(Non) tutto è relativo

Ad esempio non lo possono essere, scrive Giorgio Genta, «i princìpi riguardanti le persone con disabilità, i loro diritti, le necessità, i desideri e i loro rapporti con il resto del mondo, mondo del quale esse stesse fanno parte». E quegli stessi princìpi si sta cercando di tradurli in realtà a Loano (Savona), lavorando a una casa famiglia (Villa Amico) demedicalizzata e all’insegna dell’inclusione

Giorgio Genta (secondo da destra) nell'immagine della visita istituzionale a Villa Amico di Loano (Savona)

Giorgio Genta (secondo da destra) nell’immagine pubblicata dalla «Stampa» (edizione di Savona), riguardante la visita istituzionale ai lavori in corso per la creazione di Villa Amico a Loano (Savona)

Non sono mai stato una persona alta. Neppure da giovane. E ora che giovane non sono – diciamo la verità, sono un “vecchietto” – sono ancora meno alto, per via di un certo “accorciamento” naturale. Non sono però nemmeno piccolissimo e credo di rientrare – un po’ meno che più – nell’altezza media delle persone della mia generazione e della mia età.
Tuttavia, nella foto riprodotta qui a fianco e pubblicata da un quotidiano locale (Edizione di Savona della «Stampa», 22 settembre, p. 54), a corredo di un bell’articolo dedicato alla visita ai lavori di Villa Amico – casa famiglia in allestimento a Loano (Savona), che sarà dedicata al “dopo di noi” di persone con disabilità anche grave – chi scrive è il secondo da destra, tra il Presidente della Commissione Sanità e Servizi Sociali della Regione (un metro e novantacinque) e il Sindaco del Comune (un metro e novanta). E sembro davvero molto, molto basso.

Tutto è dunque relativo? Quasi tutto lo è. Ma alcune cose no. Non lo possono essere, ad esempio, alcuni princìpi fondamentali senza i quali la nostra vita sarebbe un “peregrinare fortuito tra strade ignote”.
Probabilmente ognuno di noi ha i suoi princìpi fondamentali. I nostri derivano dalle esperienze vissute e riguardano le persone con disabilità, i loro diritti, le loro necessità, i desideri e i loro rapporti con il resto del mondo, mondo del quale esse stesse fanno parte.
Sono questi princìpi fondamentali che cerchiamo di tradurre in realtà nella “creazione” di una struttura – Villa Amico, appunto – che sia esattamente l’opposto delle strutture tradizionali, degli istituti di ricovero o di degenza e che sia un luogo di libertà e di contatti umani, centro motore di mille iniziative verso e per la comunità, struttura ove la disabilità anche molto grave sia demedicalizzata e le persone in essa ospitate socialmente incluse a pari titolo e merito di tutti gli altri.
Ci sono o ci saranno delle difficoltà? Certamente, ma anch’esse saranno relative. Come quasi tutto il resto.

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