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Per ritornare a camminare

L'esoscheletro ReWalk è una delle attrezzature robotiche di ultima generazione fondamentali per la riabilitazione dei bambini con lesioni neurologicheRitornare a camminare dopo un incidente o una malattia: è questo l’obiettivo perseguito a Santa Marinella (Roma), dove l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – punto di riferimento a livello internazionale per la cura e la ricerca a favore di bambini e ragazzi – ha creato un vero e proprio avamposto delle conoscenze scientifiche applicate alla neuroriabilitazione pediatrica.
Si tratta del Laboratorio di Robotica e Analisi del Movimento, inaugurato nei giorni scorsi, un’intera palazzina sul mare, dove medici, infermieri, tecnici, riabilitatori e ingegneri studiano e definiscono strumenti, presìdi e nuovi brevetti necessari a restituire la possibilità di camminare a quanti avevano perso l’uso delle gambe per una lesione del midollo spinale.
Particolarmente rilevanti in tal senso sono le innovazioni tecnologiche connesse allo sviluppo originale e all’impiego di sistemi robotizzati per la valutazione e la rieducazione delle disabilità. Tale attività – risultato della collaborazione del Bambino Gesù con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aeronautica dell’Università La Sapienza di Roma, il Massachusetts Institute of Technology di Boston (MIT) e anche, fatto assai significativo, una Federazione di Associazioni come la FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici) –  ha portato alla progettazione e alla realizzazione di sistemi robotici per la riabilitazione delle disabilità motorie, che sono stati introdotti nella pratica clinica con risultati significativi.

Tra le attrezzature robotiche di ultima generazione – fondamentali per la riabilitazione dei bambini con lesioni di natura neurologica – particolare rilevanza riveste il ReWalk, progettato da un ingegnere israeliano costretto all’immobilità dagli esiti di un incidente e che sta trovando applicazione in età pediatrica – per la prima volta al mondo – proprio al Bambino Gesù.
ReWalk è infatti un leggero apparecchio di supporto completo, caratterizzato da motori alle giunture, batterie ricaricabili, un insieme di sensori e un sistema di controllo computerizzato. I pazienti indossano un “esoscheletro” e uno zainetto e selezionano l’attività che desiderano mediante un dispositivo wireless [“senza fili”, N.d.R.]. Ad attivare l’esoscheletro è poi un sensore di inclinazione posto nella parte alta del torace.

La scelta della creazione di un laboratorio in grado di sviluppare prototipi basati sulle più avanzate conoscenze robotiche a livello mondiale nasce dalla constatazione che – a differenza degli adulti – non si tratta di far riacquistare al bambino la mobilità di un arto o l’articolazione delle parole, ma di insegnargli il corretto movimento dell’arto stesso per la prima volta in vita sua. In questo particolare e complesso percorso riabilitativo, il contributo portato dalla robotica risulta di importanza centrale, poiché permette innovative strategie di trattamento, un recupero maggiore delle funzioni lese e di compensare i limiti imposti dalle lesioni presenti.
Il nuovo Laboratorio inaugurato a Santa Marinella arricchisce e completa i servizi offerti dal Dipartimento di Riabilitazione Pediatrica del Bambino Gesù che, con seimila prestazioni di riabilitazione in day hospital all’anno, circa quattrocento ricoveri ordinari e sedicimila giornate di degenza, rappresenta senz’altro un punto di riferimento nazionale (con oltre il 60% dei pazienti provenienti da altre Regioni), in particolare per il Centro-Sud d’Italia.

