- Superando.it - https://www.superando.it -

Il linguaggio della pittura può dare gioia

Alberto Fiocco, «Mare in burrasca», opera ad olioÈ un vero e proprio “invito alla pittura” quello che vorremmo giungesse ai Lettori. Come? Nel modo più semplice e spontaneo, condividendo cioè una serie di esperienze dirette con questa affascinante forma d’arte, vissute da alcune persone (con disabilità) che abbiamo incontrato in questi mesi.
Capita spesso che la pittura venga considerata e presentata come un’attività alla quale è opportuno che si dedichino soprattutto coloro che hanno doti elevate e che sono in grado di dare vita a lavori di valore evidente. Chi scrive, invece, ha maturato la convinzione che la pittura sia – più di altre forme espressive – assolutamente “alla portata di tutti”. L’importante, infatti, è non curarsi del giudizio altrui e cercare solo di soddisfare la propria curiosità o il desiderio di comunicare un’emozione, uno stato d’animo, un’immagine presente nella mente o in altre sinuosità della propria persona. Se riuscirete a raggiungere questo obiettivo lo vedrete e capirete, forse, in un secondo momento. Intanto, però, avrete provato e questa esperienza non potrà non avervi trasmesso qualcosa di nuovo, di diverso da ogni altra vissuta prima. Scegliere e usare un colore invece che un altro, creare una forma, imprimere delle immagini sulla carta o sulla tela, oltre a parlare agli altri ci permette anche di comunicare con noi stessi. Provare costa poco, se poi vi piacerà sarà una scoperta impagabile…

«La mia esperienza – racconta da Pavia Fabio Pirastu, consigliere nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) – è maturata in occasione del corso di pittura La soglia della serenità, promosso qualche tempo fa dalla UILDM di Pavia insieme all’Associazione Sogni e Cavalli. Da piccolo avevo già frequentato diversi corsi di pittura e arte, fino a quando l’evolversi della mia patologia non mi ha più permesso di muovere in modo fluido le braccia. Devo ammettere che il primo impatto con il corso è stato un po’ traumatico, in quanto l’insegnante voleva farci rappresentare delle figure ben delineate e questo poco si sposava con la mia scarsissima mobilità. Col tempo, allora, ho convinto la docente a sperimentare modi nuovi – sfruttando le ruote della mia carrozzina – per arrivare al risultato finale, che doveva essere simile a quello degli altri. Un quadro dipinto da Fabio PirastuSono rimasto molto colpito dalla profonda attenzione che Rita Feri [la docente del corso, N.d.R.] ha messo nel cercare di rendere possibile ciò che durante le prime lezioni nemmeno lei immaginava. Posso dire di essere molto felice di avere partecipato a questa esperienza, che credo mi abbia offerto uno strumento in più – e più forte – per esprimere ciò che a volte sento dentro, ma non riesco a dire. Credo sia importante riuscire a trovare un equilibrio interiore e comunicare la propria serenità è anche un modo per facilitare gli altri nell’abbattimento delle barriere culturali. Ed è stato molto apprezzabile trovare un modo per trasformare l’ausilio, la mia carrozzina, in qualcosa di utile, per fare delle attività che permettano una più ampia integrazione».

«Ho partecipato al laboratorio La soglia della serenità – aggiunge Katia Pietra della UILDM di Pavia – per riprovare, dopo diversi anni, a sperimentarmi nel colore, senza avere una tecnica o un’adeguata preparazione, e devo dire che la metodologia dell’insegnante ha saputo colmare le mie lacune. Infatti, se in passato avevo provato a “imbrattare” tele o fogli, certo non potevo definire artistico il risultato, era piuttosto il prodotto del mio gusto nell’uso dei colori. Oltre però che per acquisire tecnica, ho aderito al progetto perché speravo potesse aiutarmi a scoprire, con l’aiuto del gruppo, modi alternativi per superare i miei limiti motòri. Infatti è stato interessante vedere come anche con cannucce e colori si possa “soffiare” e fissare il colore su un foglio. È stata un’esperienza molto stimolante e senza dubbio sarebbe bello non mettere la parola fine, ma continuare a “sperimentarci” come artisti».

