Il Consiglio Regionale del Piemonte ha dunque “disastrosamente” approvato la Proposta di Legge Regionale n. 86, piuttosto che ritirarla, per riformularla in maniera condivisa e moderna, come continuamente e fino all’ultimo momento richiesto dalla FIADDA (Famiglie Italiane Associate a Difesa dei Diritti degli Audiolesi).
Si è trattato di un vero “pateracchio” fra alcuni Consiglieri che hanno evitato accuratamente di prendere coscienza dei reali bisogni e diritti delle persone sorde oggi in Italia. Una Lega Nord piccola piccola, guidata dal capogruppo Mario Carossa, letteralmente “succube” di due vicecapigruppo, Augusta Montaruli (PdL) e Stefano Lepri (PD), distintosi con enunciati ed epiteti di una rara ignoranza e arretratezza culturale, ha consentito l’approvazione della nuova Legge Regionale, denominata Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva, che richiama pregiudizialmente l’articolo 6 della Costituzione Italiana (riconoscimento delle minoranze linguistiche). In tal senso va osservato innanzitutto che non è competenza delle Regioni riconoscere le minoranze linguistiche nazionali , vere o presunte che siano, ciò che già inficerebbe questo provvedimento.
Il titolo stesso della Legge, poi, dimostra il comportamento discriminatorio perché antepone assurdamente il riconoscimento della LIS – la Lingua Italiana dei Segni, appunto – all’inclusione sociale delle persone sorde. A tale comportamento corrispondono due errori grossolani:
1. Ritenere e costringere per legge le persone sorde come appartenenti a una comunità, a una minoranza linguistica e culturale, indipendentemente dalla propria volontà e percorso di vita, dalla propria padronanza e competenza della lingua verbale italiana, dall’essere nel pieno della cittadinanza attiva italiana. Eppure le persone sorde che non usano, non conoscono e non hanno alcun interesse verso il linguaggio dei segni sono sotto gli occhi di tutti. Ancor di più oggi, con le moderne tecniche abilitative logopediche e le tecnologie avanzate per il notevole recupero della capacità percettiva uditiva, sia in campo protesico – con apparecchi acustici digitali di potenza – che attraverso impianti cocleari negli effettivi casi di bisogno.
2.Ritenere che la LIS – senza nulla togliere alla sua importante funzione in alcuni casi – sia una lingua a tutti gli effetti, come una qualsivoglia lingua verbale, senza considerare che non dispone di forma scritta e orale e quindi è priva di quella potenza e onnipresenza propria della lingua italiana e delle altre lingue verbali di cui oggi tutte le persone sorde si dovrebbero appropriare, avendone la garanzia di legge.
È evidente che le poche persone sorde che per comunicare utilizzano esclusivamente il linguaggio dei segni ritengano, per esse stesse, questo strumento comunicativo alla stregua di una vera lingua a tutti gli effetti; è umanamente comprensibile. Ma non è possibile accettare questo per principio e tanto meno per legge verso tutte le altre persone sorde; specialmente oggi non si può immaginare e parlare di una “comunità sorda”, anziché dell’autonomia e dell’indipendenza personale di ciascuno.
Per le persone che utilizzano esclusivamente il linguaggio dei segni si potrebbe fare anche di più, ma senza dover passare attraverso una legge del genere, così carica di oneri finanziari sottaciuti inizialmente e che nel lungo termine risulterebbero inutili verso la generalità delle persone sorde e a grave carico della spesa collettiva.
Risulterebbe poi illusoria per gli stessi “professionisti della LIS” che, dopo avere molto investito nella specializzazione e nei corsi per lo studio di essa, rischierebbero la disoccupazione.
Conseguentemente riesce perfino difficile immaginare un regolamento attuativo della legge, così come previsto, capace di restituire un senso all’entrata in vigore e all’applicazione della norma.
Come se non bastasse, forse in virtù di una logica risarcitoria verso tanta discriminazione, prima della votazione finale è stato approvato all’unanimità un Ordine del Giorno, presentato dalla presidente della Commissione Sanità Carla Spagnuolo, che così recita: «Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a voler attuare tutte le procedure operative e a voler disporre i necessari finanziamenti per raggiungere l’obiettivo dell’abolizione delle liste di attesa per gli interventi di impianto cocleare, e ripartire, proporzionalmente alle necessità, gli stanziamenti previsti alla proposta di legge n. 86, al fine di consentire la totale integrazione scolastica e sociale ai portatori di impianti cocleari e protesi acustiche impiantabili».
Sembra incredibile, ma in un colpo solo sono “spariti” i tanti alunni sordi di grado grave e profondo che già utilizzano gli apparecchi acustici, sia quelli analogici che quelli digitali di potenza. È probabile che i Signori Consiglieri del Piemonte non siano a conoscenza del fatto che le famiglie di questi alunni siano costrette ad acquistare di tasca propria questi apparecchi acustici digitali, gli unici oggi prodotti, stante che il Nomenclatore Tariffario è datato ormai all’anno 1999.
Forse la Regione Piemonte ha deciso di non doversi occupare più di queste persone che pure hanno una grave disabilità o più semplicemente si dimostra che i Consiglieri che hanno votato questa legge conoscono molto poco la realtà degli alunni e delle persone sorde. Possiamo suggerir loro, per migliorare la propria conoscenza e sensibilità, semplicemente di consultare con più frequenza la FIADDA ed i suoi responsabili associativi nazionali e territoriali, potrebbero infatti trovare infatti molte risposte utili!