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Gli squilibri sociali in tempo di crisi

Uomo di profilo con espressione pensierosaNegli Stati Uniti si è a dir poco discusso sui tagli al bilancio e si sono confrontati da una parte i Democratici di Obama, che difendevano gli interessi delle classi più deboli e l’assistenza sanitaria per tutti, e dall’altra parte i Repubblicani, che intendevano ridurre le spese statali e le tasse per i più ricchi, come unica ricetta per lo sviluppo.
Attraverso Google si possono trovare le classifiche degli uomini più ricchi del mondo, stilate dalla rivista «Forbes», ed è assai interessante leggere l’ordine di grandezza dei patrimoni accumulati e le loro variazioni durante questa crisi.
Ad esempio, nell’elenco pubblicato nel marzo di quest’anno, l’uomo più ricco negli Stati Uniti risultava essere Bill Gates, il fondatore della Microsoft (56 miliardi di dollari), partito dal nulla fondando un vero e proprio impero. Egli era al secondo posto nel mondo, preceduto dal messicano Carlos Slim Helu (74 miliardi di dollari), che opera nel settore delle telecomunicazioni.
In Italia ai primi tre posti si sono classificati Michele Ferrero, titolare dell’azienda che produce la Nutella (18 miliardi dollari), trentaduesimo nella graduatoria mondiale, Leonardo Del Vecchio, proprietario della Luxottica, che produce occhiali (11 miliardi di dollari) e al terzo posto Silvio Berlusconi (7,8 miliardi di dollari).
Da sottolineare poi che secondo uno studio della Banca d’Italia il 10% delle famiglie più ricche in Italia possiede il 45% della ricchezza.

Ebbene, come è stato rilevato non solo da esponenti di sinistra, ma persino in un rapporto dell’Assonime (Associazione fra le Società per Azioni), presieduta da Luigi Abete, ex presidente della Confindustria e attuale presidente della BNL, non si può pretendere che in questo periodo di crisi «i tagli siano sopportati soprattutto dalle persone con i redditi medio-bassi».
Non crediamo dunque possa avere un futuro un sistema nel quale non si punti a ridurre questi grandi squilibri sociali, ove venga meno la cultura della solidarietà e si tenti di ridurre drasticamente l’assistenza sanitaria e sociale persino alle persone più fragili e indifese.

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