È stata Autism-Europe, organizzazione presente in tutti i Paesi dell’Unione Europea, a condurre una mini-indagine presso i propri membri, per cercare di capire quale sia il peso reale degli eventuali tagli alla spesa per la disabilità, in seguito alla grave crisi economico-finanziaria che il continente – e non solo – sta vivendo.
Ebbene, come ci riferisce Donata Vivanti – vicepresidente dell’EDF (European Disability Forum) e presidente di Autismo Italia – i risultati sono stati in una certa misura quanto meno sorprendenti. Infatti, sembra proprio che al di là di Italia, Polonia e Ungheria, nessun altro Paese dell’Unione Europea debba far registrare particolari tagli ai finanziamenti statali per la disabilità, nemmeno la Grecia, nonostante la drammatica situazione che quel Paese sta vivendo.
Ci sono poi realtà che andrebbero addirittura in controtendenza, come accade alla Francia, dove recentemente, nonostante la crisi, il Governo ha annunciato un impegno maggiore nei confronti delle persone anziane e con disabilità per il 2012, tramite un incremento del 4,2% dell’ONDAM (Objectif National des Dépenses d’Assurance Maladie, ovvero l’Obiettivo Nazionale delle Spese di Assicurazione Sanitaria).
Nello stesso quadro, inoltre, con il PLFSS 2012 (Projet de Loi de Financement de la Sécurité Sociale 2012, vale a dire il Progetto di Legge di Finanziamento della Sicurezza Sociale), il Governo transalpino intende mettere concretamente in pratica gli impegni presi durante la Seconda Conferenza Nazionale Francese sulla Disabilità dell”8 giugno scorso, rivolti agli alunni con disabilità, al lavoro degli adulti e al miglioramento delle condizioni generali di accessibilità.
Certo, la mini-inchiesta di Autism-Europe si è svolta all’insegna di una sostanziale informalità e meriterebbe certamente ben altri approfondimenti e conferme ufficiali. E tuttavia – anche considerando che le risposte sono arrivate da organizzazioni assai coinvolte in tali questioni e dunque particolarmente sensibili ad esse – sembra proprio di poter concludere che per risanare le casse dello Stato non siano sempre necessari tagli riguardanti le “fasce più deboli” della cittadinanza, come purtroppo sta accadendo invece nel nostro Paese. (S.B.)