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Una nuova causa di malattie come la sclerosi multipla

Gabriela Constantin

La ricercatrice Gabriela Constantin ha coordinato all’Università di Verona lo studio che ha portato alla recente scoperta sulle malattie infiammatorie e autoimmuni

È stato recentemente svelato uno dei meccanismi del sistema immunitario che sta alla base delle malattie infiammatorie e autoimmuni, tramite lo studio denominato La glicoproteina Tim-1 lega il recettore di adesione selectina-P e controlla il traffico dei leucociti nelle malattie infiammatorie e autoimmuni, pubblicato dalla prestigiosa rivista internazionale «Immunity».
Si tratta di una ricerca curata da un gruppo dell’Università di Verona, coordinato da Gabriela Constantin, docente di Patologia Generale del Dipartimento di Patologia e Diagnostica diretto da Aldo Scarpa. Al lavoro hanno partecipato anche Stefano Angiari, primo autore dello studio e che ha contribuito maggiormente alla fase di sperimentazione, Tiziano Donnarumma, Barbara Rossi, Silvia Dusi, Enrica Pietronigro, Elena Zenaro, Simona Budui, Vittorina Della Bianca e Gennj Piacentino. Ci si è avvalsi, inoltre, anche della collaborazione di altri ricercatori dell’Ateneo Veronese, ma anche dell’Università statunitense di Harvard, di quella di Madrid e della ditta Biogen, che hanno fornito reagenti non disponibili in commercio, oltre ad alcune competenze specifiche.
La ricerca è stata finanziata principalmente dall’European Research Council (Programma Fp7 della Comunità Europea) e dalla FISM, la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla che opera a fianco dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).
Gabriela Constantin, tra l’altro, è stata anche la prima donna in Italia a ricevere nel 2003 il Premio Rita Levi Montalcini per gli studi condotti sulle malattie infiammatorie e autoimmuni del cervello. Nel 2010, inoltre, è stata nominata Oustanding Female Scientist dall’European Research Council.

In tutte le malattie infiammatorie, il “motore primo” della riposta immunitaria è rappresentato dalla migrazione dei globuli bianchi, chiamati anche leucociti, dai vasi sanguigni nei tessuti dove si sviluppa il processo patologico. Nel caso di malattie infiammatorie non dovute a infezioni, il processo infiammatorio e la migrazione dei leucociti non hanno più un ruolo di difesa dell’organismo, ma un ruolo patologico critico, provocando un importante danno tessutale.
Infatti, le malattie autoimmuni sono sostanzialmente dovute a un “errore” del sistema immunitario, il quale dirige le proprie potenzialità offensive contro tessuti propri dell’organismo anziché contro gli agenti infettivi. Ne derivano, come detto, gravi danni tessutali, con conseguente sviluppo di patologie diverse a seconda dell’organo e tessuto colpito. Si tratta in ogni caso di malattie altamente invalidanti, come la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico (LES), l’artrite reumatoide, la psoriasi, il diabete mellito insulino-dipendente e altre ancora. Nella maggior parte dei casi, le terapie a disposizione riescono solo a rallentare l’evoluzione della malattia senza riuscire a ottenere una guarigione.

Lo studio veronese si è focalizzato su una classe di leucociti chiamati linfociti T, che sono fondamentali nell’induzione di malattie infiammatorie croniche e autoimmuni. In particolare, la recente scoperta ha identificato la Tim-1 (T-cell Immunoglobulin and Mucin Domain Molecule), una nuova glicoproteina presente sulle cellule T, in grado di mediare l’adesione dei linfociti alla parete dei vasi sanguigni e la successiva migrazione nei cosiddetti “tessuti bersaglio”.
Il blocco della Tim-1 è stato in grado di impedire la formazione di focolai infiammatori e il conseguente danno tessutale in vari organi. In particolare, il nuovo meccanismo identificato dal gruppo veronese appare fondamentale per le malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale come, ad esempio, la sclerosi multipla. Se infatti i fattori scatenanti tale patologia non sono noti con certezza, numerose evidenze cliniche e sperimentali indicano tuttavia che alla base vi è una reazione del sistema immunitario che individua come bersaglio dei suoi linfociti il rivestimento dei neuroni, la mielina, compromettendone così la capacità di condurre gli impulsi elettrici da e per il cervello.
All’infiltrazione dei linfociti nel tessuto cerebrale è correlata la comparsa dei segni clinici e patologici di disfunzione del sistema nervoso centrale, tipici della sclerosi multipla. La migrazione dei linfociti all’interno del cervello studiata dal gruppo di Gabriela Constantin rappresenta quindi un momento fondamentale per lo sviluppo della malattia e il suo blocco costituisce un approccio terapeutico molto potente in questa patologia, così come in altre malattie autoimmuni.
La ricerca coordinata dall’Università veronese ha infatti  il potenziale di essere applicata anche ad altre patologie del sistema nervoso centrale associate ad infiammazione, come ad esempio la malattia di Alzheimer.
La scoperta scientifica dell’Ateneo scaligero apporta dunque un importante contributo alla conoscenza del funzionamento delle cellule del sistema immunitario e identifica un nuovo potenziale bersaglio farmacologico nelle malattie infiammatorie croniche e autoimmuni, rappresentato appunto dalla glicoproteina Tim-1. (Barbara Erba)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa AISM (barbara erba@gmail.com).

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