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Città accessibili: basterebbe anche una sola menzione

Berlino: protesta contro le barrire architettoniche

Sembrano aver portato ad ottimi risultati, le proteste degli anni scorsi contro le barriere architettoniche a Berlino (nell’immagine, una di tali iniziative), se è vero che la capitale tedesca si è aggiudicata la più recente edizione del premio della Commissione Europea per l’accessibilità

Che nessuna città italiana abbia vinto il Premio Europeo per la Miglior Accessibilità credo che non sorprenda nessuno. Anche quest’anno, infatti, l’Access City Award, riconoscimento della Commissione Europea alle città a dimensione di persona con disabilità, è andato ben lontano dai confini italiani. Per la cronaca, è stata premiata Berlino, che ha dalla sua parte un sistema di trasporti all’avanguardia e gli investimenti effettuati per agevolare le persone con disabilità, che ha superato di poco Nantes (Francia) e Stoccolma (Svezia). Menzioni speciali a Pamplona e Bilbao (Spagna), Gdynia (Polonia) e Tallaght (Irlanda).
E Berlino merita davvero il premio. Chi l’ha visitata può raccontare di una città aperta grazie a rampe e sollevatori in ogni dove. Il pensiero va anche a un bella pagina di Berlin di Eraldo Affinati (Rizzoli, 2009), in cui lo scrittore racconta l’incontro fortuito con una ragazza amputata nella metropolitana della capitale tedesca. L’occasione permette ad Affinati di fare un excursus che lo porta fino alle leggi sulla purezza della razza e all’eliminazione delle persone con disabilità da parte dei nazisti. E proprio quella città che ha visto gli orrori della stupidità e dell’odio umano, oggi vince il premio per l’accoglienza.
Per curiosità, abbiamo scorso anche i nomi dei vincitori del 2011: in pole position Salisburgo (Austria), che aveva preceduto Cracovia (Polonia), Marburgo (Germania) e Santander (Spagna). Nessuna italiana neanche nelle menzioni speciali (Terrassa, Spagna; Lubiana, Slovenia; Olomouc, Repubblica Ceca; Grenoble, Francia) e nemmeno nel 2010.

C’è da stupirsi? Non credo. Basti pensare semplicemente ai dati pubblicati qualche mese fa dall’Osservatorio Linear dei Servizi, in occasione delle Paralimpiadi di Londra, sulle capacità delle città italiane di accogliere le persone con disabilità. E così si è riscoperto, mettendolo nero su bianco, che le infrazioni più frequenti contro chi ha delle difficoltà sono nell’ordine: i parcheggi selvaggi davanti agli scivoli (44%), i parcheggi riservati occupati (36%) e le auto in sosta sui marciapiedi (18%). E poi: scalini, passaggi stretti, pendenze eccessive, spazi ridotti oppure marciapiedi con asfalto dissestato. E questo solo per riferirsi alla viabilità. Se poi si passasse all’accoglienza che i negozi, i ristoranti e gli edifici pubblici offrono ai clienti con disabilità, l’elenco sarebbe ancora più lungo.
Un dato su tutti, il 67% degli intervistati pensa che le strade delle città non siano facilmente agibili dalle persone con disabilità. Il che mi fa pensare che non lo siano nemmeno per le mamme con i passeggini, gli anziani e forse nemmeno per i pedoni costretti a gimcane tra una vettura e l’altra.

Perciò, se mi chiedessero in questo momento che cosa mi piacerebbe per il 2013, direi che non mi dispiacerebbe affatto che almeno nell’àmbito del prossimo Access City Award una menzione andasse finalmente a una città italiana. Anche perché non ci si deve dimenticare che Milano ospiterà l’Expo 2015 e allora le nostre manchevolezze saranno sotto gli occhi di tutti.

Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, è stato pubblicato da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Berlino über alles in accessibilità… e l’Italia resta al palo”.Viene qui ripreso per gentile concessione dell’Autore e del blog.

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