Design for nobody

Altro che “design for all”, ovvero “progettazione universale”, molto meglio parlare di “progettazione per nessuno”, che in inglese diventa appunto “design for nobody”! Quando cioè una visita domenicale a una deliziosa località di mare della Liguria può trasformarsi nella pirotecnica scoperta di “geniali soluzioni”, tra montascale arrugginiti, rampe dalle pendenze “dolomitiche” e maniglioni del bagno usati come portarotoli di carta igienica…

Disegno di Carlo Squillante per «DM», giornale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)

Disegno di Carlo Squillante, realizzato in esclusiva per «DM», giornale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Per gentile concessione

Scesi con una certa difficoltà dall’ormai nostro famoso Viano “Botafogo” – veicolo erede dell’altrettanto celebre Ulysse “Botafumeiro” -, destreggiandoci abilmente tra le lunghe fronde di una palma malvagiamente cresciuta a fianco del parcheggio per disabili e stretti tra le spine del palmizio suddetto e un fiammante furgone verde che inalbera le insegne della “Quinta Repubblica Marinara”, ci avviamo – idilliaco quadretto familiare – a compiere quella che ritenevamo poter essere una passeggiata domenicale (quasi) in riva al mare.
Raggiunta la passeggiata a mare vera e propria (il parcheggio dista un centinaio di metri), vengo giustamente abbandonato da Silvia [la figlia con disabilità di chi scrive, N.d.R.] e dal resto della famiglia al mio destino, che poi sarebbe quello di trovare il bar più vicino per bere un caffè e sbrigare una faccenduola collegata all’età canuta.

Il percorso, pur breve, è notevolmente interessante. Dapprima, infatti, mi imbatto in una rampa di discesa, che collega la passeggiata alla spiaggia, dalla “folle” pendenza: forse i nativi usano un potente trattore per alare le imbarcazioni da pesca oppure nel loro DNA è rimasto qualcosa della forza dei loro avi che scoprirono mezzo mondo.
Ma il lato più singolare della rampa è quello destro, guardando il mare: vi è una stretta scalinata di una trentina di gradini, sormontata da un oggetto misterioso alto due metri e strettamente avvolto in una marinaresca tela cerata azzurra. A un attento esame, si svela per un montascale parzialmente arrugginito e forse in uso, d’estate…

Pressato quindi dalle esigenze sopramenzionate, raggiungo il primo chiosco bar, che tuttavia non è dotato di toilette e quindi procedo oltre, non prima, però, di aver notato il singolare cartello con la scritta Accessibilità richiedibile, posto su un deposito di bombole di gas e di bidoncini della spazzatura. Ma forse è la fretta a indurmi in errore.
Il bar munito di toilette – reperito finalmente dopo un altro centinaio di metri, nonché un rischiosissimo attraversamento pedonale con zebratura stinta sulla prima strada statale – è situato in un edificio davvero storico e con un servizio igienico (tre persone in attesa, per un totale di 17 minuti…) davvero singolare: un WC ”alla turca”, munito di un maniglione per persone con disabilità motoria!
Incuriosito dalla strana accoppiata, chiedo lumi alla barista, che gentilmente mi illumina sulle finalità di attrezzo portarotolo di carta igienica attribuite all’ausilio… «Sul quale – specifica poi, notando probabilmente la mia aria allarmata – ci si può comunque sempre appoggiare»…
Soggiogato dalla limpidezza del ragionamento, non oso a mia volta proporre alcun tentativo di chiarimento sul significato del termine “ausilio” e sulle necessità delle persona con disabilità, ben evidenziate dal design for all che da alcuni decenni dovrebbe, per legge, guidare le matite dei progettisti anche dei WC.

A “rinfrancarmi lo spirito” provvede la contemplazione di un quadretto idilliaco: due coniugi, veramente anziani, che si sostengono a vicenda, un po’ intralciati dai rispettivi bastoni, nello scendere la non breve scalinata di un bell’albergo, ahimè, però, confinante con la suddetta strada statale di intenso traffico. La scalinata è assai ripida, forse esiste un altro accesso meno irto di pericoli e i vecchietti o non lo sanno oppure sono audaci e come tali aiutati dalla fortuna… Infatti non cadono e neppure vengono travolti dai veicoli.
Fortunatamente Silvia e il resto della famiglia sono di ritorno, rimontiamo in macchina ri-schivando le spine, ci facciamo un’oretta di coda – tra l’altro ci sono alcune frane “fresche” o in corso e persino l’autostrada è chiusa – ed eccoci a casa, a 16 chilometri di distanza.

Mini-glossario per una più agevole lettura
° Botafumeiro (nome dato al vecchio veicolo di Giorgio Genta) è il sopranome dell’enorme turibolo (incensiere) d’argento della Cattedrale di Santiago di Compostela in Spagna. Botafogo (nome dato all’attuale veicolo di Giorgio Genta) è il soprannome del suo omologo di Lucca.
° La “Quinta Repubblica Marinara” è in realtà Noli in provincia di Savona.
° Il bar con WC “alla turca” con maniglione è il Bar Torino.
° L’albergo (a tre stelle) con la bella scalinata d’ingresso, di cui si parla nel testo di Genta, è l’Hotel Monique.
° La citata strada statale è la Statale n. 1 “Aurelia”.
° Noli è un centro delizioso, ricco di opere d’arte e di storia (famoso il navigatore del Quattrocento Antonio da Noli, in realtà di nobile famiglia genovese), celebre per la sua spiaggia, la sua frittura di pesce e le sue mura “dantesche” («Vassi in San Leo e discendensi in Noli»). Merita cento visite.

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