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Né eroi, né vittime (e uno splendido cane)

Franco Bomprezzi a Verona, 7 giugno 2014, con il cane guida Balaka Olimpia e l'"interprete" Superjack

Un momento dell'”intervista” di Franco Bomprezzi, a Verona, al cane guida Balaka Olimpia, con l'”interprete mascherato” Superjack

Il titolo di questo servizio avrebbe anche potuto essere Guardiamo avanti, rubando la battuta al sindaco di Cuneo, Federico Borgna, non vedente, il cui comitato elettorale scelse come slogan della campagna (vincente), nel 2012, la frase Cuneo guarda avanti. Gli diedero retta e i cittadini lo scelsero, fregandosene altamente del suo handicap.
È solo uno dei tanti incontri felici che ho fatto qualche giorno fa a Verona, chiamato da Roberta Mancini, presidente dell’UICI scaligera (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), all’arduo compito di intervistare, io, “giornalista a rotelle”, una schiera di persone non vedenti di straordinaria normalità.
Ma la “missione impossibile”, che dovevo cercare di realizzare, era la prima intervista mondiale a un cane guida! Ebbene, ci sono riuscito, come testimonia la foto qui a fianco pubblicata, scattata nella Sala della Gran Guardia, in Piazza Bra. Certo, il trucco c’era, e consisteva nell’intermediazione di una voce umana, quella dell’interprete della lingua canina Superjack, l’uomo mascherato con tanto di coda, che si è prestato a rispondere ironicamente alle mie incalzanti domande.
La prima: «Ma tu, Balaka Olimpia – è questo il nome dello splendido golden retriever sdraiato sotto il palco – ti senti un portatore di handicap?». Secca la risposta: «Certo, se non ci fossi io, chi lo porta in giro tutto il giorno…»…
Ecco, questo è il resoconto leggero di una giornata speciale, al termine della quale facevo davvero fatica a distinguere vedenti da non vedenti, sordi da udenti, normali da diversi. Un successone.

Perché l’idea era eccellente, e quando le Associazioni si dedicano a spargere cultura della condivisione e dell’inclusione, il risultato è questo: un incontro di tre ore, senza alcuna pausa, senza guerre tra sigle, in amicizia fraterna, nella consapevolezza che solo uniti riusciremo a cambiare il mondo, o almeno a provarci.
Non un convegno tradizionale, dunque, ma un continuo avvicendarsi di testimonianze in carne ed ossa, dal punto di vista di chi non vede, cucite dalle domande (non preparate prima) che rivolgevo io, con la curiosità classica di un giornalista che non cerca sensazionalismi, ma vuole semplicemente capire e ascoltare, senza pregiudizi, senza stigma a priori.
E così ho conversato con Mario Barbuto, il nuovo presidente nazionale dell’UICI, che conosco da molti anni per l’impegno serio e rigoroso a diffondere la cultura e la lettura per tutti. E che ora è alle prese con una fortissima esigenza di cambiamento e di rinnovamento all’interno della storica Associazione dei non vedenti.
Dopo di lui, quell’altissimo sindaco piemontese, quasi due metri, Federico Borgna, che ammette di avere accettato la candidatura nell’assoluta certezza che mai e poi mai i cuneesi avrebbero scelto un sindaco cieco. E invece… Cosicché adesso gli tocca portare a termine un programma concreto e ambizioso, alla guida di una lista civica nata dai cocci delle liti nel centrosinistra locale. E i risultati – assicura – cominciano a vedersi, anche tenendo conto delle difficoltà burocratiche e amministrative che scoraggerebbero chiunque.

Dopo Borgna, una campionessa di nuoto, tenace e fortissima, Cristina Albicini, che deve andare a Brescia ad allenarsi perché nel Veronese non c’è una società in grado di farla competere ad alto livello. E ti racconta delle difficoltà con gli istruttori, che si spiegano a gesti, e parlano di distanze alle quali cominciare a virare, e tutto questo con lei, che non ci vede, non serve praticamente a nulla. Il suo segreto? 3 chilometri e mezzo al giorno percorsi in vasca. Magra come un chiodo e tutta muscoli, ha 45 anni e ne dimostra poco più di 30.
Si alza Cristina e arriva lo scrittore Mauro Marcantoni, autore di Vivere al buio (Erickson, 2014). Mi spiega come si fa a vivere con i quattro sensi. Facile a dirsi. Poi si dirige nello spazio della musica e si accompagna con la chitarra, cantando una sua canzone, Potrei dirtelo, voce alla Luigi Tenco, notevole.
Già, la musica: un collante ideale, per tutto il pomeriggio, con le canzoni scelte dagli intervistati ed eseguite, splendidamente, da Giovangy e da una ispirata Silvia Zaru (quattro diplomi di conservatorio, timbro caldissimo di voce da swing).
Una maratona di voci, di ironia, di pensieri liberi che continua con Giovanni Bosio, imprenditore e attore con Silvio Soldini nel docufilm Per altri occhi. Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi, dove ha potuto raccontare la passione per la vela, autentica molla per ricominciare a vivere e a lottare: trentadue anni da vedente, altrettanti senza la vista. Il prima e il dopo, e oggi la convinzione che la vita è bellissima.
Ci pensa poi Elena Brescacin a tuffarci nel presente del web, dei social network, dei rischi e delle grandi opportunità del digitale, con tutta la durezza delle sue esperienze di chat e di navigazione, una voce dolcissima per raccontare pezzi di vita che l’hanno formata e temprata alle intemperie.

Alla fine ero esausto, ma soddisfatto: avevo condotto tre ore di interviste senza annoiarmi mai. Ancora una volta mi sono divertito a frugare nell’animo umano di persone che viste da vicino sono assolutamente normali, ma non nel senso della normalità che tutti si aspettano. Né eroi né vittime, solo persone che hanno attraversato la vita al buio. Ma non hanno smarrito la luce. Grazie a tutti loro. E a quel meraviglioso cane che reclamava solo carezze e attenzione. Perché in fondo è solamente uno splendido cane.

Direttore responsabile di «Superando.it».

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