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Nel Paese sbagliato, nel momento sbagliato

Volontario di Medici Senza Frontiere cura in Africa persone colpite dal virus Ebola (©John Moore/Getty Images)

Un volontario di Medici Senza Frontiere cura alcune persone africane colpite dal virus Ebola (©John Moore/Getty Images)

Non ho argomenti né competenza. Solo gli strumenti normali di chi è abituato da anni ad osservare l’andamento delle notizie relative a epidemie, a malattie devastanti e contagiose, a vecchi e nuovi incubi globali.
Resto colpito, quasi annichilito, dal cinismo con il quale negli ultimi giorni viene veicolata, in modo crescente, l’informazione sulla diffusione in Occidente del virus Ebola. L’unica preoccupazione sembra essere quella di scongiurare il contagio qui, nei Paesi evoluti e vaccinati, ricchi e istruiti. Il tema è come isolare, come bloccare, come evitare il contagio. I singoli casi vengono trattati con cauto allarmismo, un mix orribile di detto e non detto. Poi lo stacco, ogni tanto, sulle immagini che testimoniano il vero dramma, quello che si consuma laggiù, nei Paesi dove si muore a migliaia, non a singole unità.
Ho anche la sensazione, non suffragata da prove, che la comunità scientifica e le grandi imprese del farmaco si stiano muovendo con un ritardo colossale, e solo nel momento in cui la paura comincia a farsi largo qui in Occidente, dagli USA alla Germania all’Italia.
I volontari, civili e religiosi, che hanno affrontato a mani nude o quasi l’epidemia, là dove sta dilagando per ignoranza, miseria, mancanza d’igiene e di cure, hanno “urlato nel deserto” ormai da anni. Ebola sembra essere in qualche modo la variante virale dell’atteggiamento tenuto nei confronti dell’immigrazione di massa dall’Africa.
Nulla o quasi si fa per rimuovere alle origini le condizioni che generano, quasi endemicamente, l’insorgere di malattie devastanti. Nulla di concreto si è fatto per arrivare a risultati significativi in termini di ricerca scientifica.
Ora tutto corre, e le notizie alternano speranza di cura a paura di contagio. Non è che la fase iniziale di un tormento che ci accompagnerà nei prossimi mesi. Ma lo spettacolo offerto dalle Nazioni evolute è indecente. E noi stessi, in fin dei conti, ben poco ci preoccupiamo di quegli uomini, di quelle donne, di quei bambini che ogni giorno cadono senza altra colpa che quella di essere nati nel Paese sbagliato, nel momento sbagliato.
Per chi avesse ancora dei dubbi, consiglio di rileggere il testo di padre Giulio Albanese Ebola colpisce ancora…, ponendo attenzione alla data in cui è stato pubblicato da «Vita.it»: 16 luglio. Sono trascorsi tre mesi.

Direttore responsabile di «Superando.it».

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