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Quando i ritardi della burocrazia possono costare la vita

Mano con guanto da medico che maneggia delle pilloleTramite la Determina n. 713/12 del 26 novembre scorso, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 10 dicembre e dopo circa un anno e mezzo di passaggi burocratici, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha concesso la rimborsabilità dei nuovi inibitori della proteasi per la cura dell’epatite C.
L’Italia è oggi tra i Paesi europei con il più alto numero di persone affette da questa malattia, causa di oltre diecimila decessi dovuti a cirrosi e tumori epatici. Si tratta di un atto amministrativo atteso da molto tempo, che arriva tuttavia con grande ritardo rispetto ad altri Stati  Europei, dove quei farmaci sono utilizzati già da diverso tempo.
«Purtroppo però – spiega Tonino Aceti, responsabile del CnAMC (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici) di Cittadinanzattiva – tutto questo ancora non basterà per rendere questi farmaci effettivamente accessibili ai Cittadini. Dopo l’approvazione a livello nazionale, infatti, sarà necessario superare tutti gli ulteriori passaggi autorizzativi previsti a livello regionale, attraverso l’inserimento dei nuovi farmaci nei Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali (PTOR), con tempi elefantiaci e incompatibili con lo stato di salute dei Cittadini: si passa da un minimo di 145 giorni dell’Umbria a un massimo di 284 giorni del Lazio, dove tra l’altro la Commissione Regionale del Farmaco è stata sciolta nel luglio scorso e non è ancora stata ricostituita. A questi tempi vanno sommati quelli necessari per garantire l’uso effettivo da parte delle strutture sanitarie, in media ulteriori settanta giorni. Tutti questi passaggi regionali, oltre a duplicare funzioni già svolte dall’AIFA, non garantiscono uniformemente pari opportunità terapeutiche ai Cittadini e assorbono ingenti risorse economiche, necessarie per sostenere le macchine amministrative regionali che se ne occupano: circa quattrocento membri impegnati nelle Commissioni Regionali del Farmaco ai quali si aggiungono tutte le figure amministrative necessarie».

Per questo, dunque, insieme all’Associazione EpaC, Cittadinanzattiva ha chiesto alle Regioni l’impegno a garantire tempestivamente ai Cittadini affetti da epatite C l’accesso a questi farmaci e all’AIFA di vigilare sull’inserimento di essi nei vari Perontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali, attraverso il monitoraggio sul loro aggiornamento periodico, come previsto dal cosiddetto “Decreto Balduzzi” sulla tutela della salute.
«Siamo convinti – aggiunge Aceti – che tutta questa burocrazia potrebbe essere facilmente azzerata attraverso la semplice abolizione dei Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali vincolanti». Le due organizzazioni si attiveranno pertanto da subito nell’individuare eventuali criticità di accesso nelle Regioni e a segnalarle alle Autorità competenti, affinché questi pazienti siano curati tempestivamente.
«Ora la vera sfida – dichiara dal canto suo Ivan Gardini, presidente dell’EpaC – è quella di salvare quante più vite possibili e in particolare quei pazienti critici, più a rischio, che hanno poco tempo per tentare un trattamento. Essi, più di altri, hanno un bisogno immediato di accedere ai nuovi farmaci. Sono migliaia, sono esposti al rischio di decesso, e producono costi elevatissimi per il Servizio Sanitario Nazionale. Essendo realmente al limite dell’eleggibilità a queste nuove cure, non possono aspettare: con il trascorrere del tempo, infatti, si allontana la loro unica possibilità di bloccare l’evoluzione della patologia».
«In tal senso – conclude Gardini – va ricordato che le percentuali di evoluzione da cirrosi compensata a cirrosi scompensata è di circa il 5-7% ogni anno. Questo significa che ogni anno di ritardo nell’approvazione dei nuovi farmaci rende intrattabili diverse centinaia di pazienti che, se non curati, sono destinati alle inenarrabili sofferenze dello scompenso epatico, al decesso o al trapianto di fegato per i più “fortunati”. In altre parole, abbiamo ora farmaci efficaci che garantiscono un cambio della storia naturale della malattia, ma gli iter burocratici, le normative e certi atteggiamenti conservativi impediscono un accesso immediato ai medicinali salvavita. Si può anche dire, quindi, che i ritardi dell’approvazione e dell’inserimento nei Prontuari Regionali possono costare la vita a migliaia di pazienti». (M.T.B.)

Per ulteriori informazioni: stampa@cittadinanzattiva.it.

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