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Rivendicare il diritto alla conoscenza per rafforzare il diritto allo studio

Libro digitaleIn queste settimane assistiamo a una campagna di richiesta di solidarietà da parte dell’UICI (Unione italiana Ciechi Ipovedenti), per rivendicare la consegna in tempi utili alla Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita di Monza, da parte dell’AIE (Associazione Italiana Editori), dei libri scolastici, per consentirne la trasformazione in Braille, mettendoli poi, previo adattamento, a disposizione  degli alunni con difficoltà visiva che ne facciano richiesta.
Gli editori dell’AIE, dunque, toccati nel vivo, si sono subito premurati di fornire rassicurazioni, pubblicando una serie di informazioni sullo stato dell’arte del Progetto LIA (Libro Italiano Accessibile). In tal senso, prendendo spunto da uno studio che essi stessi avevano condotto, riguardante le tendenze dei lettori italiani, hanno inteso evidenziare la preminenza dei lettori con disabilità visiva su tutti gli altri Cittadini e hanno dato conto conto dello stato di attuazione dello stesso Progetto LIA che, allungando gli impegni e i tempi assunti circa un anno fa, dovrebbe rendere disponibile la lettura di tremila libri.

Si era già avuto modo, su queste stesse pagine [Il conflitto tra il diritto d’autore e il diritto alla conoscenza, articolo disponibile cliccando qui, N.d.R.] di sottolineare le contraddizioni e le preoccupazioni, in occasione dell’approvazione del Progetto LIA, circa  la nuova e subdola negazione del diritto alla conoscenza a favore del diritto di autore, ma allo stesso tempo si era anche sottolineata la posizione contraddittoria dell’UICI, che appare sempre più preoccupata del ruolo egemonico rivestito dalla propria Associazione.
Molti, tra l’altro, hanno avuto occasione di sottolineare i ritardi delle consegne da parte della Biblioteca di Monza, senza dimenticare le rimostranze di alcune Associazioni che hanno a loro volta segnalato i disservizi e frequentemente messo in discussione il modello organizzativo centralizzato.

A questo punto, quindi, è anche per rafforzare le stesse rimostranze dell’UICI, rispetto alle tardive consegne dell’AIE – che pregiudicano i normali processi di istruzione dei ragazzi con disabilità visiva -, che ci sembra importante rilanciare il tema e la rivendicazione ineludibile del diritto universale alla lettura.
All’atto del finanziamento del Progetto LIA, non era difficile immaginare che l’Associazione Italiana Editori puntasse a incamerare e a controllare il flusso delle risorse previsto dal cosiddetto “Decreto Rutelli” [Decreto del 18 dicembre 2007, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2008, che aveva destinava 2 milioni e 750.000 euro (articolo 5, comma 1), per finanziare progetti e iniziative utili a rendere disponibili libri in formato accessibile alle persone con disabilità visiva. N.d.R.] e la diffusione del libro digitale. L’assenso e il coinvolgimento dell’UICI doveva servire anche a questo non disinteressato controllo distributivo.
Oggi, il risultato finale di quell’operazione – facilmente prevedibile – è quello di non poter disporre del libro digitale in modo autonomo e libero, da parte del disabile visivo, libro digitale che, si badi bene, contrariamente ai necessari adattamenti previsti per quelli scolastici, non comporta alcun onere finanziario aggiuntivo perché preesistente al cartaceo di cui è il documento sorgente.

Alcune domande, quindi, diventano quasi obbligate
. Quali sono le difficoltà che impediscono l’attribuzione (entro 72 ore, secondo il “Decreto Rutelli” del 2007!) alle scuole frequentate da alunni o allievi con disabilità visiva? Perché a tutt’oggi i libri digitali non sono disponibili almeno nelle ventiquattro Biblioteche Nazionali italiane? Perché i libri digitali non sono disponibili nelle Biblioteche Regionali o di Ateneo? Perché ancora non sono disponibili nelle Biblioteche Pubbliche Comunali e forniti con precise regole agli aventi i requisiti? Ma poi quali sono questi requisiti? Non esiste forse il diritto allo studio e alla conoscenza e, quindi, alla disponibilità del libro digitale anche per i dislessici o per le persone con disabilità fisica che non possono recarsi in biblioteca o ricorrere all’uso dell’e-book? Si pensi, ad esempio, a chi non avendo l’abilità manuale non può usare il libro cartaceo. Quale operatività, infine, verrà attivata per l’attuazione della Legge 170/10, riguardante le persone con disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico?

Se in futuro, pertanto, continuerà a prevalere questa logica esclusivista e profittevole, si andrà incontro a nuove sovrapposizioni e altri sprechi di cui non si ha proprio bisogno! E d’altro canto se il diritto allo studio e all’istruzione, come noi riteniamo, è parte integrante del diritto alla conoscenza e alla cultura, si deve connotare in modo uguale in tutta Italia oppure è giusto riconoscere le specificità culturali regionali che intervengono plasmandolo e caratterizzandolo?
Quest’ultimo aspetto, a parere della Commissione Parlamentare della Cultura, sembrerebbe una precisazione doverosa, utile, rispettosa e condivisibile. Almeno così si era espressa in un’Audizione del 30 marzo di quest’anno, quando venne approvato il finanziamento per il 2011 della Biblioteca Regina Margherita di Monza per 760.000 euro, ma anche – con un ordine del giorno contestuale – l’opportunità di richiedere al Governo italiano un finanziamento per le peculiarità culturali regionali, come quella della Sardegna.
In realtà, il diritto alla conoscenza dev’essere esigibile in ogni momento e in ogni territorio perché parte essenziale per l’inclusione, ma anche fonte delle identità nazionali e regionali. Stando alle dichiarazioni dell’AIE, pare invece che per poter disporre dei tremila libri elettronici, dovremo attendere altri dodici mesi!

Il problema quindi non è la solidarietà alla riduttiva sollecitazione dell’UICI, ma quello di rivendicare con forza e coerenza la disponibilità del libro digitale in ogni angolo d’Italia. Il libro, infatti, per sua natura è universale e si propone in formati diversificati, nutrendosi delle culture dei territori e delle innumerevoli emozioni umane. La sua universalità deve perciò tradursi anche in piena esigibilità libera e autonoma. Difficile? No. Basti sottolineare che il libro digitale può raggiungere in pochi minuti ogni angolo del mondo, ogni scuola e ogni Cittadino e che in altrettanti pochi secondi è trasformabile in altri formati, adattandosi così alle caratteristiche del lettore.
C’è bisogno per far questo della Biblioteca Regina Margherita di Monza? No. Basta un semplice computer debitamente attrezzato perché il libro si rechi dal lettore e non il contrario. Chissà quanti disabili visivi – e, aggiungiamo, disabili fisici e dislessici – aspettano che il libro si presenti a casa di ognuno di noi, superando i limiti del tempo, dello spazio, del formato e delle “bardature” costituite da interessi non sempre nobili.
L’atto primo per la fruizione del libro e quindi anche del diritto alla conoscenza è il contenuto del libro che è nato libero e ha dovuto subire le gabbie della censura, del controllo distributivo e commerciale e ora anche di organizzazioni sociali ed economiche.
No. Il libro è libero e il suo fine è rendere libero ogni uomo in ogni angolo della terra perché, riprendendo il celebre teologo e pedagogista del Seicento Comenius,  «il libro è l’illustrazione delle immagini e quindi delle sensazioni e delle emozioni umane sul mondo».

*Presidente della FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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