Due “incidenti del mestiere” nel sabato sera della TV

«Discutibile – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – che in televisione si portino persone con disabilità per fare audience, ma che queste incorrano in inconvenienti, come è accaduto qualche giorno fa a Giusy Versace su Rai Uno e ad Aaron James Fotheringham su Canale 5, non è altro che il segno che in televisione le persone con disabilità iniziano a stare come le altre»

Aaron James Fotheringham

Aaron James Fotheringham, l'”acrobata in carrozzina”

Fatti strani in TV. Sabato 11 ottobre, prima serata, e se su RAI Uno a Ballando con le stelle c’è la nota atleta paralimpica Giusy Versace, a Canale 5 a Tu sì que vales (talent-show che in Mediaset ha sostituito Italia’s got talent, passato a Sky), spunta Aaron James Fotheringham, giovane statunitense con spina bifida, celebre per le sue acrobazie in carrozzina.
Ma la “marcatura a uomo” dell’avversario catodico registra un imprevisto, anzi due. È il colpo di teatro del fato. E quando hai una persona con disabilità davanti alle telecamere gli imprevisti aumentano. Anzi, sono gli stessi che per tutti, ma fanno più clamore. Se in RAI infatti Giusy perde in diretta una gamba, finta, a Mediaset Aaron rischia di lasciarne due, vere, al suolo.

Precedenza a chi paga il canone ed ecco le circostanze in RAI. Entra in scena la bella Giusy Versace, accompagnata dall’affascinante Raimondo Todaro e si esibiscono in una svelta danza di passi repentini, volute e piroette. Ma è durante una di queste, mentre lei gira per aria da lui sostenuta, che per effetto del turbinare le si sfila una protesi, che letteralmente schizza via da sotto il pantalone.
Non appena lei scende dalla presa per procedere in una sequenza che senza gamba non può più eseguire, il suo sorridente imbarazzo è rintuzzato dalla prontezza del bravo cavaliere che, avvisato all’orecchio da Giusy dell’accaduto, la sorregge in un ballo che continua sino allo scadere della prova. Lui la conduce accostandola a sé. Sorreggendola dolcemente. Qui Milly Carlucci chiama la pubblicità.
A Canale 5 Aaron James Fotheringham si esibisce in un salto mortale. Percorre una ripida salita che lo porta ad alcuni metri d’altezza, per affacciarsi su un pendente scivolo che alla base presenta una piccola rampa di lancio. Una spinta sulle ruote e precipita lungo lo scivolo, percorre la rampa e spicca un salto abbastanza alto da permettergli di far girare per aria la carrozzina su se stessa. È un giro della morte incompleto, però, perché all’atterraggio la carrozzina urta male il suolo, i piedi picchiano a terra, poi le gambe e il corpo, mentre il mezzo si catapulta in avanti. James striscia al suolo per alcuni metri legato al sedile della carrozzina. Poi riesce a rimettersi dritto, a recuperare la governabilità dell’ausilio. Si ricompone. Fa cenno che è tutto a posto e che è determinato a riprovarci. Le telecamere staccano sulla giuria che, come il pubblico, era in apprensione, e arrivano cenni di consenso e incitamento. Il pubblico applaude e stavolta l’esibizione riesce.

Due imprevisti mozzafiato. Nel primo caso l’effetto è leggero, nel secondo drammatico. Da una parte una protesi che schizza via all’impazzata, rischiando, fra l’altro, di andare a colpire qualcuno – e se fosse successo senza far danni, spero che ci si sarebbe anche riso su, come si fosse trattato di un parrucchino -, dall’altra una persona che rischia deliberatamente di farsi del male per una competizione. Tutto sotto gli occhi del pubblico, neanche si trattasse di comuni questioni di spettacolo.
Dopo la pubblicità, Giusy e lo staff della trasmissione son sereni. In fondo è come se qualcuno si fosse perso una scarpa durante un balletto. In passato è successo. Si sdrammatizza. Si fa passare l’accaduto per qualcosa che può succedere. È un accadimento, niente di più.
Dopo l’incidente ad Aaron, il pubblico resta con il fiato sospeso. C’è preoccupazione. Non si sa che cosa dire. Come giudicare. Quando Aaron poi riesce nell’esibizione, Gerry Scotti, uno dei giudici della trasmissione, parla di messaggio che è passato. Di forza di volontà.

Io credo che in tutti e due i casi non sia accaduto nulla di alieno. Sono cose che capitano, “incidenti del mestiere”. Perdersi una gamba non è poi così diverso dal perdersi un tacco: quando si balla può capitare. E completare male un salto audace capita a tutti. A tutti quelli che ci provano, naturalmente. Se non esistesse l’errore, non esisterebbe il rischio, che può piacere o no, ma che è l’anima della sfida estrema. Quella cui anche le persone con disabilità, se vogliono, hanno diritto a sottoporsi.
Sabato scorso perciò, dal mio punto di vista non abbiamo assistito a nient’altro che a quello che nella vita può succedere. Soprattutto sotto le telecamere e durante una gara. Discutibile – ne ho parlato già altre volte – che in televisione si portino persone con disabilità solo per fare audience, ovvero per star dietro alla concorrenza, ma che queste incorrano in inconvenienti non è altro che il segno che in televisione le persone con disabilità iniziano a stare come le altre. Niente imbarazzi, per favore. E nessuna doglianza sulla scelta di un ragazzo che con una condizione fisica particolare mette a rischio la sua incolumità.
L’unica cosa che mi sento di dire ad Aaron è questa: «Figlio mio, e metti qualche protezione in più quando poni a repentaglio la tua vita, altrimenti mi fai morire ogni volta che ti esibisci!».

Testo apparso anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Gambe che volano, carrozzine ribaltate, che succede in tv?”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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