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Una buona sanità pubblica esige chiarezza

Malato firma un documento

«Alla luce di nostre indagini – dichiarano i rappresentanti di UNIAMO-FIMR -, manca ancora largamente, nel nostro Paese, una reale cultura del consenso informato per la partecipazione consapevole a studi clinici»

Come Federazione che rappresenta oltre cento Associazioni di pazienti, vogliamo unirci alla voce di molti scienziati, ricercatori, medici e malati che chiedono chiarezza sul cosiddetto “metodo Stamina”. Pur apprezzando, infatti, la decisione assunta in questi giorni dal Governo di non presentare ricorso contro la recente Ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, che ha sospeso la bocciatura del metodo, per arrivare in tempi brevi alla formazione di un nuovo Comitato e dare così risposte certe ai malati, esprimiamo perplessità davanti al fatto che in questo modo non si chiariscano i dubbi sulle motivazioni della valutazione del primo Comitato e non si sia colta l’occasione di permettere a tutti, cittadini e pazienti, di accrescere la loro informazione e consapevolezza sul tema.

Da parte nostra, riteniamo un obbligo etico e un preciso dovere sociale fornire la completa conoscenza sui dispositivi di validazione scientifica di un metodo che suscita tante speranze, e allo stesso tempo sulla qualità dell’informazione e sulla sicurezza dei pazienti coinvolti in “sperimentazioni di frontiera”.
Il progresso scientifico, infatti, non dev’essere affidato all’espressione di un’opinione prevalente su altre, poiché le opinioni possono essere espresse anche sulla base di considerazioni emozionali o di circostanza. È comprensibile lo stato di prostrazione e l’estrema fragilità emotiva in cui ciascuno di noi può trovarsi quando vive circostanze drammatiche, ma è fondamentale che chi è affetto da una Malattia Rara possa avere a sua disposizione la possibilità di scegliere le migliori terapie e cure possibili tra quelle a disposizione, con una corretta informazione su cui esprimere un consapevole consenso.
È dunque sì importante che il Governo, «pienamente consapevole della sofferenza e della situazione in cui si trovano i malati e i loro familiari – come è stato detto – si renda disponibile, nel rispetto della disciplina e dei protocolli vigenti, a indirizzare pazienti per i quali ne sussistano i requisiti e che ne facciano richiesta verso cure compassionevoli già riconosciute e autorizzate in Italia», ma il fatto che il Governo stesso e la Magistratura debbano intervenire con Decreti e Sentenze fa capire quanto nel nostro Paese ancora sia scarsa una cultura scientifica condivisa da tutti, rispetto ai passaggi necessari a uno sviluppo della ricerca che abbia come scopo un coinvolgimento informato, la tutela del paziente e la sua sicurezza.
E anche alla luce di nostre indagini, purtroppo, manca ancora largamente una reale cultura del consenso informato per la partecipazione consapevole a studi clinici: non si diventa infatti soggetti passivi solo perché malati, né si smette di essere cittadini solo in quanto pazienti.

Da diversi anni l’Unione Europea – in particolare con le attività del Consiglio d’Europa, con il suo Libro Bianco sulla Governance, con la Convenzione di Oviedo [1997: “Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e la dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina”-“Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina”, N.d.R.] e correlate raccomandazioni – si è impegnata a promuovere il coinvolgimento attivo dei cittadini nelle questioni scientifiche complesse ad alto impatto sociale, qual è la sperimentazione con le cellule staminali mesenchimali, proprio perché la conoscenza scientifica a disposizione è in rapida evoluzione e diventa determinante promuovere processi conoscitivi trasparenti che contribuiscano a formare una vera “cittadinanza scientifica”.

Come Federazione, quindi, abbiamo accettato di partecipare al Comitato sul “metodo Stamina”, su mandato di Eurordis, Alleanza dei Pazienti Europei, nonostante la pesante clausola di riservatezza, perché la voce e il contributo dei pazienti non è più eludibile in contesti dove si decide della loro salute. In questa prospettiva anche quest’anno stiamo promuovendo con le Istituzioni in prima linea per la ricerca (l’IRCCS Ospedale Bambino Gesù, la Fondazione Telethon, l’Agenzia Italiana del Farmaco-AIFA e l’Istituto Superiore di Sanità-ISS), l’iniziativa ministeriale denominata Determinazione Rara, percorso dove i pazienti, i ricercatori e le istituzioni sono interlocutori e costruttori di buone pratiche per la ricerca. Auspichiamo che questa sia la strada che vorrà percorrere anche il nuovo Comitato che verrà promosso dal Ministero.

Federazione Italiana Malattie Rare ONLUS.

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