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Riforma del lavoro e disabilità: una prima riflessione

Donna con disabilità al lavoro al computerCom’è ben noto, il 23 marzo scorso la cosiddetta Riforma Fornero del mercato del lavoro [“La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, N.d.R.] è stata approvata, «salvo intese», dal Consiglio dei Ministri e ora si appresta a superare lo scoglio del Parlamento, dove approderà come Disegno di Legge, per eventuali modifiche.
Come riportato da tutti gli organi d’informazione, le novità più importanti dovrebbero riguardare la disciplina del licenziamento individuale, modificando le norme contenute nell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ma ci sarà anche il cambiamento di alcune forme contrattuali, del sistema degli ammortizzatori sociali e delle tutele in costanza di rapporto di lavoro.

In questa sede ci soffermiamo invece sull’analisi del capitolo 8, Efficace attuazione del diritto al lavoro dei disabili, che ci riguarda da vicino.
Dalla lettura del testo emerge che con la riforma si intende «favorire maggiormente l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro dei lavoratori con disabilità» e per far ciò, l’intenzione è quella di intervenire sulla Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), «estendendone il campo di applicazione».
In particolare, «la base per il calcolo della quota di riserva per l’assunzione dei disabili» dovrà comprendere «tutti i lavoratori assunti con vincolo di subordinazione», con l’esclusione di alcune (ridotte) categorie: «i lavoratori con disabilità già in forza, i dirigenti, i soci delle cooperative, i contratti di reinserimento, i lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero, i lavoratori interinali occupati presso l’impresa utilizzatrice, i lavoratori socialmente utili assunti, i lavoratori a domicilio, i lavoratori che aderiscono al programma di emersione».

Altro intento del Governo è quello di contrastare gli abusi; infatti, si legge sempre nel testo della riforma, verrà limitata anche la possibilità – per i datori di lavoro che operano in particolari settori – di ottenere un esonero, totale o parziale, dall’obbligo di assunzione di persone con disabilità.
La nuova normativa sul numero garantito di posti di lavoro per persone con disabilità comporterà dunque «maggiori e più incisivi controlli da parte dell’Ispettorato del ministero del lavoro, finalizzati a verificare la correttezza dei prospetti informativi delle quote di riserva cui sono tenute le aziende pubbliche e private».

Anche se è certamente presto per esprimere un giudizio di merito sulle proposte – il testo, infatti, è oggetto anche in questi giorni di continue discussioni – si può comunque apprezzare l’intento del Governo di aumentare i controlli sui vari escamotage che alcune aziende pongono in essere per derogare all’obbligo di assunzione di lavoratori iscritti alle cosiddette “categorie protette”.
Va rilevato, per altro, che un parere contrario è già stato espresso dai sindacati, e in particolare dalla CGIL, secondo i quali nella riforma, in concreto, non c’è «niente per le persone con disabilità», pensando poi al quasi azzeramento del Fondo per il Collocamento Mirato, ciò che costiutisce un ulteriore passo verso la non esigibilità del diritto al lavoro da parte delle persone con disabilità.

*Il Centro per l’Autonomia Umbro è anche la sede della FISH Umbria  (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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