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Alla ricerca di un nuovo mondo

Disegno di navi che cadono giù in una "Terra piatta"

Gli antichi pensavano che la Terra fosse piatta. Oggi invece, secondo Alessandro Pecori, ad essere “piatto” è tutto ciò che intorno alla Terra gira

Anticamente gli uomini pensavano che la Terra fosse piatta, come un enorme disco sospeso nel cielo. Quando poi si diffuse la convinzione che la Terra era rotonda, alcuni studiosi pensarono che si potesse salpare con una nave dalla costa Ovest del continente “Europa” e approdare a Est sulla sponda opposta di esso, nelle Indie. Il navigatore italiano Cristoforo Colombo volle tentare il viaggio perché anch’egli ignorava che in mezzo all’oceano si trova un altro grande continente, l’America…

Sono passati “solo” 520 anni e tre giorni – da quel 12 ottobre del 1492 – e uomini come me pensano che la Terra sia rotonda, ma che tutto quanto gira intorno ad essa sia drasticamente piatto.
Piatto è il modo di pensare e di concepire le idee da parte di chi ha il potere di decidere, senza assumersi le proprie responsabilità, perché oggi la dottrina politica ti impone di “mettere i conti a posto”, senza ma e senza se. E così a farne le spese sono coloro che appartengono alle fasce più deboli, gli anziani, le persone con disabilità e chi è in situazione di disagio sociale.
Piatta è la mentalità culturale che si adagia sulle generazioni future, riducendole a “burattini al servizio del potere” e creando un sistema ad hoc per i propri interessi.
Piatte sono le persone che non riescono più a capire la differenza tra finzione e realtà e così si fanno scappare di mano i propri diritti, che rivendicano poi, in un secondo momento, quando il tempo per loro è ormai scaduto.
Piatto è l’elettrocardiogramma di questo Paese, del mio Paese, senza più una dignità, un’anima combattiva, rivoluzionaria. Un Paese che non riconosce più i valori e i diritti conquistati con il sangue da chi invece lo amava e contribuì ad abbattere quei privilegi che oggi regnano sovrani e incontrastati.
E tutto ciò avviene in un contesto in cui a primeggiare come “atti di eroismo”, sulle testate giornalistiche, sono gli arresti, le indagini, le ruberie, i “patti” con la criminalità organizzata da parte di assessori, consiglieri regionali, sindaci, funzionari comunali. Insomma, uno spettacolo indecente, dove non si può non notare come oggi questo nuovo terremoto politico e giudiziario arrivi in un contesto sociale ed economico ben diverso rispetto a decenni fa, quando il Paese cercava almeno di assumersi le proprie responsabilità, costruendo leggi, riforme e nuove forme di sussidiarietà.

Non so quale sia la via giusta da percorrere, né credo possa essere solo una generica rifondazione della classe politica a porre fine a questa brutta pagina della nostra storia. Non serve però nemmeno aspettare che il futuro di milioni di persone venga “stracciato via”, senza la possibilità di vivere e non di sopravvivere, perché “il disastro è qui e adesso” e i danni si vedono subito, casa per casa, famiglia per famiglia.
In questo dilemma e nella considerazione di tutto il tragico che esso comporta, ci sarebbe da disperarsi, non riuscendo a vedere per quali vie le forze sane di rinnovamento, di rivoluzione, potrebbero farsi strada. Una rivoluzione non certo facile né da intendere né da incanalare.
Il 12 ottobre 1492 fu scoperta l’America. Forse è ora il caso di andare alla ricerca di un nuovo mondo.

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