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Il rigore non basta: serve un’Europa federale, solidale e democratica

Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento EuropeoLo scenario europeo si presenta oggi drammaticamente improntato alla ricerca di regole stringenti in materia di disciplina di bilancio e rigore finanziario, senza alcuna prospettiva per il rilancio della crescita, senza alcuna attenzione al lavoro, alla solidarietà sociale, allo sviluppo sostenibile. Questo approccio rigorista, contenuto nel Progetto di Trattato Internazionale [è il “Progetto di trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria”, fissato nel mese di dicembre scorso, N.d.R.], senza avere serie contropartite per la crescita, condanna alla recessione e alla marginalizzazione economica e politica dell’intera Europa.
Il Progetto di Trattato propone inoltre di modificare i processi decisionali, in quanto le raccomandazioni della Commissione in materia di deficit eccessivi e di debito pubblico saranno immediatamente applicabili, a meno che non vi sia una maggioranza di due terzi contraria. Il che significa che per quanto riguarda l’Eurogruppo, basterà che Francia e Germania sostengano le proposte della Commissione per obbligare gli altri Stati ad adeguarsi alle conseguenti decisioni.
Ne consegue che un Paese nelle condizioni dell’Italia può vedere i suoi diritti ridotti o sospesi per motivi di disciplina di bilancio, che paradossalmente diviene più importante della “disciplina democratica”: basti pensare ai colpevoli ritardi dell’Unione nei confronti dell’Ungheria di Orban, suscettibile ormai di essere sottoposta alla procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato dell’Unione Europea.
In questo quadro il CIME sollecita un’iniziativa urgente da parte del Parlamento Europeo, sia in vista di una decisione del Consiglio che per la costituzione di una commissione d’inchiesta.

La dichiarazione del Parlamento Europeo sul carattere inaccettabile del Trattato Internazionale
Il CIME concorda poi sulla dichiarazione diffusa dalla delegazione del Parlamento Europeo sull’inaccettabilità, nelle condizioni attuali, del Progetto di Trattato Internazionale sul rafforzamento dell’unione economica.
Si impone ora la ricerca di soluzioni di più ampio respiro che restituiscano all’Europa la sua funzione originaria, rimettendo al centro dei suoi obiettivi l’uomo e non il mercato, il lavoro e non la ricchezza finanziaria per i pochi.
Per superare la difficile crisi che stiamo attraversando, occorre lungimiranza politica e impegno, per rompere il perimetro in cui le politiche rigoriste stanno relegando l’Europa, senza offrire prospettive di sviluppo, di crescita e di sicurezza per il futuro.

Le misure urgenti per far fronte alla congiuntura economica
Nel frattempo l’Unione Europea dovrà assumere una serie di misure per far fronte alla grave congiuntura economica, a cominciare dalla definizione del ruolo della BCE [Banca Centrale Europea, N.d.R.], che dovrà presentarsi sui mercati come il prestatore di ultima istanza, senza far ricorso a misure surrettizie, la cui efficacia può apparire quanto meno dubbia e controproducente per la crescita.
Contestualmente, l’Unione Europea dovrà lanciare un programma organico di crescita, finanziato dagli eurobonds, mirato a sviluppare un programma di grandi investimenti nelle reti transeuropee, nelle energie rinnovabili, nella ricerca e l’innovazione, nelle azioni volte al completamento del mercato interno.
In questo quadro il CIME conferma il suo sostegno alla prospettiva di un’iniziativa dei Cittadini europei, sulla base dell’articolo 11 del Trattato di Lisbona per un new deal europeo. Ma soprattutto bisogna avere ben presente che la questione sociale, o ancor meglio dell’esclusione sociale, torna ad essere cruciale: le disuguaglianze crescenti che si vanno accentuando con la crisi e le politiche restrittive che ne conseguono sono gravemente nefaste per la società, la corrodono al suo interno, creano errate convinzioni di superiorità basata sui beni posseduti, accentuano i pregiudizi, scatenano fenomeni di criminalità e di dissenso politico che può degenerare in forme populistiche di protesta o ancor peggio terroristiche.

Una nuova dichiarazione sul futuro dell’Europa per riaprire il processo costituzionale
Il Movimento Europeo ritiene che il Governo Italiano debba da una parte impegnarsi a sottoscrivere il Trattato Internazionale solo se esso sarà accettato dal Parlamento Europeo e farsi contestualmente promotore di una dichiarazione, sul modello di quella proposta nel 2000 da Amato e Schroeder [Giuliano Amato e Gerhard Schroeder erano rispettivamente, nel 2000, presidente del Consiglio in Italia e cancelliere in Germania, N.d.R.] sul futuro dell’Europa e inserita nel Trattato di Nizza, attorno alla quale raccogliere il consenso di un primo nucleo di Paesi per rilanciare, sulla base di un’iniziativa del Parlamento Europeo, la convocazione di una Convenzione, ai sensi dell’articolo 48 del Trattato [di Nizza, N.d.R.], per riaprire e completare il processo costituzionale verso gli Stati Uniti d’Europa, fra i Paesi e i Popoli che accetteranno di portare a compimento questo processo.
Appare dunque necessario e urgente rilanciare i princìpi dell’equità, della solidarietà, della partecipazione democratica che hanno caratterizzato il fermento politico dall’origine della nascita delle prime comunità europee e che sono state poste come fondamento del pensiero e dell’azione di Altiero Spinelli.
Spetta anche al CIME contribuire a questo rilancio, riprendendo il difficile cammino delle riforme per un’Unione che non veda più il destino dei suoi cittadini affidato al capriccio dei mercati e all’evoluzione degli spread.

*Fondato una prima volta nel 1948 e poi nuovamente nel 1956, come Sezione Italiana del Mouvement Européen, il CIME (Consiglio Italiano del Movimento Europeo) è espressione di tutte le forze democratiche – partiti, sindacati e associazioni – impegnate nel nostro Paese per il conseguimento dell’unità europea, intesa secondo il Messaggio di Ventotene che ispirò la Resistenza e quale federazione fra tutti gli Stati Europei a regime democratico che possano e vogliano aderirvi in piena parità di diritti e di doveri.
Il CIME riconosce il primo nucleo di tale federazione nelle strutture istituzionali esistenti nell’ambito dell’attuale Unione Europea, la cui prima tappa è stata la realizzazione dell’unione economica e monetaria e ora si propone quindi di operare a un tempo per l’ampliamento di essa, per il rafforzamento dell’integrazione tra gli Stati Membri, per una evoluzione democratica delle Istituzioni e per un attivo contributo di queste ultime alla promozione di un ordine internazionale fondato sulla pace.
A tal fine il CIME svolge in primo luogo la funzione di organo coordinatore tra le forze aderenti e di strumento di proposta, di stimolo e di pressione nei confronti del Parlamento, del Governo Nazionale e delle Istituzioni Internazionali, attraverso il MEI (Movimento Europeo Internazionale), di cui fa parte.

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