Per la prima volta, nei giorni scorsi, i leader delle Istituzioni dell’Unione Europea si sono riuniti con l’EDF (European Disability Forum), per discutere i problemi che si trovano a dover affrontare, secondo le stime, 80 milioni di Cittadini europei con disabilità.
José Manuel Barroso, Jerzy Buzek e Herman Van Rompuy, rispettivamente presidenti della Commissione, del Parlamento e del Consiglio Europeo, si sono riuniti – insieme a Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea e Commissaria UE per la Giustizia – con i rappresentanti della comunità dei disabili di tutta l’Europa. Barroso ha dichiarato: «L’Unione europea deve prestare particolare attenzione alla situazione dei disabili. La Strategia Europea in materia di disabilità ha stabilito un programma ambizioso per i prossimi dieci anni [Strategia Europea sulla Disabilità 2010-2020, N.d.R.] e l’Unione mantiene il proprio impegno volto ad offrire ai disabili la possibilità di esercitare tutti i loro diritti e di partecipare pienamente alla vita sociale ed economica».
Dal canto suo Buzek ha dichiarato: «Un europeo su sei deve fare i conti con una forma di disabilità. In tempi di crisi occorre raddoppiare l’impegno, per sostenere le categorie vulnerabili che rischiano di essere le prime ad essere colpite. L’Europa deve garantire che le ripercussioni delle misure di austerità che si renderanno necessarie saranno minime, soprattutto per i disabili. Tutti gli ostacoli materiali e immateriali alla loro piena partecipazione alla vita sociale dovranno essere rimossi. L’inclusione dei disabili fornirà anche un indispensabile contributo alle necessità del mercato del lavoro europeo generate nel prossimo futuro dal pensionamento di milioni di cittadini appartenenti alla generazione del cosiddetto “baby-boom” e la Strategia Europea in materia di disabilità apporta un contributo inestimabile in tal senso. Il Parlamento Europeo è fermamente impegnato a tutelare i diritti dei cittadini con disabilità, come dimostrato dall’integrazione di tali diritti in tutta la legislazione in materia e negli statuti dei lavoratori e, non da ultimo, dalle condizioni di lavoro applicate nel Parlamento stesso».
Van Rompuy, infine, ha sottolineato che «l’Europa è stata all’avanguardia nella campagna per portare avanti la causa delle persone disabili. Tengo a sottolineare l’importanza dell’integrazione. Le persone con disabilità devono essere parte dell’economia sociale di mercato di domani. Anche in tempi di crisi economica, i nostri obiettivi devono continuare ad essere l’accessibilità e le pari opportunità in senso stretto, per far sì che la partecipazione dei disabili diventi una realtà. Si tratta di una questione di civiltà, si tratta di difendere i nostri valori comuni. In Europa, per società, si intendono tutti i cittadini e una società moderna deve rispecchiare tutti i suoi membri».
Lo scorso anno la Commissione Europea ha adottato la già citata Strategia Globale per creare un’Europa senza barriere per i disabili entro il 2020, progetto che illustra come l’Unione e i Governi Nazionali possano far sì che i disabili esercitino i loro diritti. Il dibattito dei giorni scorsi è stato dunque incentrato sui progressi compiuti finora nell’attuazione di tale strategia e ha cercato di analizzare quali sono i modi in cui la crisi economica colpisce le persone con disabilità.
Nell’autunno del 2012 la Commissione, guidata dalla vicepresidente Reding, presenterà una legge europea sull’accessibilità, per garantire che i disabili abbiano accesso su un terreno di parità con gli altri all’ambiente fisico, ai trasporti e ai servizi di informazione e comunicazione. L’accessibilità, infatti, è per i disabili la condizione preliminare per poter esercitare pienamente i diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, dal Trattato dell’Unione Europea e dalla Carta dei Diritti Fondamentali.
La Commissione, pertanto, promuoverà entro breve tempo una consultazione pubblica sul tema dell’accessibilità, che contribuirà alla preparazione dell’iniziativa.
Oggi, nell’Unione Europea, una persona su sei – circa 80 milioni di cittadini – è affetta da una disabilità – da leggera a grave – mentre oltre un terzo dei cittadini oltre i 75 anni è portatore di disabilità che in qualche misura lo limitano. Cifre, queste, che sono destinate ad aumentare, con il progressivo invecchiamento della popolazione.
La maggior parte di queste persone troppo spesso non riesce a partecipare pienamente alla vita sociale ed economica, a causa di barriere fisiche o di altro tipo, ma anche di discriminazioni. Abbattere dunque queste barriere non solo è un dovere sociale, ma può anche creare nuove opportunità di mercato. Uno studio realizzato in Gran Bretagna dal Royal National Institute of the Blind (RNIB) ha dimostrato ad esempio che una catena di supermercati, dopo avere investito 35.000 sterline per rendere accessibile il proprio sito internet, ha registrato entrate supplementari per oltre 13 milioni di sterline all’anno.
In Germania, inoltre, un altro studio ha dimostrato che una maggiore offerta di strutture accessibili aumenterebbe gli spostamenti dei disabili, garantendo al settore turistico tedesco un incremento del fatturato compreso tra 620 milioni e 1,9 miliardi di euro.
In tale contesto, la Strategia Europea in materia di disabilità sottolinea l’impegno dell’Unione a migliorare la situazione delle persone con disabilità del continente. Essa integra e sostiene l’azione degli Stati Membri, sui quali ricade la responsabilità principale delle politiche in materia di disabilità.
Il 1° e il 2 dicembre, infine, la Commissione Europea ha organizzato un’importante conferenza nell’ambito della Giornata Europea delle Persone con Disabilità, in cui sono stati affrontati, tra l’altro, gli aspetti della crisi economica relativi ai diritti dei disabili.
*Testo già apparso nel periodico «Vita», con il titolo DISABILI. Primo vertice europeo con Barroso e Van Rompuy, e qui ripreso, con lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione di tale testata. Si ringrazia Paolo Iorio per la segnalazione dell’articolo.