Normalmente i bambini imparano a parlare rapidamente e senza difficoltà, tramite esposizione al linguaggio adulto. E tuttavia, per alcuni di loro, questo processo di sviluppo non è così facile: nel 10-20% dei bambini di 2 anni, infatti, è stato riscontrato un ritardo nel linguaggio in assenza di condizioni patologiche cliniche.
Questa condizione (Late Talker) rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di un successivo disturbo specifico del linguaggio, che è presente nel 5-8% della popolazione scolastica e che, spesso sottovalutato, si accompagna al successivo sviluppo di difficoltà di apprendimento scolastico (dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia).
Le conoscenze scientifiche disponibili convergono oggi nel mostrare che il periodo sensibile per uno sviluppo tipico delle abilità di linguaggio e di lettura è individuabile in epoche molto precoci della vita, ben prima della comparsa delle prime manifestazioni cliniche in epoca scolare. Conferme sperimentali indicano inoltre che un’individuazione tempestiva dei disturbi di linguaggio (idealmente entro i 3 anni di vita) consente di impostare interventi efficaci, in grado di fare evolvere positivamente le competenze linguistiche e preventivi per l’insorgenza della dislessia.
Proprio in un’ottica di prevenzione, l’IRCCS Medea–La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco) ha avviato uno specifico progetto (Communication Disorders: reducing health inequalities), approvato dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute.
Si tratta di uno studio “longitudinale” sulla popolazione della scuola dell’infanzia in due Regioni differenti (Lombardia e Friuli Venezia Giulia), nelle Province e nei Comuni di Lecco e Udine: attraverso strumenti di screening scientificamente già validati e adattati al contesto linguistico italiano, verranno individuati i bambini a rischio di sviluppare disturbi del linguaggio e future forme di dislessia. In tal senso, verrà reclutato un campione di mille bambini di 36 mesi, frequentanti la scuola dell’infanzia, ai quali verrà sottoposto il test di screening denominato Language Development Survey – sviluppato da Leslie Rescorla del Bryn Mawr College in Pennsylvania, USA -, una check-list (“lista di controllo”) somministrata direttamente ai genitori e recentemente presentata nei congressi internazionali come il più aggiornato strumento per l’individuazione precoce dei bambini a rischio di disturbo specifico del linguaggio.
Naturalmente la check-list è stata opportunamente adattata e tarata per la popolazione italiana dai ricercatori dell’IRCCS Medea, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e direttamente in accordo con Leslie Rescorla, che ha seguito l’evoluzione dei lavori su un’ampia fascia di bimbi italiani (a tal proposito sono state riscontrate alcune differenze rispetto ai dati già raccolti in altri paesi di lingua inglese).
Una parte dei soggetti “positivi” allo screening seguirà poi un potenziamento linguistico specifico, durante la normale attività educativo-didattica che verrà svolta nella scuola dell’infanzia, con una formazione ad hoc degli insegnanti.
Tutti i bambini, infine, verranno rivalutati al termine del progetto, in modo tale da evidenziare la predittività del test su un campione italiano e l’efficacia degli interventi di potenziamento: i soggetti ancora positivi verranno inviati ai servizi di riabilitazione infantile per la presa in carico riabilitativa.
«Per la prima volta in Italia – sottolinea Massimo Molteni, responsabile del progetto e primario dell’Unità Operativa di Psicopatologia all’IRCCS Medea – il test di Leslie Rescorla verrà applicato in un programma di prevenzione. Coinvolgeremo scuola e famiglia, per sperimentare una modalità di risposta assistenziale innovativa e in grado di ridurre i costi del sistema, conseguenza di una diagnosi tardiva».
Da ricordare, in conclusione, che l’IRCCS Medea ha già utilizzato con successo una serie di test come predittori precoci per la dislessia e che ha standardizzato – in collaborazione con altri gruppi di ricerca (specificamente con l’Università di Udine e con quella di Padova) -, strumenti per la diagnosi e lo screening tempestivo dei disturbi del linguaggio, utilizzabili nei primi anni della scuola dell’infanzia e in grado di identificare precocemente i bambini a rischio. (Cristina Trombetti)