«Che si tratti di follia è fuori dubbio, ma non si può etichettare come “autistico” questo giovane, dato che l’ufficiale di polizia competente per il caso “ha ritenuto che non fosse chiaro quale tipo di disturbo psichico avesse Adam”».
Questo il puntuale commento di Liana Baroni, presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), dopo la terribile strage di Newtown nel Connecticut (Stati Uniti), che ha visto il giovane Adam Lanza assassinare in una scuola quasi trenta persone, la maggior parte dei quali bambini, senza apparente motivo. Una puntualizzazione resa quanto mai necessaria, secondo l’ANGSA, soprattutto dopo la “grossolana” presentazione di Lanza, da parte di troppi organi d’informazione, che hanno definito il giovane di volta in volta affetto da «autismo», da «sindrome di Asperger», da «grave» e poi «gravissima sindrome autistica». Un titolo tra i tanti, ma non certo l’unico del genere: Il killer dei bambini era autistico.
«È vero – sottolinea a tal proposito Liana Baroni – che negli Stati Uniti si è molto allargata la tipologia della disabilità mentale definita autistica, estendendola anche a casi che in Italia non sarebbero mai stati classificati in questo modo, ma pure non si può riconoscere in questa fattispecie nemmeno le forme meno gravi di autismo. Questo giovane, infatti, guidava la macchina, aveva fatto il liceo in classi normali, ottenendo pure alti voti e apparteneva a un club di alta tecnologia informatica col quale organizzava party».
«I compagni – prosegue la presidente dell’ANGSA – avevano notato le sue stranezze, timido, taciturno e con accessi di rabbia che, secondo una teste, curava con psicofarmaci. Non risulta che fosse stato sottoposto a nessuno di quei programmi per autistici che vengono normalmente attuati negli Stai Uniti. Stupisce, per altro, che la madre avesse portato Adam a fare battute di caccia, insegnandogli a sparare, e che non avesse tenuto sotto chiave tutte le armi che collezionava, fra le quali armi a ripetizione. Questa grave imprudenza è costata la sua vita e quella di tanti altri innocenti».
«Teniamo a precisare – conclude Baroni – che le persone definite con autismo in Italia sono completamente diverse da Adam e non sarebbero in grado, neppure volendo, di attuare una simile strage. Chiediamo quindi alla stampa di fare maggiore attenzione, anche e soprattutto nei titoli, alla realtà dei fatti e al parere degli esperti, per evitare che si diffonda lo stigma a carico di persone come quelle con autismo, che già sono gravate da enormi problemi relazionali. Le persone con autismo, infatti, non vogliono il male degli altri e non sarebbero mai capaci di organizzare un piano di strage così tremendo come quello di Newtown».