Su certi temi è meglio pensare prima di parlare!

Perché in troppe trasmissioni televisive, anche dell’emittente pubblica, vengono chiamati in causa a discutere di temi delicatissimi, personaggi la cui conoscenza della materia è tutta da dimostrare? Vien da chiederselo dopo avere ascoltato Alda D’Eusanio, durante “La vita in diretta” di Raiuno, dire sostanzialmente a una persona uscita da un lungo stato vegetativo che la sua vita non è proprio tale

Max Tresoldi e i suoi familiari durante "La vita in diretta" del 4 novembre 2013

Max Tresoldi e i suoi familiari, durante il collegamento con il programma di Raiuno “La vita in diretta” del 4 novembre scorso

«Max Tresoldi – come spiega in una nota Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano – è un giovane uomo uscito nel 2001 da uno stato vegetativo durato dieci anni, un uomo che ha dichiarato che “vedeva e sentiva tutto, ma non sapeva come dirlo”. Un uomo che ha parzialmente e a fatica recuperato alcune funzionalità, anche grazie alle cure instancabili della sua famiglia e che oggi viaggia in tutta Italia, testimoniando l’importanza della cura e della speranza».

Ebbene, lunedì 4 novembre, durante il programma pomeridiano La vita in diretta di Raiuno, dopo un servizio che ha raccontato il complicato percorso riabilitativo di Tresoldi e un collegamento in diretta con la sua casa in provincia di Milano, la giornalista e conduttrice Alda D’Eusanio si è espressa così: «Rivolgo un appello pubblico a mia madre, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma! Quella non è vita. Tornare in vita senza poter più essere libero, indipendente e soffrire, e avere quello sguardo vuoto… mi dispiace, no!».
Successivamente, gli altri conduttori della trasmissione, Franco Di Mare e Paolo Perego, si sono dissociati dalle parole di D’Eusanio e a quanto sembra, gli autori del programma hanno successivamente chiamato la famiglia Tresoldi per scusarsi. Ciò però non è certo bastato alla madre di Max, la signora Ezia, che dopo avere ribattuto duramente in diretta («Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è bella così com’è»), pretende ora anche le scuse del Direttore di RaiUno, «non per me, ma per mio figlio». E aggiunge: «Cos’è diventata la RAI? Chi invita come esperti? A che titolo quella donna dice a mio figlio che la sua vita è indegna?».

«Max Tresoldi – commenta Adriano Pessina – con la cui intera famiglia il nostro Centro di Ateneo di Bioetica intrattiene da anni rapporti di collaborazione e riflessioni comuni sui temi della disabilità e della giustizia, è stato violentemente e gratuitamente offeso su un canale della televisione pubblica e riteniamo che questo fatto richieda provvedimenti adeguati, mettendo in dubbio la professionalità del produttore del programma, del direttore e della stessa RAI. Ci auguriamo quindi che anche l’Ordine dei Giornalisti, sempre che la dottoressa D’Eusanio ad esso appartenga, prenda una chiara posizione di distanza su quanto accaduto».
«Il pregiudizio espresso da D’Eusanio – prosegue Pessina – offende tutte le persone che si trovano in condizioni di disabilità ed è una riprova di come l’ignoranza e l’angoscia di alcuni “sani” possano generare forme di violenza verbali e culturali inaccettabili e di inquietante discriminazione sociale. A quanto pare, non basta nemmeno la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità a garantire un minimo di rispetto per le persone».

Ci sembra sia stato detto tutto. Da parte nostra aggiungiamo solo una riflessione – che condividiamo in toto – espressa dalla testata «tv blog.it» e centrata sul «limite dei talk show nei quali – anche sulla tv pubblica – per discutere di temi delicatissimi vengono chiamati in causa personaggi la cui conoscenza della materia è francamente misteriosa». (S.B.)

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