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Gran rifiuto di quei pali, da parte dei Comuni del Veneto

Immagine di una scultura di E. Lecrain del 1877

Immagine raffigurante una scultura di E. Lecrain del 1877

«La informiamo, ma certo lo saprà, che i sette Comuni capoluogo cui la Giunta si è in primo luogo rivolta, chiedendo l’adesione al progetto, hanno detto no. Dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per rinunciare all’idea delle “postazioni luminose”, ma non siamo sicuri che ciò avvenga. Ci stiamo infatti ancora chiedendo, dopo l’iniziale incredulità, per quale ragione la Giunta abbia approvato il provvedimento. È stato, a nostro avviso, un errore e correggerlo sarebbe un segnale di serietà, di umiltà, di disponibilità all’ascolto e al confronto».
Questo ha scritto nei giorni scorsi al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l’Ufficio di Presidenza della FISH Regionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), composto da Antonino Russo, Lilia Manganaro e Flavio Savoldi, dopo avere constatato che in queste settimane, unanimemente, i Comuni di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza hanno rifiutato di dar seguito al discutibile progetto promosso dall’assessore regionale agli Affari Sociali Remo Sernagiotto, denominato Aiutati (sottotitolo: Per aiutare te stesso ed essere utile agli altri), i cui contenuti vale senz’altro la pena ricordare.
Si tratta in sostanza, come i Lettori potranno vedere dalle immagini che la illustrano, di un’iniziativa presentata come «sensibilizzazione per le persone che si trovano vicino ai parcheggi dei disabili, in modo da indurle ad aiutare il disabile a scaricare/caricare la carrozzina», tramite dei pali segnalatori – sorta di “lampioni speciali” – alimentati a pannelli solari, attivando la cui luce rotante, con l’utilizzo di un telecomando, venga appunto attirata l’attenzione delle persone che si trovano nelle vicinanze del disabile, inducendole ad aiutarlo nello scaricare e caricare la carrozzina nell’auto.
«Mentre la Giunta della Regione Veneto taglia i servizi con conseguenze pesanti sulle persone e sulle famiglie – aveva commentato indignato Flavio Savoldi della FISH Regionale -, l’Assessore agli Affari Sociali “si diverte” con progetti come questi! Consiste dunque in iniziative come queste la “rivoluzione copernicana” in tale settore di cui hanno parlato a suo tempo il Presidente della Regione e gli Assessori di riferimento?».

E tuttavia, nonostante le tante proteste, il 20 febbraio scorso la Giunta Regionale aveva approvato la specifica Delibera n. 160, decidendo appunto di «avviare un percorso sperimentale di applicazione di 180 postazioni luminose attivate dal disabile stesso con telecomando posizionate in prossimità dei parcheggi dedicati», chiedendo ai Comuni di presentare le domande relative entro il 31 marzo prossimo e “dulcis in fundo”, stanziando per l’iniziativa «197.000 euro a carico del Bilancio Regionale per l’esercizio 2014 sul capitolo […] “Fondo nazionale per le politiche sociali”».
«Quella proposta e quel provvedimento – aveva dichiarato Elisabetta Gasparini, sempre dalla FISH Veneto – non solo non interessa alle persone con disabilità, ma le indigna. Si tratta infatti di un’iniziativa non realista, impossibile da realizzare, con grossi pericoli anche per la sicurezza delle persone e da ultimo, ma non certo ultimo, causa di uno spreco inutile di danaro pubblico».
«Siamo esterrefatti – aveva aggiunto Savoldi – e chiediamo a tutti i cittadini di prendere visione della Delibera approvata il 20 febbraio dalla Giunta Regionale, sul Progetto Aiutati e di rinviarla al mittente».

Al mittente, dunque, l’hanno rinviata tutti i Comuni del Veneto, ciò che oggi fa tornare con forza a chiedere al Presidente della Regione, da parte della FISH, di «ritirare quella Delibera che finanzia un progetto inutile e dannoso, con un inaccettabile spreco delle risorse contenute nel Fondo per le Politiche Sociali, in un momento in cui ogni spesa superflua dovrebbe essere doverosamente tagliata e ogni euro disponibile investito nei servizi alla persona».
«È l’ora, insomma – concludono i componenti dell’Ufficio di Presidenza della FISH Veneto – che la nostra Regione, la quale ha fatto propria la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e che riconosce come LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) i servizi domiciliari, torni ad essere un modello da imitare, per la sua capacità di dare risposte concrete alle persone e alle famiglie in difficoltà». (S.B.)

Ringraziamo Luca Faccio per la segnalazione.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: fishveneto@libero.it.

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