Elogio del mulo da soma

Anche nella razza umana esiste un parente prossimo del mulo da soma, animale nobilissimo e di grande intelligenza: si tratta del caregiver familiare, ovvero di chi spende la propria vita nel lavoro di cura per un familiare con grave disabilità, che però ora è stanco di essere trattato a mo’ di “mulo umano” e pretende il riconoscimento giuridico del suo status, con le conseguenze che ne derivano

Mulo che trasporta dei computer, affiancato da due uominiNobilissimo tra gli animali utili, il mulo da soma merita davvero tutta la nostra ammirazione e il nostro rispetto. Le sue caratteristiche di resistenza fisica ai carichi più gravosi e di paziente adattabilità alle esigenze umane l’hanno reso infatti famoso, e malgrado le leggende malevole sulla sua capacità di comprensione, è un animale assai intelligente, geneticamente figlio dell’ibridazione tra un asino e una cavalla prendendo dal padre frugalità e docilità, dalla madre le dimensioni e la forza.

Anche nella razza umana esiste un parente prossimo del mulo da soma: il caregiver familiare, anch’esso frutto di ibridazione, tra umani e supereroine. Cromosomicamente affine all’homo sapiens, la foemina tolerans (ne esiste anche il genere maschile, ma la sua presenza è statisticamente irrilevante) ne costituisce il superamento evolutivo.
Rispetto all’homo sapiens, essa possiede caratteristiche nettamente superiori: resistentissima (ne è riprova il nome: tolerans, ovvero “colei che sopporta”), adattabile ad ogni clima familiare, assai frugale nel cibo, recupera in pochissime ore di sonno uno stress da fatica che ucciderebbe un elefante africano. È anche assai intelligente, capace di specializzarsi in ogni branca dell’umano sapere, ma con una netta preferenza verso le scienze sperimentali applicate, medicina soprattutto.
La foemina tolerans – denominata anche family caregiver dagli anglosassoni -, proprio in virtù della sua intelligenza e dopo ponderate riflessioni, ha deciso che la società italiana deve assolutamente smettere di trattarla a mo’ di “mulo umano”.
Essendo quindi abituata a badare all’essenziale (la miglior vita possibile per i suoi assistiti), non chiede alcuna elemosina, ma pretende il giusto, cioè il riconoscimento giuridico del suo status, con le conseguenze che ne derivano. Ed essendo anche saggia e depositaria della memoria familiare, non si affida alla classe politica, ma alla giustizia*.
Quella divina le renderà ogni merito nell’aldilà, quella umana se ne occuperà presto*!

*Entrambi i riferimenti sono all’azione per il riconoscimento dello stato giuridico del caregiver familiare, che ha raggiunto in questi giorni già un migliaio di adesione e della quale si può leggere nello specifico blog «La Cura Invisibile».

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