Va certamente guardato con attenzione – non foss’altro perché ha direttamente coinvolto quasi tutte le principali componenti associative delle persone con disabilità e delle loro famiglie – il recente Protocollo d’Intesa definito con il Comune di Roma, in tema di mobilità delle persone con disabilitàMa vediamo innanzitutto di che cosa si tratta.
L’Intesa – che prevede tra l’altro di procedere all’istituzione di un tavolo permanente di consultazione – è stata sottoscritta da Gianni Alemanno, sindaco di Roma, da Antonello Aurigemma, assessore capitolino alla Mobilità, da Roberto Grappelli, presidente dell’ATAC, l’azienda romana dei trasporti, da Dino Barlaam, presidente della FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), da Enrico Troiani, presidente provinciale della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con disabilità), da Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), da Roberto Romeo, presidente dell’ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazione Andicappati Trasporti) e da Giuliano Frittelli, presidente dell’UICI di Roma (Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
Come ha riferito nei giorni scorsi anche il quotidiano romano «Il Messaggero», il Protocollo prevede che nei rifacimenti delle stazioni esistenti della metropolitana e nella costruzione di quelle nuove, «i progetti che riguardano l’accesso e la sicurezza siano presentati al tavolo permanente prima della messa in opera». Tutte le stazioni, inoltre, dovranno essere «interessate da un piano per l’installazione ex novo o l’adeguamento di mappe e percorsi tattili ed è in corso di ultimazione il progetto di ristrutturazione del “nodo Termini”, secondo criteri di accessibilità e sicurezza».
E ancora, entro tre anni dalla firma del Protocollo, le quindici stazioni della linea A, oggi non dotate di percorsi tattili e di mappe a rilievo ne verranno fornite. In ogni stazione, inoltre, è prevista la «realizzazione di mappe tattili informative generali sull’articolazione dei percorsi all’interno delle fermate con scritte in braille e “large print”, a identificazione delle scale fisse, delle scale mobili, degli ascensori e dei servizi igienici».
Oltre infine ad assicurare l’impegno per la funzionalità dei dispositivi vocali in tutte le vetture, «tutti i nuovi mezzi verranno dotati di dispositivi audio – ha dichiarato Aurigemma – e verranno anche organizzati dei corsi di formazione per gli operatori». «La novità di questo accordo – ha concluso l’Assessore alla Mobilità – è il tavolo permanente trimestrale di confronto con le associazioni, passando così dalla fase teorica alla fase pratica».
Dal canto suo, nel dirsi soddisfatto per la nascita di un tavolo «che servirà per controllare con grande attenzione tutti i problemi che i disabili possono avere nell’utilizzare il trasporto pubblico locale attraverso il loro punto di vista», il sindaco Alemanno ha aggiunto trattarsi di «una vergogna che in una stazione di metropolitana o linea di superficie non ci sia un’adeguata risposta ai problemi dei disabili».
Bene, prendiamo atto di queste dichiarazioni e tuttavia, leggendo sia le parole del Sindaco che quelle dell’Assessore alla Mobilità, non possono non sorgere una serie di dubbi, pensando ai precedenti non certo incoraggianti che hanno riguardato l’attuale Governo Capitolino, in àmbito di trasporto delle persone con disabilità.
Ci riferiamo segnatamente a quella Sentenza di cui avevamo ampiamente riferito nel marzo dello scorso anno, con la quale la Seconda Sezione Civile del Tribunale di Roma aveva condannato proprio il Comune Capitolino, in base alla Legge 67/06, rilevando, nella sostanziale inaccessibilità dei trasporti pubblici romani, «un comportamento di discriminazione indiretta».
E i dubbi vengono espressi innanzitutto proprio dall’Associazione Luca Coscioni, che aveva avviato quell’azione giuridica, per tramite del suo co-presidente Gustavo Fraticelli. «Prendiamo atto – si legge infatti in una nota di tale organizzazione – del recente Protocollo d’Intesa, ricordando però al Sindaco di Roma che gli impegni presi sono da tempo imposti da precise normative, che se non rispettate configurano una discriminazione. Discriminazione per cui il Campidoglio è stato condannato nel marzo del 2011 dal Tribunale di Roma, proprio a causa del mancato abbattimento delle barriere architettoniche a conclusione di un ricorso da noi promosso. Considerato, quindi, che da quasi un anno il Sindaco si guarda bene dal fare ottemperare quanto ordinato dalla citata Sentenza, abbiamo forti dubbi sui reali scopi dell’intesa firmata nei giorni scorsi».
Dubbi, a nostro avviso, più che leciti, che richiederanno un monitoraggio quanto mai attento e puntuale – soprattutto da parte delle Associazioni coinvolte nell’Intesa – per capire come concretamente si riuscirà a passare dalle parole ai fatti. (S.B.)