Ai confini della realtà?

È un curioso parallelo con la celebre serie televisiva riprogrammata in questi giorni dalla RAI – “Ai confini della realtà”, appunto -, quello suggerito da Franco Bomprezzi, quando commenta le accuse di tangenti e gli “arresti eccellenti” a Venezia. «È come se vivessimo – scrive infatti – in un “mondo parallelo”, rispettando le regole, fornendo ingegno e lavoro praticamente in forma gratuita, ma sempre tornando alla casella del “via”»

Particolare del manifesto di "Ai confini della realtà"

Un’immagine tratta dal manifesto della celebre serie televisiva americana degli Anni Cinquanta e Sessanta, riprogrammata in questi giorni dalla RAI. «È come se fossimo costretti a vivere in un mondo parallelo, quasi immersi in un orrendo film di fantascienza», scrive Franco Bomprezzi, commentando con sgomento le vicende di questi giorni, riguardanti le accuse di tangenti e gli arresti a Venezia

Non so che cosa stiano provando in queste ore tutte le persone per bene, e sono tantissime, che lavorano da sempre fra mille difficoltà, nel mondo che conosciamo e frequentiamo quotidianamente, fatto di progetti sociali, di cooperazione, di rapporti complessi con le istituzioni pubbliche, di ricerca di finanziamenti, anche minuti, per cose belle e giuste, delle quali siamo orgogliosi e fieri.
È come se fossimo costretti a vivere in un mondo parallelo, quasi immersi in un orrendo film di fantascienza, nel quale i detentori del potere fanno e disfano a loro piacimento, gestiscono e spartiscono enormi quantità di denaro, il tutto per anni e anni, quasi ovunque.
Nel “mondo parallelo” gli altri cercano di non demoralizzarsi troppo, si impegnano, rispettano le regole, forniscono ingegno e lavoro praticamente in forma gratuita, specialmente se si paragonano le entità economiche. Ma girano praticamente a vuoto e tornano sempre alla casella del “via”.

Ho vissuto da giovane cronista la nascita del Consorzio Venezia Nuova, quando lavoravo a Padova. Ricordo un fiume in piena di dubbi e di polemiche, ma anche la convinzione che comunque si dovesse mettere mano all’enorme progetto pubblico del MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), destinato, così speravano in molti, a salvare la laguna e la città.
Molti di quei protagonisti di allora sono i medesimi di adesso, altri no. Non sono in grado di entrare nel merito né delle accuse né delle difese d’ufficio. Ricordo che allora più o meno tutti avevamo la netta sensazione che l’enormità dell’impresa ingegneristica avrebbe comportato il rischio di un giro di denaro spropositato, in un contesto come quello italiano e veneto, difficilmente controllabile, per usare un eufemismo.

L’innocenza fino a prova contraria è un principio sacrosanto, ma in Italia i tempi della giustizia e le possibili scappatoie procedurali sono tali da vanificare questo obiettivo minimo.
In Germania, da un paio di giorni, Uli Hoeness, ex presidente della società calcistica del Bayern Monaco, è in carcere per frode fiscale. Ha ammesso le sue responsabilità, ha pagato e restituito il maltolto, ma questo non ha impedito la detenzione. Solo se si comporterà bene, forse, potrà accedere ai servizi sociali (sic!) fra un anno. Il processo è durato in tutto meno di dodici mesi.
Regole chiare, condivise, dure. Penso che sia evidente il valore di questo spread morale e normativo fra i due Paesi. Avremmo sicuramente bisogno di qualcosa di simile in Italia, adesso. Subito.
E invece sento tornare l’aria di vent’anni fa, quando ogni mattina ci si chiedeva chi sarebbe stato arrestato, e dove. In questo momento è difficile immaginare la prosecuzione serena di programmi e di progetti civilmente condivisi senza che si delinei uno scenario diverso. Vivere in un mondo parallelo sta diventando frustrante, dà una sensazione di impotenza come cittadini, ma anche come sostenitori di iniziative, di programmi, di attività. Penso all’Expo 2015 di Milano, ovviamente, ma non solo. Stanno rubando il futuro, e anche il presente. Nel vero senso della parola.
Forse nel film di fantascienza toccherà a noi salvare il salvabile. Ma al momento pare che si tratti davvero solo di un film.

Direttore responsabile di «Superando.it».

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