A quasi tre anni dalla sua inaugurazione, dunque, e dopo un lungo periodo di vero abbandono, sembra proprio che la struttura “dopo di noi” La Farfalla di Via del Convento a Terni possa tornare a ospitare persone con disabilità non in grado di provvedere a se stesse, prive dei genitori o di altri familiari che se ne possano prendere cura.
Ripercorrendo rapidamente un po’ di storia di questi ultimi anni, va ricordato che si parla – come già accennato – di una struttura residenziale concepita secondo i criteri stabiliti per i cosiddetti servizi “dopo di noi”, il cui scopo è quello di garantire una vita dignitosa a persone con disabilità che, non avendo più il sostegno dei genitori e/o dei familiari, perché deceduti o troppo anziani da poter continuare a prendersene cura (donde il concetto del “dopo”) , rischierebbero di passare il resto della propria vita in un istituto.
Il progetto della Farfalla rientrò nel bando di quelli previsti in tale àmbito dalla Delibera della Giunta Regionale n. 760 del 12 giugno 2002. Successivamente, il Comune di Terni assegnò in comodato d’uso l’immobile dell’ex scuola materna del Quartiere Polymer alle cooperative che si aggiudicarono l’appalto, consentendo loro di presentare un progetto di ristrutturazione e completamento dell’edificio per adibirlo al “dopo di noi”. Ad aggregarsi in ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) furono l’ACTL, Cultura e Lavoro, CASALIGHA, Oasi Sport Libertas e l’ALIS.
Nel 2004, poi, la Regione Umbria erogò esattamente 737.258,20 euro per la realizzazione del progetto e l’ATI ne investì altri 400.000, ricevendo dal Comune di Terni il terreno in diritto di superficie gratuito per novant’anni. Il Comune stesso si impegnò inoltre ad erogare contributi ventennali per le spese di manutenzione straordinarie, così come la Regione stanziò 120.000 euro all’anno (per un biennio), destinati alla gestione.
Nel marzo del 2010, quindi, ci fu l’inaugurazione, ma gli intoppi e i ricorsi proseguirono, al punto che solo qualche mese fa – il 10 ottobre 2012 – il Comune ha preso atto che il progetto della Farfalla è conforme dal punto di vista edilizio e organizzativo. Ora, pertanto, l’ATI dovrà adempiere alla rettifica catastale, all’esecuzione di piccoli lavori di manutenzione ed entro tre mesi dall’avvio del servizio, trasmettere la documentazione inerente il personale impiegato. Con un atto successivo, infine, si potrà procedere alla stipula della convenzione tra Comune, ASL e ATI.
Quando La Farfalla “prenderà il volo”, essa costituirà finalmente il completamento necessario al “durante noi”, costituito dalla Casa di Aladino, casa famiglia gestita dall’Associazione Aladino, federata alla FISH Umbria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Il rapporto tra i servizi del cosiddetto «durante noi» e quelli del «dopo di noi» è realmente essenziale, per contrastare da un lato la solitudine e l’ansia di molti genitori che hanno paura di lasciare un figlio con disabilità non in grado di provvedere a se stesso e in balìa dell’assenza di “cura” alla loro morte (o in caso di incapacità/impossibilità di assisterlo), dall’altro lato, per garantire la dignità delle persone con disabilità che non dovranno vivere l’incubo dell’istituzionalizzazione.
Chiaramente, però, entrambe le strategie necessitano di supporto e di ampliamento, visto che – logicamente – due soli servizi non possono essere sufficienti per le esigenze della città. E lo stesso Comune di Terni ha ritenuto la questione essenziale (in particolare quella riguardante il “durante noi”), inserendola nell’Azione n. 2 del Piano Regolatore del Sociale, prodotta nel mese di marzo dello scorso anno. Un’intenzione, però, che probabilmente è caduta nel dimenticatoio…