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Anche con la pubblicità ci può essere integrazione

Bimbo con sindrome di Down«Perché non inserire dei bambini con sindrome di Down nella pubblicità? Magari scopriamo così che sono dei “bambini in mezzo ad altri bambini” e ci abituiamo a incontrarli con naturalezza nella vita di tutti i giorni»: è questo il commento di Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), al monologo di Luciana Littizzetto, che nel corso del Festival di Sanremo ha lanciato appunto – sul tema della bellezza e della diversità – un appello rivolto ai vari marchi, per inserire nelle proprie pubblicità un bambino con sindrome di Down, perché, ha detto l’attrice, «i bambini con sindrome di Down sono dei bambini, non delle sindromi!».

«Non abbiamo preclusioni sul fatto che una persona con sindrome di Down si impegni in pubblicità – aggiunge Contardi -, anche se, ovviamente, dipende dal prodotto e dallo slogan. Ho già visto un bambino con sindrome di Down impegnato in una pubblicità di giocattoli con altri bambini e l’ho trovata una buona idea, anche questa è integrazione. Già da ora, quindi, diamo la nostra a collaborare con le aziende che vogliano accogliere questa sfida».
Per quanto riguarda tra l’altro le persone adulte con sindrome di Down, lavorare in pubblicità può diventare un altro postivo canale per l’inserimento lavorativo, tema certamente tra i più cari all’AIPD, impegnata su di esso ormai da più di due decenni.

Sempre in questo àmbito, infine, va ricordata quella che certamente si può definire come la prima esperienza significativa dell’inserimento di persone con sindrome di Down come protagonisti di spot di aziende, realizzata dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) per l’edizione 2012 della Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down.
In quell’occasione, infatti, gli attori di alcune delle più importanti campagne nazionali e internazionali (Averna, Carrefour, CartaSì, Enel, Illycaffè, Pampers e Toyota) vennero apputno sostituiti da attori con la sindrome di Down, cosicché per tutta la giornata del 21 marzo, sui principali network nazionali, andò in onda la versione alternativa degli spot.
Realizzata dall’Agenzia Saatchi & Saatchi, quella campagna ebbe grande fortuna, arrivando addirittura ad aggiudicarsi ben sette Leoni d’Oro al Festival Internazionale della Creatività di Cannes. «Si trattò di un segnale decisamente importante – sottolinea Contardi – che speriamo venga presto seguito da altri e non solo per un giorno». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampaaipd@gmail.com.

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