Sono una persona con disabilità, abito a Casalecchio di Reno, città alle porte di Bologna, servita dalla Ferrovia Suburbana Bologna-Vignola. Né io né la mia compagna guidiamo, cosicché il treno è l’unico mezzo di trasporto per raggiungere il capoluogo in tempi brevi, una ventina di minuti circa.
Poco più di due anni fa, furono acquistati dalla TPER (Trasporto Passeggeri Emilia-Romagna, già FER, Ferrovie Emilia-Romagna), l’azienda che gestisce la linea, alcuni convogli polacchi (ATR 220), con pianale ribassato e accessibili alle carrozzine tramite una semplice pedana manuale.
L’operazione fu preceduta da un tam tam pubblicitario che presentò le nuove vetture come «la definitiva soluzione per le persone disabili», visto che i vetusti treni fino ad allora in servizio avevano dei gradini all’entrata e non esisteva alcuna assistenza per l’incarrozzamento.
Immagino che all’epoca la mia soddisfazione sia stata accompagnata da quella di tanti altri, in considerazione che questa breve linea ferroviaria catapulta letteralmente su Bologna, ogni mattina, centinaia e centinaia di persone, soprattutto per ragioni di lavoro… centinaia di persone delle quali non potevano fare parte quelle con impedita mobilità. Ma il problema era risolto, almeno così dicevano i vertici di TPER e i Sindaci dei vari Comuni interessati.
Purtroppo la soddisfazione è svanita ben presto perché i nuovi mezzi sono stati utilizzati “a singhiozzo”, vale a dire alternati a quelli vecchi. Un disagio, questo, superabile se TPER avesse specificato nell’orario quale tipo di treno era in servizio di volta in volta, ma ciò non è mai avvenuto e i treni di un tipo o dell’altro correvano (e corrono tuttora) senza una regola.
Si immagini uno nella mia situazione che si presenta a una fermata e scorge in lontananza un vecchio diesel puzzolente degli Anni Settanta, con il treno successivo che passa un’ora dopo! A me in passato è capitato. Oppure si immaginate che quel treno in arrivo sia invece accessibile… ma lo sarà pure al ritorno? O si dovrà dormire in albergo?
Dopo varie proteste nei confronti di TPER, seguite da vaghe e fumose promesse, mi sono deciso qualche mese fa a rendere nota la situazione ai quotidiani nazionali e locali, ma le cose non sono cambiate. In ottobre, poi, a seguito di una mia ennesima protesta, mi è arrivata la risposta del responsabile della comunicazione esterna di TPER, ove si affermava trattarsi di «un fatto straordinario, legato a un periodo di emergenza e come tale del tutto temporaneo». Ma si può considerare come “temporaneo” un periodo di due anni?