle denunce: ad esempio la Legge 67/06, all’articolo 4, comma 3, riconosce alla persona il diritto di avvalersi della funzione di advocacy [“tutela legale”, N.d.R.] delle associazioni e la FISH è tra quelle cui è stata riconosciuta la legittimazione ad agire in giudizio.
Siamo pronti ad intraprendere entrambe le strade, così come siamo intenzionati a far luce sulle responsabilità di chi non capisce la gravità di scelte (a partire da quelle politiche) che direttamente o indirettamente compromettono il futuro delle persone con disabilità, ledendone i loro diritti fondamentali.

Ci troviamo dunque di fronte a un bivio, con difficoltà oggettivamente rilevanti da affrontare, ma non c’è più il margine per sopportare che non si facciano le scelte giuste:
– I tagli, seppure inevitabili, al sistema di welfare colpiranno la salute e la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Per questo non accetteremo che non si ponga rimedio immediato a una perdurante mancanza di volontà e di capacità di includere le persone con disabilità a partire dalle politiche generali.
– La partecipazione, come rimedio alle minori risorse disponibili, non può essere solo quella alla spesa, soprattutto non può non tenere adeguatamente conto che per raggiungere un pari livello individuale di benessere, le persone con disabilità debbono sostenere maggiori costi (in Umbria, una famiglia con almeno una persona con disabilità, per avere lo stesso grado di difficoltà ad affrontare le usuali spese mensili delle altre famiglie, avrebbe bisogno di una capacità reddituale molto più elevata, ben il 92% in piùFonte: Elaborazione dell’Istituto per gli Affari Sociali – IAS, su dati EU-SILC del Parlamento Europeo). Ciò che sta avvenendo, invece, è di segno decisamente opposto: infatti, in Italia le famiglie con almeno una persona con disabilità dichiarano un reddito medio più basso del 12% di quello dichiarato dal resto delle famiglie. Non possiamo quindi accettare una partecipazione che anteponga le esigenze di bilancio alla vita delle persone e per questo motivo riteniamo indispensabile che sia concretamente garantita la contestuale partecipazione alle decisioni/scelte, sicuramente a quelle che incidono sulla vita delle persone.
– Bisogna avere il coraggio di superare l’attuale modello prestazionalista della presa in carico; è necessario condividere la definizione e la sperimentazione di un modello di presa in carico globale costruito sulla base di un progetto di vita.

Ci troviamo, come molti, a dover fronteggiare il rischio di essere “travolti dagli eventi”; per questo, per affrontare efficacemente le questioni che riguardano i diritti fondamentali delle persone con disabilità e delle loro famiglie, cerchiamo la più ampia condivisione e l’alleanza con tutte le migliori espressioni sociali del nostro territorio, ma deve essere chiaro che non siamo disposti a delegare nessuno.

Alla conferenza stampa indetta dalla FISH Umbria a Terni per giovedì 19 maggio (Sala del Consiglio Comunale, ore 11), interverranno la presidente della Federazione, Maria Luisa Meacci e i vicepresidenti Raffaele Goretti e Andrea Tonucci.

*Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. La sede della FISH Umbria è presso il Centro per l’Autonomia Umbro (Via Giovanni XXIII, 25, Terni), tel. 0744 274659, info@cpaonline.it.

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