«Il “pacco” bisogna farlo alla camorra, ma anche ai tanti, resistenti fattori di discriminazione ed esclusione che gravano sulla società»: prendendo spunto dalla presentazione dell’iniziativa denominata Facciamo un Pacco alla camorra – risultato di un progetto di rete che vede coinvolte sedici imprese che hanno denunciato il racket (tra cui alcune cooperative sociali), e che favorisce anche l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità – è stato questo il fondamentale filo conduttore del convegno Inclusione & Sviluppo. Prospettive e testimonianze di inserimento lavorativo e sociale delle persone con disabilità, promosso nel dicembre scorso a Piedimonte Matese (Caserta), in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, dall’Associazione Umanità Nuova di Alvignano (Caserta), con il patrocinio del Comune di Piedimonte Matese, della Diocesi Alife-Caiazzo, del Distretto Sanitario n.15, dell’Ambito Sociale C-6 e in collaborazione con le varie realtà associative del territorio.
All’incontro – da noi presentato a suo tempo, pensando al delicatissimo intreccio tra temi come la legalità, il lavoro e l’inclusione, specie in alcune zone del nostro Paese – ha partecipato anche, in rappresentanza della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Giampiero Griffo, componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peopoles’ International), soffermatosi in particolare sul lungo cammino che ancora si dovrà percorrere per arrivare a una vera inclusione delle persone con disabilità nei vari settori della vita sociale.
Partendo dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – della quale Griffo è stato uno dei “padri italiani” – e dal suo essere già da quattro anni la Legge 18/09 dello Stato Italiano – ciò che consente di attivare tutti gli strumenti di carattere giudiziario per farne rispettare i princìpi – il rappresentante della FISH ha per altro voluto evidenziare i passi in avanti finora percorsi, «da una concezione puramente medica delle persone con disabilità a una basata sul concetto di cittadinanza», sottolineando altresì che ora il problema è di natura «culturale e politica».
Per spiegare meglio tale concetto, si è avvalso di una curiosa, ma efficace metafora, quella cioè del «vangelo rovesciato», per il quale «in tempi di vacche grasse i disabili sono gli ultimi ad essere beneficiari, mentre in tempi di crisi e vacche magre, sono gli ultimi ad accedere alle risorse».
Nello specifico del territorio campano, Griffo ha elencato poi le varie gravi criticità – non solo di tipo finanziario – che gravano sulle politiche dei servizi sociali, spesso fatte di dati mancanti, di servizi scadenti o limitati e di introduzione della compartecipazione alla spesa da parte dei Cittadini. Ricordando, tra l’altro, a proposito della Convenzione, che la gran maggioranza dei Comuni della Regione non ha ancora provveduto ad adottarla.
Sul versante del lavoro, poi, il responsabile delle Politiche sulla Disabilità per la CGIL Campania Raffaele Puzio non si è sottratto all’autocritica sull’operato del sindacato stesso, indicando poi una serie di obiettivi a cui puntare, per passare davvero alla fase dei diritti sociali, a partire proprio dal problema della compartecipazione ai costi, fino alla questione del collocamento obbligatorio al lavoro, sul quale la CGIL ha manifestato l’intenzione di mettere in campo una vera e propria piattaforma operativa.
Diritti, inclusione, legalità, lavoro: temi profondamente intrecciati – come scrivevamo-, temi scomodi e idee non certo facili per cui battersi, in un territorio difficile come quello campano. Basti pensare a quanto è accaduto pochi giorni dopo il convegno di Piedimonte Matese, quando, nella notte di San Silvestro, quattro colpi di pistola sono stati esplosi sul portone d’ingresso della Nuova Cucina Organizzata di San Cipriano d’Aversa (Caserta), una delle organizzazioni che è parte integrante del Comitato Don Peppe Diana e dell’Associazione Libera e che insieme a varie altre promuovono iniziative concrete di liberazione del proprio territorio, tra le quali la citata Facciamo un Pacco alla camorra, presentata durante il convegno di dicembre.
Un atto – di fronte al quale anche la FISH ha espresso tutta la propria solidarietà e vicinanza – così commentato da Renato Natale, dell’Associazione Jerry Masslo di Casal di Principe (Caserta): «Nella notte di San Silvestro qualche imbecille ha pensato bene di festeggiare colpendo uno dei simboli della ricostruzione di una comunità nuova, che ha dato un importante contributo alla costruzione di una immagine positiva del nostro territorio, dimostrando che è possibile fare economia nella solidarietà e nella legalità; alcuni colpi di pistola hanno colpito il portone del ristorante, ma quei colpi erano destinati a tutti noi, associazioni, persone, gruppi impegnati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata e per dare un futuro diverso alle prossime generazioni; ma quei colpi ci convincono ancora di più che la strada che abbiamo intrapreso dopo la morte di don Peppe Diana, è la strada giusta e ci danno nuova energia per continuare a percorrerla insieme a vecchi a nuovi e futuri amici e compagni di avventura».
Successivamente, il 5 gennaio, tante associazioni, rappresentanti delle Istituzioni e della società civile, con il presidente nazionale di Libera don Luigi Ciotti in prima fila, hanno deciso di rispondere in modo visibile all’intimidazione, riunendosi tutti insieme proprio presso la sede della Nuova Cucina Organizzata, anche per accendere il dibattito sulla recente escalation di atti di violenza criminale nei confronti dei beni confiscati alla camorra. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: umanitanuova@alice.it.