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In questo mondo di… “ipocriti”

Uomo di profilo con espressione pensierosaParafrasando una canzone di Venditti – In questo mondo di ladri – il titolo di questa mia riflessione ne cambia il finale, partendo dal tanto discusso intervento di Alda D’Eusanio in una recente trasmissione della RAI [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Ho letto i vari interventi provenienti dal mondo della disabilità, scandalizzati e richiedenti le scuse da parte della Direzione RAI, fino alla stessa D’Eusanio. Scandalizzati, ma perché? Perché la signora ha detto quanto noi tutti pensiamo?

Mi piacerebbe fare un bel sondaggio tra tutti i disabili  per capire quanto felici sono… della loro vita. Parto dal sottoscritto: posso essere sereno, contento ecc., ma definirmi felice di questa vita da carrozzato, assistito nelle 24 ore, ce ne passa! Specie per uno come me, che è partito da giovane a fare rally, e comunque con una vita “da normale” o “da mediano” – come recita un’altra canzone – per arrivare alla mia vita attuale, che è tutto tranne che felice.
E qui dobbiamo elencare la lista degli “ipocriti” – beninteso tra virgolette – come persone, cioè, che dicono delle cose, sapendo che la verità è diversa.
Sono tali gli scandalizzati conduttori televisivi, che si sono dissociati da D’Eusanio, sapendo benissimo che nemmeno loro sarebbero tanto disposti ad affrontare una vita da “carrozzato”.
Sincera ed “eroica”, per le lotte che tutti conosciamo, è la mamma del giovane disabile post-coma, la quale ha detto che lei il figlio lo vuole con sé, “allargandosi” però, poi, nel dire che lo stesso è «felice di essere qui a testimoniare la sua attuale vita». E qui esprimo i dubbi già accennati.
“Ipocrita” è la RAI, ma anche Mediaset quando programma queste trasmissioni ad effetto, per giocare con i sentimenti, non certo per fare integrazione. Emblematico è l’invito ormai costante di ragazzi con sindrome di Down da Maria De Filippi, a C’è posta per te, ma per far capire cosa? O non è per irridere il “disabile” di turno?
Altra “ipocrisia” spiccia, infine, è quella che noi disabili troviamo spesso per la strada, quando le persone ci incontrano e ci dicono “Auguri”! Ma auguri di che? Non è né il mio compleanno né una festa comandata, ma si sentono lo stesso in dovere – magari con una pacca sulla spalla – di dirti «Coraggio, auguri!».

Ben altri, ritengo, sarebbero i momenti di cui scandalizzarsi, sui quali, invece, vige il silenzio più totale; ad esempio la normale assenza di disabili nelle trasmissioni pubbliche, come concorrenti o anche semplicemente come pubblico partecipante, se non nelle poche ore dedicate a Telethon o iniziative simili.
È già stato detto più volte: non ci sono forse bravi giornalisti o speaker carrozzati? E credete che il sottoscritto – ma penso anche qualche altro migliaio di disabili – non sarebbe in grado di partecipare con bravura a trasmissioni tipo L’eredità? Perché su questo la RAI o Mediaset non rispondono? Preferiscono farvi una donazione, piuttosto che farvi partecipare a qualche trasmissione? Questo è scandaloso e ipocrita. E non si citi Alex Zanardi come disabile, ché lui, al di là della simpatia, è uno “sponsorizzato” e non può fare testo.

Vicepresidente della UILDM di Venezia (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).

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