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Ventuno marinai con sindrome di Down

Giovane con sindrome di Down in barca a vela

Una giovane con sindrome di Down in barca a vela

Saranno esattamente ventuno le persone con sindrome di Down dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che salperanno il 15 giugno per una crociera di una settimana intorno all’Arcipelago Toscano. Tre saranno le barche a vela, su ciascuna delle quali si imbarcheranno – insieme ai giovani con sindrome di Down, tutti tra i 20 e i 35 anni – due coetanei, due educatori dell’AIPD e due istruttori di vela.

La bella iniziativa costituisce la tappa finale del progetto dell’AIPD denominato Secondo il vento faremo le vele, corso di vela con crociera finale, che si inserisce nell’àmbito di un finanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, nel campo dell’arte e dello sport a favore di persone con disabilità.
Obiettivo del progetto è valorizzare e accrescere le potenzialità delle persone con sindrome di Down, attraverso la fruizione pratica delle attività sportive della vela: i giovani saranno chiamati infatti a mettere in gioco le loro capacità fisiche e relazionali, dal momento che ogni membro dell’equipaggio sarà indispensabile per il raggiungimento dell’obiettivo comune, ovvero fare andare la barca. L’integrazione dei velisti avverrà anche attraverso momenti formali e informali di socializzazione nei porti di partenza e di transito, con visite alle Capitanerie di Porto, approvvigionamento della cambusa nei negozi locali e visite dell’imbarcazione da parte di persone interessate.

«L’idea di fondo – spiega Daniele Castignani, operatore dell’AIPD, ideatore e responsabile del progetto – è quella di estremizzare il contesto educativo, fornendo al contempo l’elemento dell’avventura, del contatto e della relazione con le forze naturali del mare e del vento. Si tratta di un percorso che si fonde armonicamente con un corso di vela: infatti, si impara sì a navigare, poiché sin dalla prima uscita in mare i ragazzi stanno dietro al timone, ma anche a condividere e a rispettare gli spazi degli altri, a cucinare e a mantenere in ordine le proprie cose. Si impara soprattutto a collaborare in una situazione estrema per tutti».
«Abbiamo visto anche in altre nostre esperienze – aggiunge Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD – come sia la realtà il contesto educativo più efficace; imparare facendo, motivati dall’utilità di quello che facciamo e del perché lo facciamo, è il più grande motore per l’apprendimento. Si impara a cucinare perché poi mangiamo quello che abbiamo preparato, si tirano su le vele per portare noi, la barca e gli amici alla nostra meta e perché questo ruolo è affidato proprio a noi e nessuno lo farà al posto nostro. E anche questa volta mi aspetto che i ragazzi ci stupiranno!». (M.R.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampaaipd@gmail.com (Marta Rovagna).

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