«Mettere insieme conoscenze, esperienze e saperi diversi, provenienti dai più avanzati centri di ricerca e di sviluppo di nuove tecnologie a livello mondiale, come il MIT di Boston e Israele – evidenzia Giuseppe Profiti, presidente dell’Ospedale – rappresenta la vera sfida per il Bambino Gesù, in particolare in un settore come quello della neuroriabilitazione che incide profondamente sulla qualità della vita di chi ha subito un danno neurologico grave, delle loro famiglie e della società intera, se si prende in considerazione l’impatto dei costi sociali delle disabilità da lesione del midollo spinale. Malgrado i successi straordinari fin qui raggiunti dalla tecnologia, il cammino è ancora lungo. Una sottolineatura necessaria per incoraggiare la speranza senza cedere il passo all’illusione che dispositivi come il ReWalk siano soluzioni immediate e valide per tutti».

«Il mondo della ricerca e tutte le sue implicazioni  – afferma Vincenzo Falabella presidente della FAIP – oltre a generare un indubbio fascino, fa nascere perplessità, dubbi, paure e speranze nelle persone con lesione al midollo spinale e nelle loro famiglie, in una realtà scientifica nazionale ancora molto “povera” su questo versante e purtroppo vittima a volte di inusitate speculazioni. Abbiamo valutato positivamente la richiesta di collaborazione dell’Ospedale Bambino Gesù perché riteniamo utile rimarcare con forza la necessità di garantire un circuito informativo corretto e non strumentale, rivolto a interessi che siamo quelli di una ricerca seria e validata fine a se stessa e che tenga in debita considerazione il miglioramento sostanziale della qualità di vita delle persone con lesione al midollo spinale e la condizione delle loro famiglie. In questa prospettiva, si tratta di collocare la ricerca con tutti i suoi processi e sviluppi, all’interno di protocolli definiti e personalizzati, che non solo dovranno tenere conto delle possibilità, delle aspettative e delle potenzialità di recupero della persona con lesione al midollo spinale, ma altresì garantire e tutelare il diritto alla salute delle persone stesse».
«In tal senso – conclude Falabella – questo progetto sperimentale di Santa Marinella è qualcosa di sensazionale sia sotto l’aspetto scientifico che sotto quello collaborativo e partecipativo del mondo delle Associazioni».

«L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – spiega il direttore scientifico Bruno Dallapiccola – ha avviato da anni un’attività scientifica innovativa nell’ambito della neuroriabilitazione, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aeronautica della Sapienza di Roma che, tra l’altro, utilizza piattaforme robotiche dedicate al miglioramento dell’equilibrio e al trattamento dei deficit motori di alcuni distretti corporei, indaga la plasticità neuronale dopo il trattamento robotico, utilizzando il neuroimaging [tecnologie di neuroimagine, in grado di misurare il metabolismo cerebrale, N.d.R.], sviluppa la teleriabilitazione e i primi prototipi di esoscheletro di uso pediatrico, applicati alla neuroriabilitazione e alla deambulazione. Un progetto di ampio respiro, in linea con la missione del nostro Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), finalizzato a perseguire l’eccellenza nell’assistenza e nella ricerca».
«La riabilitazione con dispositivi robotici – sostiene dal canto suo Enrico Castelli, responsabile della Neuroriabilitazione Pediatrica al Bambin Gesù – costituisce una nuova opportunità di trattamento che, con un approccio simile a un videogame, aumenta la motivazione al trattamento dei bambini e appare in grado di attivare la plasticità cerebrale alla base del recupero funzionale. Inoltre essa rappresenta un’esperienza di apprendimento motorio altamente riproducibile e che si adatta ai progressi mostrati dai bambini».
«Il gruppo di ricerca multidisciplinare – conclude Paolo Cappa del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aeronautica dell’Università La Sapienza – ha progettato e realizzato innovativi dispositivi robotici per la riabilitazione dal 2000, anno di fondazione del Laboratorio di Analisi del Movimento e Robotica della Sede di Palidoro. Il processo di attuazione di questi dispositivi trova come elemento prioritario la chiara identificazione delle necessità del paziente e l’individuazione e rimozione dei possibili rischi per il paziente e gli operatori». (V.F.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@faiponline.it.
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