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Per far sì che lo sviluppo diventi ovunque inclusivo

Ragazzo in carrozzina fotografato di spalle in riva al mare, con le braccia levateCi siamo già occupati più volte, recentemente, della RIDS, la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, in occasione degli incontri avuti da alcuni suoi esponenti con il ministro degli Esteri Franco Frattini e del tavolo di lavoro comune specificamente avviato (se ne legga ad esempio cliccando qui). Ma che cos’è esattamente questa rete recentemente costituitasi?
A volerla sono state l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), DPI Italia (Disabled Peoples’ International), EducAid e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), tutte importanti realtà italiane radicate sul territorio e ampiamente coinvolte nella definizione di programmi e politiche sulla disabilità nelle attività di cooperazione, incluse quelle istituzionali italiane ed estere.
Si parla dunque dell’espressione di un interesse comune e di una reciproca collaborazione, finalizzate all’attuazione di iniziative nazionali e internazionali (di formazione, informazione e consulenza), nel campo della cooperazione allo sviluppo indirizzata alle persone con disabilità, il tutto all’interno degli scenari delineati dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Segnatamente gli articoli di riferimento nella Convenzione stessa, dei quali promuovere in questo ambito la piena attuazione,  sono l’undicesimo (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) e il trentaduesimo (Cooperazione internazionale), per far sì che il sistema di cooperazione allo sviluppo sia attento alla disabilità in chiave inclusiva.

«La consapevolezza che la reale sostenibilità della Convenzione ONU sarà possibile solo dove la voce delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni sia forte e competente – spiegano a una voce i promotori dell’iniziativa -, capace pertanto di interloquire con le Istituzioni Pubbliche e Private e con la Società Civile, fa dell’empowerment il principio ispiratore della RIDS», ove con empowerment, naturalmente, si intende, in senso generale, “la crescita dell’autoconsapevolezza delle persone con disabilità”.
«Questo network – aggiungono – nasce dalla volontà di mettere in sinergia le rispettive competenze e capacità, costituendo appunto una rete basata sullo scambio di prassi appropriate, su pubblicazioni, sulla circolazione di esperienze ed expertise, sulla promozione di strumenti, metodologie e progetti capaci di sostenere l’attuazione della Convenzione ONU in tutti i Paesi del mondo».
In occasione della nascita della RIDS, è stato prodotto anche un Manifesto del quale suggeriamo caldamente la lettura (cliccare qui).

Ebbene, per il suo “evento di lancio”, la nuova Rete ha scelto Bellaria (Rimini), all’interno del XXIII Convegno Internazionale dell’AIFO, denominato Esperienze di Speranza, ove verranno tra l’altro celebrati – dal 21 al 23 ottobre (Palazzo dei Congressi Bellaria-Igea Marina, Via Lungofiume Uso, 1) – i cinquant’anni anni di tale organizzazione, con una tre giorni che si porrà l’intento di dare voce e importanza alle persone che da una situazione di grande difficoltà e disagio hanno trovato la forza e gli strumenti necessari per migliorare la propria vita.
Dube Kudakwashe, direttore generale della Decade Africana delle Persone con Disabilità, sarà uno degli ospiti stranieri del workshop di Bellaria del 21 ottobreIn tale sede, dunque, la RIDS promuoverà per venerdì 21 ottobre (ore 9) il workshop internazionale intitolato L’impegno del sistema Italia sull’art. 32 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, il cui obiettivo principale, come spiegano gli organizzatori, «sarà il confronto di buone pratiche fra i vari attori della cooperazione allo sviluppo, per fornire ai partecipanti informazioni e strumenti sulla Convenzione e sulle possibilità di mainstreaming [inserimento di azioni concernenti la disabilità, nell’ambito delle politiche generali, N.d.R.] all’interno dei programmi di sviluppo. Di particolare importanza sarà l’analisi degli strumenti prodotti in materia dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU (Studio tematico sul ruolo della cooperazione internazionale a supporto della Convenzione ONU [se ne legga il testo in inglese cliccando qui, N.d.R.]) – cui anche l’AIFO e DPI Italia hanno collaborato, fotografando la situazione del settore in Italia -, dall’Unione Europea (la Strategia Europea sulla Disabilità 2010-2020, punto 8, Azioni esterne) e dal Ministero degli Esteri italiano (Linee guida per l’introduzione della tematica della disabilità nell’ambito delle politiche e delle attività della cooperazione italiana)».

Il workshop di Bellaria – di cui il programma è disponibile cliccando qui) – coinvolgerà attori statali e società civile, con rappresentanti ministeriali (Mina Lomuscio e Alfredo Ferrante, rispettivamente del Ministero degli Esteri e di quello del Lavoro e delle Politiche Sociali), esponenti di autorità locali, di associazioni, di federazioni, di organizzazioni non governative e del mondo accademico, vari dei quali provenienti anche dall’estero, come Dube Kudakwashe, direttore generale della Decade Africana delle Persone con Disabilità, Johannes Trimmel, presidente dell’IDDC (International Disability and Development Consortium), insieme a Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Giampiero Griffo, membro dell’Esecutivo Mondiale di DPI, Francesca Ortali, project manager dell’AIFO e Alfredo Camerini, direttore di EducAid.
Da ricordare infine che l’evento si inserirà nel progetto realizzato con il contributo dell’Unione Europea dal titolo Making Development Inclusive (“Fa che lo sviluppo diventi inclusivo”), di cui l’AIFO è partner insieme ad altre undici organizzazioni non governative del citato IDDC, che contribuiranno tutte attivamente, con la propria esperienza internazionale, allo svolgimento dell’incontro. (S.B.)

La scheda di registrazione all’incontro di Bellaria è disponibile cliccando qui. Per ogni ulteriore informazione: ridsnetwork@gmail.com.
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