Alberto Fiocco è affetto dalla distrofia muscolare di DuchenneDocente della Soglia della serenità, come abbiamo detto, è stata Rita Feri, che da circa vent’anni fa parte del Gruppo Artistico Artemisia di Milano, ove insieme ad altre quattro persone, svolge attività culturali, di pittura, scultura e insegnamento delle discipline d’arte. «In questa esperienza promossa a Pavia – spiega – sono stata coinvolta da una delle persone che l’hanno ideata, che conosce le mie attività e l’interesse che nutro per questo tipo di comunicazione. Il percorso proposto con La soglia della serenità si è basato sostanzialmente sul metodo che uso abitualmente, ovvero faccio lavorare da composizioni o pannelli prima semplici, poi più complessi. Rapportandosi con me e tra di loro, i partecipanti approfondiscono i rapporti spaziali, tonali e di colore. Le tecniche vengono adeguate alle esigenze individuali, ma resta unica la richiesta di capire quello che si vede e si vuole rappresentare. In questo senso, pensando alla risposta avuta dagli allievi, devo dire che la partecipazione e l’attenzione sono state massime, anche nelle applicazioni meno stimolanti e più faticose. Posso insomma affermare che tutti hanno ottenuto risultati straordinari, a partire dalla voglia di misurarsi e di diventare più consapevoli delle proprie possibilità. Dalle opere prodotte si coglie molta gioia. Credo quindi di poter dire con certezza che riuscire ad esprimersi con questo linguaggio possa dare gioia».

Alberto Fiocco è un venticinquenne con la distrofia muscolare di Duchenne, che ha già avuto modo di vedere i propri lavori esposti, lo scorso marzo addirittura in una Personale al Museo di Castelvecchio a Verona. «Per me – ci spiegava alcuni mesi fa – è un’infinita soddisfazione condividere questa veste di pittore, che mi entusiasma tantissimo».
Socio della UILDM di Verona, nel 2009 Alberto ha attraversato una fase difficile della sua malattia. Sostenuto dalla famiglia e dal Centro Clinico NEMO (NeuroMuscular Omnicentre) di Milano, un po’ alla volta si è ripreso ed è tornato a frequentare quei luoghi – il mare in particolare – diventati per lui fonte di grande ispirazione, che egli soddisfa dipingendo, come faceva quando frequentava le scuole elementari e le medie. Oggi, però, a dare vita ai suoi soggetti, i suoi “compagni di avventura” non sono più i colori a cera, gli acquerelli o i pennarelli, ma sono diventati la pittura ad olio e il cartoncino telato, per comunicare, attraverso la brillantezza e la luminosità dei colori, le intense emozioni della vita. Cosimo Spalanzino, «Il ritorno»«È vero – ci raccontava ancora Alberto -, il colore mi trasmette una grande forza. In particolare sono il verde e l’azzurro, i colori del mare, che mi permettono di esprimermi meglio. Dalla tela bianca, quelle tracce di colore che come per magia si impregnano, mi entusiasmano e mi danno emozioni particolari, tanto da non farmi pensare alla disabilità e da lasciarmi correre con la fantasia per monti e mari, prati e boschi. In quel miscuglio di colori ha inizio il mio viaggio. Non mi è facile dipingere, impiego molto tempo. Prima ci riuscivo da solo, oggi invece mi è possibile solo grazie a un intreccio di gesti tra me e mia mamma, ma il risultato è una meraviglia!».

Cosimo Spalanzino ha 31 anni, è nato in provincia di Brindisi e ha la distrofia muscolare di Becker. «Dipingo da tre anni e mezzo – ci dice – e il mio stile è basato sull’impressionismo. Ad oggi ho realizzato circa cinquanta opere e ho anche avuto modo di fare un’esposizione nel mio paese».
«Quello con la pittura – racconta ancora – è stato un incontro casuale, ove tutto è iniziato per gioco: infatti, guardando le opere di artisti famosi, mi è venuta voglia di iniziare, di mettermi alla prova, e da allora non ho più smesso, ricevendo spesso complimenti anche da “esperti”. Pensandoci, non so dire se ci sia un legame tra tutto questo e la mia patologia, non so se non avendo questo “problema” avrei mai iniziato. Certamente posso dire che proprio con la pittura ho scoperto di avere una grande dote nell’osservare le cose che mi circondano. Un desiderio, oltre alla salute? Diventare un artista conosciuto!». Firmato Cosimo Spalanzino, appassionato pittore, che con le sue opere cerca di raccontare «attimi sfuggenti della realtà che ci circonda…».

*Servizio pubblicato dal n. 174 di «DM», periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo Dipingere per comunicare, qui adottato e ripreso per gentile concessione, con lievi riadattamenti.

Please follow and like us:
Pin Share